Negli ultimi decenni, atleti, allenatori e laureati in Scienze Motorie hanno cercato di trovare metodi creativi ed innovativi per migliorare la qualità e la quantità dell’allenamento degli atleti. Questi sforzi hanno affrontato costantemente barriere, tra cui l’overtraining, la fatica, gli infortuni, le malattie ed il burnout.
I limiti fisiologici e psicologici suggeriscono la necessità di una ricerca che affronti la prevenzione del sovrallenamento, massimizzi il recupero e gestisca con successo la linea sottile tra carichi di allenamento elevati ed eccessivi.
Con il seguente articolo si vuole, oltre analizzare lo scenario attuale nel quale si trova a lottare il mondo dello sport per emergere, offrire spunti pratici per il monitoraggio dello state-stress negli atleti, prima di incorrere in overtraining e dropout.
Uno sguardo sullo scenario sportivo attuale
Dalle ultime indagini, gli studiosi hanno riscontrato con maggior frequenza dei segnali di “intolleranza” da parte dei giovani, non solo verso il sistema sociale e scolastico, ma per vari aspetti anche verso il sistema sportivo, che ormai sono plasmati su modelli non più compresi e, anzi, respinti con una accentuazione delle differenze generazionali.
Una prima spiegazione è che c’è sempre più voglia di riacquistare la propria libertà e la visione di uno sport “dal volto più umano”. Una seconda chiave di lettura del fenomeno afferma, invece, che vi è una minore volontà al sacrificio, all’impegno ed alle regole, che spinge i giovani verso una pratica più divertente, meno agonistica e stressante, oltre che verso scelte diverse dal contesto sportivo.
Se da un lato vi è chi addossa la colpa esclusivamente ai giovani, dall’altro vi è chi colpevolizza l’incapacità del sistema sportivo di rinnovarsi, di offrire modelli nuovi e più eccitanti e l’inadeguatezza all’attuale società mutevole.
In questo modo, si spiega facilmente l’elevata percentuale di dropout (letteralmente significa cadere fuori/ritirarsi), ovvero l’”abbandono sportivo”.
Fra i fattori scatenanti, emerge che il 77,9% dei ragazzi ha abbandonato dopo aver praticato per uno, due o tre anni ininterrottamente una disciplina, mentre il restante 22,1 % ha dichiarato una ex-pratica saltuaria.
I principali motivi sono:
- per il 56,6%, l’eccessivo impegno richiesto dallo studio;
- per il 65,4% per il rapporto con gli allenatori ed i compagni.
Di quest’ultima fetta fanno parte gli istruttori troppo esigenti, quelli che non seguono, l’eccessiva fatica e la difficoltà a socializzare.
Prima di raggiungere il dropout, nell’atleta può verificarsi la il burnout.
Il termine è di origine anglosassone e letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è una sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo che non riesce ad essere ben gestito, ma specifica che non si tratta di una malattia o di una condizione medica.
Solo due anni fa, nel maggio del 2019, il burnout è stato riconosciuto come “sindrome” e, come tale, è elencato nell’undicesima revisione dell’International Classification of Disease (ICD), il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute.
Questa sindrome è caratterizzata da una serie di fenomeni di affaticamento, delusione, logoramento e scarsa produttività che sfociano in spossatezza e disinteresse nei confronti della propria attività professionale.
Le conseguenze dello stress nello sportivo d’élite e come gestirlo
Nella pratica sportiva, soprattutto di livello agonistico, quando sopraggiunge una condizione di stress cronico, l’importanza di ottimizzare lo stato di recovery-stress è fondamentale. Un recupero efficace dai carichi di allenamento intensi, spesso affrontati dagli atleti d’élite, può molte volte determinare il successo o il fallimento sportivo.
Strumenti di monitoraggio, come il Recovery-Stress Questionnaire for Athletes, possono aiutare questa ricerca fornendo uno strumento per valutare lo stato di percezione del recupero.
Questo articolo evidenzierà l’importanza del recupero per gli atleti d’élite e fornirà una panoramica degli strumenti di monitoraggio.
Lo stress da allenamento, la competizione e lo stile di vita sono stati riconosciuti come una delle principali cause di sovrallenamento ed under-performance nello sport.
Importante, in questi casi, è il ruolo del recupero nella relazione stress-recovery-performance.
Allenatori e ricercatori suggeriscono che un miglior recupero permette agli atleti di allenarsi maggiormente e quindi migliorare la loro forma fisica generale (resistenza, forza e potenza), tecnica ed efficienza. Anche se la maggior parte è consapevole dell’importanza del recupero all’interno del contesto sportivo, spesso hanno una conoscenza limitata di quali sono le modalità di recupero e non sempre conoscono gli strumenti di monitoraggio disponibili.
La prevenzione dell’overtraining ed il raggiungimento delle prestazioni ottimali possono essere realizzati solo quando, gli atleti, sono in grado di recuperare e bilanciare in modo ottimale lo stress da allenamento ed il successivo recupero. Quando l’intensità e il volume sono aumentati durante l’allenamento, la valutazione soggettiva degli atleti diventa molto importante, perché uno squilibrio a lungo termine dello stress (compresi i fattori di allenamento, competizione e non allenamento) e del recupero può portare a uno stato di sovrallenamento.
Durante il sovrallenamento, gli atleti si trovano su un plateau prestazionale cronico che non può essere influenzato da brevi quantità di riposo e recupero.
I sintomi del sovrallenamento includono la depressione, l’apatia generale, la diminuzione dell’autostima, l’instabilità emotiva, le prestazioni compromesse, l’irrequietezza, l’irritabilità, il sonno disturbato, la perdita di peso, la perdita di appetito, l’aumento della frequenza cardiaca a riposo, una maggior vulnerabilità agli infortuni, i cambiamenti ormonali e una mancata supercompensazione.
In teoria, un allenamento o un carico di allenamento provoca un certo grado di affaticamento o spossatezza che è seguito da una supercompensazione o effetto di allenamento. Si ritiene che se gli intervalli di riposo tra allenamenti consecutivi sono di durata ottimale, la prossima sessione di allenamento coinciderà con la fase di supercompensazione e la capacità di prestazione aumenterà.
Un’importante caratteristica clinica del sovrallenamento è l’aumentata suscettibilità alle infezioni con sintomi corrispondenti, suggerendo una risposta immunitaria compromessa.
Gli allenatori e gli atleti devono essere consapevoli della rilevanza di un recupero ottimale e del suo potenziale impatto sulla prestazione. Kallus e Kellmann (2000) hanno stilato una lista di caratteristiche generali del recupero secondo cui il recupero:
- è un processo che avviene nel tempo e dipende dal tipo e dalla durata dello stress;
- dipende da una riduzione, da un cambiamento o da una pausa dallo stress;
- è specifico dell’individuo e dipende dalla valutazione individuale;
- può essere passivo, attivo o proattivo;
- è strettamente legato alle condizioni della situazione.
Inoltre, gli stessi autori, nel 2001, hanno definito il recupero come:
“un processo inter-individuale e intra-individuale a più livelli (ad esempio, psicologico, fisiologico, sociale) nel tempo per ristabilire le capacità di prestazione. Il recupero include una componente orientata all’azione, e quelle attività iniziate spontaneamente (recupero proattivo) possono essere usate sistematicamente per ottimizzare le condizioni situazionali e per ricostruire e riempire le risorse e i buffer personali.”
Interrelazione tra stati di stress e richieste di recupero
La discussione precedente ha dimostrato che il recupero è fondamentale per la prevenzione del sovrallenamento.
In questo contesto, Kellmann ha proposto un Modello generale che descrive l’interrelazione tra stati di stress e richieste di recupero (Fig. 1).
Il concetto centrale di questo modello è che un recupero maggiore deve avvenire con l’aumento dello stress se lo state-stress deve rimanere stabile. Se questo non avviene, si può instaurare un ciclo negativo quando le risorse sono limitate (ad esempio, il tempo), per cui l’aumento dello stress, abbinato all’incapacità di soddisfare l’aumento delle richieste di recupero, si traduce in un individuo che sperimenta più stress. Come conseguenza di ciò, lo stress si accumulerà e, senza intervento, sono possibili sintomi come quelli del sovrallenamento.
Le prestazioni ottimali sono associate a stati di stress e di recupero equilibrati: se il recupero è adeguato, l’individuo può reagire efficacemente e affrontare con successo lo stress senza ulteriori attività di recupero.
Il Modello può essere applicato allo sport per spiegare lo sviluppo di overtraining. Gli state-stress si verificano su un continuum di aumento del carico di allenamento, con end-points di ”non allenamento” ed ”overtraining”. Per raggiungere lo stato ottimale di recovery-stress, gli atleti devono avviare attività di recupero. Quest’ultimo si presenta come un meccanismo di regolazione in ogni fase del Modello, aumentando la distanza tra i due assi in un debito di recupero superiore (da giorni a settimane).
A causa della funzione di regolazione del recupero, il Modello propone che l’aumento dei livelli di stress è dannoso solo se la persona non si impegna in un recupero adeguato.
Nel caso del canottaggio
Il canottaggio richiede agli atleti di avere una buona condizione fisica e di possedere forti capacità motorie, a causa della sua natura ciclica, con movimenti ripetuti più e più volte.
Questo sport richiede una capacità intermedia di resistenza, carichi ad alta intensità e diversità fisiologica, in particolare con un tempo di voga intermedio tra 5 min 20s e 8 min, a seconda del tipo di imbarcazione.
La flessibilità, la forza e la resistenza sono particolarmente importanti e interagiscono in modo complesso.
Oltre alle sessioni effettive di allenamento in acqua, l’allenamento prevede esercizi su terra ferma, di forza, potenza, resistenza ed esercizi per migliorare la velocità e l’agilità degli atleti.
Questi ultimi si allenano tra le 10 e le 14 volte a settimana (circa 20-28 ore), con un ulteriore aumento della frequenza delle sessioni nel periodo di preparazione alla gara. Gli sportivi si adattano in modo diverso ai carichi di allenamento aumentati, alcuni sono in grado di far fronte e altri no.
La natura intensa della programmazione nell’ambito del canottaggio li rende particolarmente inclini a sperimentare l’underrecovery e mette in evidenza la necessità di adeguati strumenti di monitoraggio del recupero.
Strumenti di monitoraggio
Gli strumenti di monitoraggio sono importanti per valutare l’umore dell’individuo, il suo bisogno di recupero e le condizioni di vita attuali.
Il vantaggio degli strumenti psicometrici è che forniscono informazioni rapidamente. Mentre il monitoraggio fisiologico comune (ad esempio, l’analisi del sangue e la diagnostica medica/fisiologica specifica) può richiedere da ore a giorni per il feedback, i dati psicologici possono essere disponibili in pochi minuti.
Gli strumenti di monitoraggio che andremo ad approfondire possono essere applicati in tutti gli sport e i generi.
Il Profile of Mood States (POMS, McNair et al., 1971/1992) fornisce un’autovalutazione dell’umore e degli stati affettivi ed è spesso utilizzato nel monitoraggio psicologico dell’allenamento/sovrallenamento/underrecovery. Il POMS è un questionario di 65 domande in cui le risposte sono valutate su una scala Likert da 1 (per niente) a 4 (estremamente). Fornisce una misura dei disturbi totali dell’umore e sei stati d’animo (Tensione, Depressione, Rabbia, Vigore, Fatica, Confusione) ed è utile per rilevare le fluttuazioni dell’umore durante l’esercizio, oltre a misurare i sottocomponenti dell’umore che rispondono in modo diverso alle diverse caratteristiche delle impostazioni di esercizio. Fornisce anche una facile valutazione degli indicatori precoci del sovrallenamento negli atleti. Tuttavia, il POMS non dà informazioni sulle cause del sovrallenamento.
La Borg’s Rating of Perceived Exertion (RPE, Borg, 1975, 1998) è stata anche utilizzata per un’ampia varietà di sport e approcci di esercizio, per misurare il livello di sforzo percepito da un individuo. C’è una relazione ben stabilita tra il carico di allenamento e lo sforzo percepito e l’RPE fornisce una stima accurata dell’intensità dello stimolo dell’esercizio. Più specificamente, le valutazioni dello sforzo percepito sono state trovate essere un buon indicatore di adattamento ai programmi di allenamento che coinvolgono popolazioni normali e pazienti cardiaci e ipertesi.
Più recentemente, Kentta ̈ e Hassme ́n (1998, 2002) hanno introdotto il Total Quality Recovery che cerca di evidenziare la relazione tra allenamento e recupero. Strutturato in modo simile al RPE, questo nuovo approccio è un mezzo efficace per affrontare il problema di valutare sia il recovery che l’underrecovery.
Un altro approccio, stabilito da Hanin (2002), propone che gli atleti posseggono una zona di funzionamento ottimale in cui la prestazione è massimizzata quando l’esperienza soggettiva ed emotiva di un individuo rientra in questa zona. Di conseguenza, l’Individual Zones of Optimal Functioning (IZOF) fornisce un quadro su misura ed una batteria di strumenti che tenta di descrivere, prevedere e spiegare il modo in cui gli stati ottimali e disfunzionali possono influenzare la performance di un atleta. L’IZOF è stato ulteriormente ampliato per includere marcatori emozionali idiosincratici di stati di prestazione ottimali e disfunzionali. Si sostiene che i marcatori forniscano un criterio di processi di recupero ottimali (sufficienti).
Il Questionario Recupero-Stress per Atleti (RESTQ-Sport)
Il RESTQ-Sport (Kellmann & Kallus, 2001) valuta sistematicamente lo stato di recovery-stress di un atleta. Questo stato indica la misura in cui un individuo è fisicamente e/o mentalmente stressato, e se la persona è in grado o meno di utilizzare strategie individuali per il recupero.
Il RESTQ-Sport valuta anche la misura in cui queste strategie sono attualmente utilizzate in una scala di tipo Likert con valori che vanno da 0 (mai) a 6 (sempre) che indicano quanto spesso il partecipante ha preso parte a varie attività negli ultimi tre giorni/notti.
Il RESTQ-Sport consta di 77 voci (19 scale) alle quali i partecipanti rispondono retrospettivamente. Punteggi elevati nelle scale di attività associate allo stress riflettono un intenso stress soggettivo, mentre punteggi elevati nelle scale orientate al recupero indicano buone attività di recupero.
Il RESTQ-Sport consta di:
- sette scale di stress generale (Stress Generale, Stress Emotivo, Stress Sociale, Conflitti/Pressione, Fatica, Mancanza di Energia, Lamentele Fisiche);
- cinque scale di recupero generale (Successo, Recupero Sociale, Recupero Fisico, Benessere Generale, Qualità del Sonno);
- tre scale di stress specifiche dello sport (Pausa Ostacolata, Esaurimento Emotivo, Infortunio);
- quattro scale di recupero specifiche dello sport (Essere in Forma, Realizzazione Personale, Autoefficacia, Autoregolazione).
L’alta validità del test-retest mostra risultati sicuri in relazione ai cambiamenti a breve termine dello stato di recovery-stress ed alle oscillazioni funzionali.
Monitoraggio dello stato di recupero-stress
Il RESTQ-Sport è stato utilizzato in vari sport e nazioni per monitorare gli atleti e l’impatto dell’allenamento durante la preparazione per i Mondiali e i Giochi Olimpici.
La valutazione effettuata con questo strumento ha messo in luce che, i cambiamenti nel volume di allenamento, sono stati voluti da cambiamenti significativi nelle scale RESTQ-Sport.
Soprattutto nel canottaggio, è stato visto che gli aumenti del volume di allenamento si riversavano in elevato stress e ridotti punteggi di recupero.
I cambiamenti nell’umore, nella creatinchinasi (CK) e nelle prestazioni dell’ergometro riflettevano l’alterazione e il successo dell’allenamento. Oltre a questi dati, Kellmann (2002) ha riportato lo sviluppo parallelo nel tempo di alcune scale RESTQ-Sport e POMS e suggerisce che, entrambi i questionari, sembrano essere sensibili agli eventi nella vita degli atleti che influenzano lo stato di recovery-stress e l’umore, rispettivamente.
Per i canottieri, Steinacker e Steinackeret hanno riportato una relazione tra le caratteristiche ormonali e i risultati del RESTQ-Sport. I problemi fisici, come riportato nel RESTQ-Sport, sono maggiori durante la fase di allenamento più intenso e sono correlati con l’aumento di cortisolo e CK. Allo stesso modo, la quantità massima di norepinefrina corrisponde alla Fatigue.
La Fig. 2 mostra i cambiamenti nella scala Being in Shape (Essere in Forma) degli uomini, durante la preparazione durata tre anni.
Si può notare che i punteggi RESTQ-Sport erano sensibili alle modifiche del programma di allenamento nel corso del programma. Per esempio, le modifiche alla preparazione del 1998 per includere l’allenamento di sollevamento pesi ad alto impatto si riflettevano nei cambiamenti nei punteggi del RESTQ-Sport.
La Fig. 3 fornisce anche la prova che il RESTQ-Sport è sensibile ai cambiamenti durante il periodo di allenamento.
I punteggi su Conflitti/Pressione sono aumentati durante la fase di preparazione e per tutta la stagione, con un picco prima dei German Junior Championship, mentre i punteggi sulla Fatica sono diminuiti di nuovo dalla settimana 23 alla settimana 24. I Conflitti/Pressione sono aumentati durante la stagione prima dei Campionati Tedeschi, così come l’Autoefficacia. Gli atleti si sentivano psicologicamente e fisicamente meglio alla fine della Stagione ordinaria, il che si rifletteva nei punteggi di Being Shape.
Questi risultati sottolineano l’importanza di valutare le molteplici componenti del recupero e dello stress. Poiché il recovery è un processo che si basa su preferenze e capacità individuali, lo stress e il recupero dovrebbero essere continuamente monitorati durante il processo di allenamento, per determinare quale aspetto del processo (cioè quale scala) è più sensibile alla situazione individuale dell’atleta.
Valutazione individuale
Lo scopo principale della valutazione individuale è quello di identificare gli atleti i cui stati di recovery-stress non corrispondono al programma di allenamento.
Attraverso un intervento precoce, l’allenamento individuale può essere adattato per aiutare l’atleta a gestire lo stress da allenamento, ottimizzare il recupero e, successivamente, prevenire la sindrome da overtraining.
In generale, si dovrebbe notare che punteggi minori nelle aree legate allo stress e punteggi maggiori nelle aree legate al recupero sono etichettati “positivamente”, e viceversa. Tuttavia, in questo contesto, termini come buono/cattivo o positivo/negativo non esistono.
Bisogna sempre tenere presente che il profilo RESTQ-Sport riflette solo un breve periodo della vita di una persona, che può cambiare radicalmente in pochi giorni. Inoltre, poiché lo stato di recovery-stress è influenzato dall’attuale programma di allenamento, l’interpretazione dei punteggi RESTQ-Sport dovrebbe sempre considerare l’attuale fase di allenamento.
La Fig. 4 mostra due profili RESTQ-Sport di un canottiere di 26 anni. Egli ha completato il RESTQ-Sport due giorni prima e tre giorni dopo una regata della Stagione ordinaria.
Alla prima misurazione (Percorso 1, linea in grassetto), il Modello può essere descritto in generale come alto sullo stress e basso sul recupero, così come nelle scale specifiche dello sport. Punteggi alti per Fatica, Mancanza di Energia, Lamentele fisiche ed Infortunio sono accompagnati da punteggi bassi per il Recupero Fisico e l’Essere in Forma, indicando una fase di stato di stress e recupero fisico mal bilanciato, a causa di un alto carico di allenamento o un’alta intensità di allenamento. Inoltre, i punteggi maggiori sulle scale relative allo stress, Stress Generale, Stress Emotivo, Stress Sociale e Conflitti/Pressione, più i punteggi minori su Successo, Recupero Sociale e Benessere Generale indicano che non era solo l’allenamento a influenzare questo atleta quando il questionario è stato completato.
Con il feedback che il coach ha avuto da parte del canottiere, sul profilo RESTQ-Sport, è stata svelata la presenza di una problematica personale e parlare con lui lo ha aiutato ad affrontare il problema e le questioni personali.
Successivamente, alla seconda misurazione, il profilo RESTQ-Sport è cambiato esplicitamente (Percorso 2, linea sottile): il recupero generale e quello specifico per lo sport sono aumentati, mentre le altre scale legate allo stress sono diminuite, tranne Conflitti/Pressione. Questo cambiamento radicale nei punteggi ci mostra come il RESTQ-Sport riflette la vita di una persona momentaneamente e ha il potenziale di cambiare in un breve periodo di tempo.
Dato che l’overtraining è dovuto a un recupero insufficiente per un periodo di tempo più lungo, il profilo RESTQ-Sport è più adatto ad identificare le persone a rischio di sovrallenamento, piuttosto che a fornire una diagnosi finale.
Per diagnosticare la sindrome da overtraining, devono verificarsi altri indicatori, come un plateau prestazionale cronico che non può essere influenzato positivamente da brevi quantità di riposo e periodi di recupero e/o di depressione, apatia generale, perdita di peso, irritabilità eccetera (elencati precedentemente).
Prospettive sul recupero e conclusioni
Sarà compito degli allenatori far raggiungere agli atleti il livello ottimale (che spesso è al limite) ed evitare il sovrallenamento. La diagnosi di overtraining ed underrecovery dovrebbe essere determinata da un team interdisciplinare che è in grado e disposto a condividere i dati per consentire una valutazione completa dell’atleta.
Per ottimizzare questo processo, la consultazione degli atleti dovrebbe essere condotta coerentemente con allenatori, medici e psicologi dello sport. Di conseguenza, tutti i dati fisiologici e psicologici, così come i dati di allenamento e performance dovrebbero essere condivisi per una visione interdisciplinare.
La valutazione dovrebbe includere una documentazione completa dell’allenamento, la valutazione dei dati fisiologici e psicologici, soggettivi e oggettivi e l’integrazione della prospettiva degli atleti.
Inoltre, la ricerca in psicologia dello sport dovrebbe concentrarsi sistematicamente sugli interventi psicologici che aiutano a ottimizzare il processo di recupero, idealmente in combinazione con gli interventi fisiologici.
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Francesca Vespasiano
Note sull’autore
Laurea in Scienze delle Attività Motorie e Sportive all’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti
Studentessa di Osteopatia presso l’AIOT di Pescara
Certificata Training Lab Italia – Personal Trainer, Functional Trainer, Functional and Postural Recovery
Articolista Training Lab Italia
Membro del Progetto University Lab
Bibliografia
Kellmann, REVIEW – PREVENTING OVERTRAINING IN ATHLETES IN HIGH-INTENSITY SPORTS AND STRESS/RECOVERY MONITORING, Scand J Med Sci Sport, 8 February 2010;