Effetti dei differenti tipi di acque minerali sull’acidosi metabolica dei calciatori

Data:

16/06/2017

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L’acqua è un elemento fondamentale nella vita quotidiana di ogni individuo, tanto da influenzarne i processi vitali, che garantiscono l’equilibrio all’interno dell’organismo. Per questo motivo si è scelto di valutare quanto e in che modo essa influenza l’attività sportiva di un atleta nel suo percorso sportivo.

L’obiettivo dello studio effettuato è capire se l’utilizzo giornaliero di particolari acque da bere, possa portare benefici o meno a situazioni di acidosi metabolica da sforzo, che rappresenta l’anticamera della produzione e dell’accumulo di acido lattico, fattore limitante la performance sportiva. Risulta fondamentale conoscere il livello di acidosi di ogni singolo soggetto, in modo da tracciare una linea guida da cui partire per affrontare l’esperienza e da cui evincere eventuali cambiamenti dopo le
varie analisi. Si è scelto uno sport come il calcio, in quanto esso racchiude in sé molteplici abilità e capacità come agilità, coordinazione, forza esplosiva e resistenza, causando l’intervento sia di sistemi esoergonici aerobici, sia di quelli anaerobici della fosfocreatina e della glicolisi incompleta o lattacida con conseguente produzione di lattato. L’accumulo di esso protratto nel tempo, conduce ad una grande quantità di ioni idrogeno e molecole di anidride carbonica prodotta all’interno della cellula, che passano nel flusso ematico a causa del gradiente di concentrazione che si viene a creare, acidificando peraltro il sangue. Questa acidosi, provoca delle alterazioni negli ioni Ca all’interno del reticolo sarcoplasmatico, non garantendo il corretto scorrimento delle fibre muscolari, fondamentali per la contrazione muscolare. Di conseguenza aumenta la sensazione della fatica con un evidente calo della performance, ma oltre a ciò, l’acidificazione derivante da un’intensa attività fisica altera il corretto funzionamento di alcune reazioni metaboliche, in quanto esse si svolgono in un determinato ambiente tissutale in cui il pH è di circa 7,4. Il corpo per ovviare a queste acidosi, ha dei sistemi tampone, che intervengono per mantenere l’equilibrio acido-base invariato. Uno dei più importanti è il tampone del sistema renale, il quale per compensare una forte acidificazione, aumento il riassorbimento di bicarbonato all’interno dei tubuli 
prossimali, espellendo ammonio e fosfati. Una conseguenza di ciò, è l’acidificazione più o meno significativa delle urine, che diventando il metro che permette di valutare lo stato interno di un soggetto da analizzare.
Per compiere lo studio, sono stati studiati 23 calciatori facenti parte della stessa squadra, divisi in 3 sottogruppi in maniera del tutto casuale, a cui è stato chiesto di consumare al posto dell’acqua potabile o dell’acqua già utilizzata, quella assegnata loro, senza variare il proprio regime alimentare, per 15 giorni con un consumo di 1,5 l/die. Oltre a ciò, per verificare gli eventuali effetti dell’uso di queste acque, Uliveto Pian della Mussa e Lauretana, è stato misurato quotidianamente il pH della prima minzione giornaliera per tutta la durata del test e sono stati scelti tre giorni, che si possono identificare come t0, t1 e t2, i quali rappresentano l’inizio, l’esatta metà e la fine dello studio, in cui sono state fatte 5 misurazioni, per tracciare l’andamento del pH urinario nell’arco dell’intera giornata. Le misurazioni sono state effettuate prima di colazione, prima di pranzo, dopo pranzo, prima di cena e dopo cena, grazie all’utilizzo delle cartine tornasole e della scala colorimetrica di riferimento che ha permesso di valutare visivamente il pH delle urine.

Ai campioni della ricerca è stato sottoposto un questionario alimentare prima dell’inizio del test, in modo da riscontrare eventuali anomalie nella dieta che avrebbero potuto alterare i risultati.
Per quanto riguarda le acque utilizzate, la prima è l’Uliveto, un’acqua minerale bicarbonato calcica, definita così per il suo alto residuo fisso e per la grande quantità di bicarbonato e di calcio presente all’interno. Può essere definita il metro alcalinizzante in quanto la letteratura scientifica si è gia espressa in merito definendola molto utile per la reidratazione cellulare e per il tamponamento dell’acidosi lattica indotta da sforzo fisico.

La seconda acqua è il Pian della Mussa, acqua minimamente mineralizzata, scelta perché un’acqua piemontese con un particolare pH alla sorgente di 7,4, quindi leggermente alcalino.
La terza, infine, è la Lauretana, anch’essa minimamente mineralizzata, molto nota ed utilizzata in ambito sportivo, senza particolari caratteristiche organolettiche.
Dopo i 15 giorni di consumo di queste a parità di dieta, sono state tracciate le medie degli andamenti del pH urinario nei momenti t0, t1 e t2 per i vari gruppi di studio ed i risultati sono stati differenti. Nel gruppo Uliveto, riportato nel grafico, la curva blu indica l’andamento medio del pH all’inizio del test, quella rossa rappresenta l’esatta metà, mentre quella verde rappresenta la conclusione dello studio, dopo 15 giorni di consumo dell’acqua: dopo i primi 7 giorni si nota come il pH si sia abbassato notevolmente rispetto all’inizio, ma dopo le due settimane, si evince come l’acidità urinaria diminuisca soprattutto dopo la seduta di allenamento e dopo la cena, come ci si aspettava da quanto detto in letteratura.

Nel gruppo Pian della Mussa, le stesse 3 curve identificano un lieve aumento del pH urinario degli atleti dopo 15 giorni di test durante l’intero arco della giornata.
Mentre nel gruppo Lauretana, le 3 curve che identificano l’andamento medio del pH urinario nell’arco della giornata sono praticamente sovrapposte, indicando come non ci siano stati cambiamenti indotti dalla semplice aggiunta di quest’acqua nel regime alimentare degli atleti.
Dunque, ci sono stati dei cambiamenti dovuti al consumo di una particolare tipologia di acqua dopo 15 giorni di test, in quanto si è visto come l’acqua Uliveto acidifichi inizialmente l’ambiente tissutale, p
er poi alcalinizzarlo soprattutto dopo l’allenamento e la cena. L’acqua Pian della Mussa contrasta gli effetti acidificanti derivanti dall’intenso esercizio fisico, facendo incrementare nell’arco dell’intera giornata il pH rispetto all’inizio del test, seppur in modo poco significativo. Invece, l’acqua Lauretana non induce alcun tipo di effetto sul benessere fisico in quanto la situazione rimane invariata a parità di somministrazione delle altre acque.
In conclusione, oltre al programma di allenamento ed alla dieta equilibrata che un atleta deve
seguire, anche la scelta dell’acqua potrebbe essere decisiva ai fin di un recupero ottimale, in questo
caso per un calciatore, e di conseguenza di un livello ottimale di performance.

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Note sull’autore:
Dott. Jacopo De Nardo
•Laurea Triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive L22 con lode;
•Istruttore di FUNCTIONAL Training (Training Lab Italia);
•Istruttore di EMS Training;
•Certificazione di TRX in suspension Training;
•Certificazione TRIGGER POINT in Myofascial Compression Therapy level 2;
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