La mascherina potrebbe ridurre la performance e le capacità fisiche. A rivelarlo, i risultati di uno studio clinico, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.
LA DIFFUSIONE DELLE MASCHERINE
Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine facciali durante l’esercizio variano a livello globale. L’impatto fisiologico dell’uso di maschere facciali di uso comune, come quelle di stoffa, durante l’esercizio è, però, scarsamente compreso.
Sono diversi gli studi che si sono susseguiti in questo periodo, lo scopo è stato sempre quello di comprendere le varie risposte fisiologiche e soggettive durante l’esercizio. La parola mascherine è un termine troppo generico, infatti, a seconda delle tipologie, queste possono recare diversi effetti.
Ultimamente, c’è un’ampia diffusione di mascherine in tessuto e questo è dovuto al fatto che, essendo ormai inserite come parte del proprio outfit, si ricerca sempre di renderle più versatili e riutilizzabili. Ecco perché, nello studio che analizzeremo in questo articolo, parleremo dell’impatto fisiologico e soggettivo della mascherina in tessuto.
LO STUDIO
Nel tentativo di colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori hanno confrontato le prestazioni di 31 adulti sani, di età compresa tra 18 e 29 anni, mentre svolgevano un test da sforzo su un tapis roulant con il protocollo di Bruce. Questo protocollo valuta la Vo2max che, come sappiamo, è definita come il massimo consumo di ossigeno da parte di un soggetto. Il protocollo ovviamente è stato eseguito sia mentre indossavano una maschera di stoffa, sia senza.
La pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, la saturazione dell’ossigeno, la percezione dello sforzo (con RPE) e la mancanza di respiro sono stati misurati e registrati dopo un riscaldamento di 3 minuti, durante il test da sforzo, e 7 minuti dopo averlo completato (periodo di recupero).
Subito dopo aver completato il test, è stato chiesto loro di valutare le esperienze, inclusi comfort, temperatura e traspirabilità, indossando una mascherina così costituita: 22 × 11 cm, 2 strati di 88% poliestere/12% elastan, fodera in cotone, cinghie auricolari elastiche.
Figura 1: la nostra mascherina in tessuto
I partecipanti, nella loro vita quotidiana, erano soliti svolgere una media di 170 minuti a settimana di moderata intensità e 206 minuti a settimana di attività fisica intensa. Nessuno ha fumato sigarette, anche se 3 hanno affermato di aver fumato marijuana (onesti) e 5 partecipanti hanno indicato episodi di asma controllata dal punto di vista medico.
Tre su quattro hanno affermato di aver indossato una maschera facciale durante l’allenamento prima di prendere parte allo studio (24 partecipanti corrispondente al 77%) e 19 (corrispondente al 61%) hanno affermato che la facilità dell’esercizio che svolgevano lo permetteva.
RISULTATI
L’analisi dei dati registrati ha mostrato che rispetto al non indossare una maschera facciale in tessuto, indossarne una ha portato ad una significativa riduzione del tempo di esercizio (14%) e di alcuni parametri capacitativi, incluso il consumo massimo di ossigeno (VO2 max; riduzione del 29%), frequenza cardiaca massima, nonché aumento della mancanza di respiro.
Questi cambiamenti rispecchiavano l’intensità dell’esercizio, attribuita al disagio percepito associato all’uso della mascherina. Questi parametri tornavano alla normalità solo dopo un periodo di recupero di ben 7 minuti.
Rispetto al non indossare una mascherina facciale in tessuto, i partecipanti hanno riferito di sentirsi sempre più a corto di fiato e claustrofobici, ad intensità di esercizio più elevate. La maggior parte dei partecipanti (30) era fortemente concorde sul fatto che fosse più difficile effettuare il massimo sforzo durante la prova, mentre si indossa una mascherina.
Le risposte verbali date dai partecipanti includevano:
- “più difficile dell’ultima volta”;
- “mi sono affaticato più velocemente”;
- “nessun effetto durante la fase di deambulazione, mi ha influenzato durante la corsa specialmente a intensità più alta”;
- “la corsa era più difficile del normale, la respirazione diventava più difficile con l’aumentare della velocità/inclinazione ”
- “mi sentivo in difficoltà a respirare, mi sentivo come se non potessi andare in profondità di respiro”;
- “ho dovuto respirare più a fondo per ottenere la stessa quantità d’aria”.
I partecipanti hanno anche menzionato la sensazione di “claustrofobia”, “soffocamento” e “ansia” mentre indossavano la mascherina. Facevano “respiri più brevi e superficiali con il viso coperto”. Nessuno ha indicato che l’umidità o il peso della mascherina abbia inibito le loro prestazioni o li ha costretti a interrompere il test da sforzo.
CONCLUSIONI
Anche se i dati non spiegano a pieno come l’uso della mascherina possa limitare direttamente i parametri fisiologici, il disagio associato all’uso, come evidenziato dalle più alte valutazioni di dispnea e dal feedback qualitativo dei partecipanti, ha portato direttamente alla riduzione delle prestazioni.
L’uso della mascherina, anche se essenziale in alcuni casi, rimane comunque un qualcosa di innaturale rispetto alle funzioni corporee, quindi è corretto considerare anche le sensazioni soggettive dei partecipanti. Poi, se parliamo di sport, sappiamo quanto alcuni fattori psicologici incidano sulla performance.
Inoltre, alcuni parametri oggettivi come il picco di V02max e le variabili ad essa correlate, fanno si che i setup dell’allenamento come frequenza, intensità, durata e tipologia di esercizio, vengano inficiate dall’uso della mascherina.
Infine, anche se l’uso della mascherina per molti diventerà una consuetudine, per gli sportivi potrebbe non essere così e, permettetemi di dirlo, sarebbe, oltre che funzionale, molto più bello!
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Dott. Marcello Di Finizio
BIBLIOGRAFIA
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