Attività sportiva e autismo: il ruolo chiave del Laureato in Scienze Motorie

Data:

23/09/2019

Indice degli argomenti

L’articolo di oggi indaga gli effetti dell’attività motoria e sportiva in soggetti affetti da Disturbo dello Spettro Autistico.

Nella parte introduttiva si inquadra l’iter diagnostico e l’équipe coinvolta nella valutazione; vedremo anche cosa dice la ricerca.

Cos’è il Disturbo dello Spettro Autistico?

Il Disturbo dello Spettro Autistico o, in inglese, ASD (Autistic Spectrum Disorder) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell’interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale, che provoca ristrettezza d’interessi e comportamenti ripetitivi. 

Comprende una serie di patologie o sindromi aventi come denominatore comune le suddette caratteristiche comportamentali, sebbene a vari gradi o livelli di intensità. 

Cause

Le cause di questa complessa patologia risultano ancora ad oggi sconosciute, anche se i ricercatori concordano nell’affermare che nei disturbi dello spettro autistico entrano in gioco cause neurobiologiche, costituzionali e psicoambientali acquisite.

Proprio come ogni bambino con disturbo dello spettro autistico è diverso, le potenziali “cause” o “combinazioni” di fattori di rischio (genetico, ambientale, differenze nella biologia cerebrale) si manifestano in modo diverso.

Diagnosi

Nella raccolta dei dati necessari alla diagnosi e alla valutazione è particolarmente importante poter disporre di dati attendibili relativi al comportamento del bambino in svariati contesti (famiglia, scuola, attività del tempo libero).

La presa in carico diagnostica deve essere realizzata da una équipe, in cui siano rappresentate, oltre al neuropsichiatra infantile, le figure dello psicologo, del terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, del logopedista, dell’educatore e dell’assistente sociale. 

L’iter diagnostico comprendente i seguenti aspetti (linee guida dell’American Academy of Neurology e della Child Neurology Society):

  • valutazione del linguaggio e della comunicazione;
  • valutazione cognitiva;
  • valutazione del comportamento adattivo;
  • valutazione psicoeducativa e occupazionale;
  • valutazione neuropsicologica;
  • valutazione delle risorse famigliari.

La diagnosi di Autismo è basata su criteri esclusivamente comportamentali. Non esistono indagini di laboratorio e/o strumentali che possano confermare un sospetto clinico. Ciò comporta la necessità di adottare procedure altamente standardizzate, integrate da strumenti di valutazione validati a livello internazionale.

Al momento, per effettuare una diagnosi ufficiale, si seguono i criteri stabiliti dal DSM-V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) quali:

  • compromissione qualitativa dell’interazione sociale; 
  • compromissione qualitativa della comunicazione verbale e non verbale; 
  • modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati.

Il tutto accompagnato da alcuni studi come: l’Autism Diagnostic Interview (ADI), l’Autism Diagnostic Observation Schedule (ADOS)  che, assieme all’ADI-R, suggerisce i migliori strumenti per raccogliere tutte le informazioni necessarie, e infine la Childhood Autism Rating Scale (CARS) che aiuta a classificare l’entità del disturbo e a distinguerlo da altre condizioni simili.

L’intervento del Laureato in Scienze Motorie

Molteplici studi hanno dimostrato che esiste una stretta correlazione tra sport e salute mentale e che praticare regolarmente attività fisica può portare benefici a livello psicologico, in individui a sviluppo tipico, come: riduzione di ansia e depressione, miglioramento della concentrazione e della memoria.

Nonostante questi risultati incoraggianti, esiste ancora un numero esiguo di ricerche che ha indagato la correlazione tra sport e salute mentale in bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico, con l’ipotesi che l’attività sportiva possa portare anche per loro un benessere psicofisico e importanti miglioramenti nel funzionamento comportamentale.

La ricerca

Un’interessante ricerca è stata condotta dall’Università degli Studi Federico II di Napoli insieme al Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali, UOS di Psichiatria Infantile, l’Associazione AUTISM AID ONLUS, l’ASD Il Gabbiano e il CS Gymnasium Scafati, Campania. 

Obiettivo del progetto era quello di monitorare gli effetti sulle abilità sociali e motorie di bambini e ragazzi affetti da ASD che svolgono attività sportiva tipo nuoto per salvamento. 

Sono stati reclutati 18 bambini e giovani adulti (4 F; 14 M) di età compresa tra i 5 e i 25 anni (10,6 anni) affetti da disturbo dello spettro autistico. 

I pazienti hanno partecipato allo svolgimento di attività sportiva tipo nuoto per salvamento dal mese di ottobre 2015 fino a maggio 2016. 

Ogni partecipante è stato affidato, singolarmente, a un allievo della disciplina di nuoto per salvamento, con supervisione degli istruttori. Il corso è stato svolto con incontri settimanali, ciascuno della durata di 60  minuti, in ambiente acquatico con l’impiego di materiale specifico per il nuoto per salvamento (sacchetti, ostacoli, palle ecc.). 

Per ogni soggetto sono state monitorate le seguenti misure di outcome: 

  • parametri clinici (peso, altezza, BMI). Per 8 di essi, grazie a una maggiore collaborazione, si è proceduto inoltre a un’analisi della composizione corporea mediante esame bioimpedenziometrico; 
  • profili sensoriali, qualità di vita, indice di gravità del disturbo e delle condotte comportamentali. A tal fine sono state somministrate ai genitori le schede di valutazione ABC (Autism Behaviour Checklist) e CARS (Childhood Autism Rating Scale); 
  • abilità motorie e natatorie mediante un’apposita scheda di valutazione, comprendente diversi item (Tabella 3). 

La scheda di valutazione prevede l’assegnazione di un punteggio: 

  • 0 (abilità non presente/non acquisita);
  • 1 (abilità parzialmente presente/acquisita);
  • 2 (abilità presente/acquisita), a seconda delle competenze presentate dal soggetto. 

Le suddette misurazioni sono state condotte al tempo T0, corrispondente all’inizio del progetto, e al tempo T1, ovvero dopo sei mesi di attività sportiva.

Si riportano in Tabella 1 i risultati relativi ai punteggi medi nelle varie sottoscale della scala ABC.

Tabella 1

Scala 1Scala 2 Scala 3Scala 4 Scala 5Totale
T015,512,56,9419,162,4456,6
T113,5510,836,7216,772,3950,55
Legenda:
Scala 1 Irritabilità, agitazione, pianto
Scala 2 Ritiro sociale, letargia
Scala 3 Comportamenti stereotipati
Scala 4 Iperattività, mancanza di compliance
Scala 5 Linguaggio inappropriato

 

Analizzando l’andamento dei risultati relativi alla valutazione pre- e post-attività sportiva per ciascun soggetto, è possibile evidenziare per 14/18 pazienti una riduzione del punteggio totale della scala ABC.

I miglioramenti più significativi riguardano la scala 1 (irritabilità, agitazione e pianto), la scala 2 (ritiro sociale e letargia) e la scala 4 (iperattività e mancanza di compliance).

Nella Tabella 2 vengono mostrati i risultati relativi ai punteggi medi nelle varie sottoscale del questionario CARS.

Tabella 2

IIIIIIVVVIVIIVIIIIXXXIXIIXIIIXIVXVTOT
T02,252,82,552,252,362,581,941,671,531,943,081,942,52,532,9234,25
T12,0822,362,162,052,331,781,501,521,7231,832,252,442,8632,02
Legenda:
I Relazione sociale
II Imitazione
III Risposte emozionali
IV Utilizzazione del corpo
V Utilizzazione degli oggetti
VI Adattamento ai cambiamenti
VII Risposta visiva
VIII Risposta uditiva
IX Uso dei sensi (gusto-olfatto-tatto)
X Paura-ansia
XI Comunicazione verbale
XII Comunicazione non verbale
XIII Livello di attività
XIV Livello cognitivo
XV Impressione generale

 

Alle scale CARS, 9/18 soggetti hanno riportato una riduzione dello score relativo agli item III (risposte emozionali), V (utilizzo degli oggetti), VI (adattabilità ai cambiamenti) e XIII (livello di attività).

Si riportano in Tabella 3 i risultati relativi ai punteggi medi per ciascuna abilità motoria e natatoria rilevati mediante scheda di valutazione specifica.

Tabella 3

IIIIIIIVVVIVIIVIIIIXX
T01,3310,610,391,721,501,670,940,830,83
T11,780,670,5021,721,891,221,671,61
XIXIIXIIIXIVXVXVIXVIIXVIII
T00,390,331,171,060,220,941,671,61
T10,890,561,441,280,611,441,831,89
Legenda:
I Autonomia negli spostamenti
II Utilizzo del tubo
III Utilizzo della tavoletta
IV Rigidità
V Si fa trasportare
VI Compie scivolamenti
VII Accetta acqua sul viso
VIII Esegue apnee
IX Gambata a stile con tavoletta o tubo
X Gambata a stile
XI Bracciata a stile
XII Coordina braccia e gambe a stile
XIII Gambata a dorso con tavoletta o tubo
XIV Gambata a dorso
XV Coordina braccia e gambe a dorso
XVI Si tuffa
XVII Giochi di scambio
XVIII Giochi con oggetti galleggianti

 

Prima di procedere all’impostazione di un percorso individualizzato, è stato necessario dedicare tempo e spazio all’ambientamento per avvantaggiare la confidenza e la sicurezza del bambino nei confronti dell’acqua. Inoltre, durante questa fase è stata effettuata la valutazione dei prerequisiti per  consentire il conseguimento e il consolidamento di competenze motorie e relazionali.

L’ambiente della piscina e la sua caratteristica ricreativa e rilassante ha favorito la relazione bambino-istruttore e l’instaurarsi di un rapporto di fiducia e complicità, che ha reso possibile un’evoluzione degli aspetti imitativi e della comprensione delle regole di comunicazione verbale e non verbale. 

Per quanto concerne il profilo comportamentale (tabelle 1 e 2) nella maggioranza dei casi è stata registrata una riduzione della tendenza all’isolamento e una aumentata presa di coscienza di sé e degli altri; un incremento della capacità di tollerare i cambiamenti di attività e allo stesso tempo di mantenere l’attenzione su uno specifico compito per periodi di tempo più prolungati con diminuita tendenza all’iperattività.

Ai caregivers sono stati somministrati i questionari ABC. Dalla lettura degli stessi, sono stati evidenziati miglioramenti significativi riguardo la compliance globale ai vari contesti di vita, una riduzione di irritabilità ed episodi di agitazione psicomotoria oltre una diminuzione della tendenza al ritiro sociale. Anche alle CARS, è possibile evidenziare una riduzione dei punteggi globali per la maggior parte dei partecipanti, in alcune aree specifiche. 

Dalla lettura dei dati riportati in tabella, è possibile osservare un miglioramento della capacità di gestione degli stati emotivi e verosimilmente dei livelli di ansia, oltre ad un progresso nella capacità di gestione del movimento in relazione al contesto e alle regole del setting. 

In tutti i partecipanti allo studio, al termine del programma, è stato evidenziato un miglioramento delle abilità motorie. Più di ogni altra cosa, è stata osservata una maggiore autonomia negli spostamenti in acqua e una minore rigidità corporea. Miglioramenti rilevanti sono stati ottenuti nella acquisizione di abilità natatorie specifiche, quali l’esecuzione di bracciata e gambata a stile con e senza supporti (tavoletta o tubo), la capacità di eseguire tuffi dal trampolino e la coordinazione dei movimenti.

Il nuoto è l’unico sport adatto a bambini con Disturbo dello Spettro Autistico?

Sulla rivista “Autism” (2016), un gruppo di ricercatori canadesi ha analizzato l’impatto che producono specifici interventi sportivi sul comportamento di bambini e adolescenti con ASD, di età compresa tra 0 e 16 anni. 

Tra i vari sport sono stati scelti ed esaminati: corsa, equitazione, arti marziali, yoga e danza, nuoto; praticati nella maggior parte delle ricerche in un rapporto di 1:1 con un istruttore, mentre in altri studi veniva garantito un rapporto di 1:2 tra istruttore e bambino o ragazzo con ASD. 

Gli “outcome” presi in esame riguardavano complessivamente tre distinte categorie:

  1. comportamenti stereotipati e ripetitivi;
  2. cognizione, livello di attenzione, performance accademica;
  3. comportamento socio-emotivo (es: capacità adattive, sociali e comportamenti-problema).

I risultati di questa revisione hanno dimostrato benefici a livello comportamentale negli individui con ASD che praticavano questi sport con regolarità, con miglioramenti in ognuna delle categorie sintomatologiche indagate.

È stato dimostrato che i comportamenti stereotipati e ripetitivi presentavano una riduzione con un intervento sportivo di corsa, equitazione o arti marziali, mentre benefici significativi erano riscontrati sulla componente socio-emotiva dopo la pratica di corsi di equitazione, arti marziali, yoga/danza e nuoto. Inoltre gli autori evidenziavano che i processi cognitivi e i livelli attentivi risultavano positivamente correlati solo all’attività della corsa.

Nonostante il riscontro positivo, l’inflessibilità scientifica non è ineccepibile in quanto:

  • nei diversi studi esaminati, gli sport sono stati praticati con tempi e con modalità  differenti. Ciò rende difficile stabilire con rigore quale sia lo sport con maggiore efficacia o quale sia la frequenza ottimale per produrre i risultati migliori;
  • bambini con capacità intellettive inferiori alla norma difficilmente riescono a partecipare agli sport con regolarità a causa delle difficoltà motorie e di coordinazione spesso presenti in associazione, portando così ad una focalizzazione degli studi scientifici verso i bambini con più alti livelli di funzionamento.

Una ricerca condotta sull’intero spettro dell’autismo permetterebbe di comprendere se “l’outcome” degli interventi sportivi varia in base a specificatori come la gravità sintomatologica e il livello di funzionamento.

Conclusione 

Il Disturbo dello Spettro Autistico è una condizione che, una volta instauratasi, perdura tutta la vita seppure può essere soggetta a delle modificazioni in senso migliorativo (sviluppo di autonomie personali e sociali, linguaggio e altre funzioni cognitive), ma anche in senso peggiorativo (comparsa di disturbi del comportamento e di altri comportamenti problematici). 

Un miglioramento della prognosi appare legato principalmente alla tempestività e all’adeguatezza dell’intervento abilitativo e quindi alla possibilità di effettuare una diagnosi precoce e di ricevere adeguati trattamenti.

Anche l’attività motoria, come esaminato, concorre ad un miglioramento globale del benessere psico-fisico, offre opportunità di integrazione di soggetti affetti da ASD con soggetti neuro-tipici in contesti normo-strutturati ed è strumento favorente l’ulteriore implementazione di abilità sociali. 

L’obiettivo dei vari approcci al Disturbo non è la guarigione, ma il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile.

Francesca Vespasiano
Note sull’autore
Laurea in Scienze Delle Attività Motorie e Sportive all’Università degli Studi Gabriele D’Annunzio di Chieti
Studentessa di Osteopatia presso l’AIOT di Pescara
Certificata Training Lab Italia – Personal Trainer, Functional Trainer, Functional and Postural Recovey
Articolista Training Lab Italia

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Bibliografia 

  • American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), Edizione Italiana in Milano, Raffaello Cortina Editore 2014;
  • Linee Guida ISS (Istituto Superiore Sanità) – Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti;
  • www.sinpia.eu – Linee Guida SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza);
  • “Autism Spectrum Disorders and sports activity: swimming to rescue as implementation of skills” ( M.P. Riccio , L. Croce , M. Marino , M. Abate , G. Voccia , P. Vassallo , G. Valerio , C. Bravaccio ) – Department of Translational Medical Science, University of Naples “Federico II”, First level swimming coach and rescue coach FIN, Italian Swimming Federation, Second level swimming coach and rescue coach FIN, Italian Swimming Federation, Autism AID Onlus, Department of Movement and Wellness Sciences, University of Naples “Partenope”;
  • A systematic rewiew of the behavioural outcomes following exercise interventions for children and youth with autism spectrum disorder (Emily Bremer, Michael Crozier and Meghann Lloyd);
  • www.portale-autismo.it ;
  • “Raccomandazioni diagnostiche e terapeutiche per le persone affette da autismo” – documento prodotto da ANGSA LOMBARDIA ONLUS con l’Assessorato Sanità Regione Lombardia per la Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza in attuazione del PSSR 2007-2009.
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