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respirazione nel pilates

Come la respirazione nel Pilates può fare davvero la differenza 

Nel precedente video, abbiamo parlato di Low Back Pain e del ruolo fondamentale del Pilates nella gestione del dolore nella zona lombare, tramite l’attivazione del muscolo traverso dell’addome. Attivare questo muscolo in maniera corretta permette anche di mantenere una corretta respirazione, fondamentale per una esecuzione posturale ottima. D’altra parte, una scorretta respirazione potrebbe generare alterazioni nell’attivazione del muscolo traverso e quindi una perdita dell’efficacia dell’esercizio. In questo video vediamo come, nella ginnastica Pilates, la respirazione ha un ruolo davvero fondamentale e ha una tecnica di esecuzione unica nel suo genere che permette di mantenere sempre costante l’azione posturale degli esercizi.   Cosa accade quando respiriamo? Nell’inspirazione, il diaframma si contrae e abbassandosi spinge gli organi verso il basso. Questi organi vengono contenuti nella cavità addominale, con la muscolatura dell’addome del pavimento pelvico che tende ad allargarsi per contenere appunto questo peso. Di contro, nell’espirazione, la muscolatura del pavimento pelvico e quella addominale tendono a contrarsi per spingere gli organi di nuovo verso l’alto, facendosi spazio grazie al diaframma che rilasciandosi tornerà nella sua posizione iniziale. Questo fa capire come il respiro potrebbe annullare l’azione posturale del muscolo traverso che dovrebbe rimanere contratto, sia in inspirazione che in espirazione, durante tutta

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muscolo trasverso dell'addome pilates

Perché il Pilates è una grande ginnastica posturale?

Il Pilates, nell’ambito del trattamento del low back pain, è spesso considerato una ginnastica di minore rilevanza rispetto a quella posturale. In realtà, grazie all‘attivazione del muscolo trasverso dell’addome, la colonna vertebrale viene stabilizzata e il lavoro sulla postura diventa una certezza.   L’allenamento del muscolo trasverso dell’addome nel Pilates Nella tecnica pilates, tutto gira attorno al muscolo trasverso dell’addome. Il trasverso dell’addome è il muscolo più profondo della fascia addominale. Esso, partendo dalle ultime sei cartilagini, dalla fascia toraco-lombare e da alcuni punti del bacino, si inserisce lungo la linea alba. La stabilizzazione della colonna vertebrale, tramite l’azione del muscolo trasverso, avviene proprio per la simbiosi con la fascia toraco-lombare. Quest’ultima è data da un sistema di fasci che vanno a sostenere i muscoli erettori spinali, il multifido e il quadrato dei lombi. Un aumento del loro volume crea una tensione sulla fascia. La stessa tensione si crea andando ad attivare il muscolo trasverso dell’addome, con conseguente stabilizzazione della colonna vertebrale. Non a caso, le persone con mal di schiena presentano spesso delle disfunzioni a carico del muscolo trasverso dell’addome, un ritardo nella sua attivazione o un minor ruolo tonico postulare. Allenare, quindi, questo muscolo determina una stabilizzazione della

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dolore lombare in gravidanza

Dolore lombare nella donna in gravidanza: esercizi e strategie per la Low Back Pain

Tra le problematiche a cui va incontro la donna in gravidanza c’è sicuramente il dolore lombare o Low Back Pain.  Oltre il 50% delle donne in gravidanza, infatti, soffre di Low Back Pain e il 20% di queste donne rinuncia addirittura ad una seconda gravidanza pur di non soffrirne più. Nella donna in gravidanza, il dolore lombare raggiunge il suo picco tra la 12ª e la 13ª settimana ed un 10% di queste donne sperimenta la Low Back Pain anche nel post parto. In questo video ti mostrerò alcune strategie per trattarla sia nel pre che nel post parto.    Quali sono le cause del dolore lombare in gravidanza? L’eziologia del dolore lombare in gravidanza è di natura diversa. Abbiamo una natura meccanica, dovuta all’ingrandimento dell’utero, che porta a delle tensioni legamentose, ad una condizione di iper lordosi, fino allo spostamento del centro di gravità. Un’altra causa può essere di natura ormonale, sappiamo infatti che nell’ultimo trimestre viene prodotta in maggiore quantità la relaxina, un ormone che produce lassità legamentosa. Abbiamo anche una causa di tipo circolatorio, infatti l’ingrandimento e l’espansione dell’utero preme sulla vena cava portando in ipossia le strutture della colonna vertebrale della pelvi. A queste, infine, si

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allenamento durante il ciclo mestruale

Come cambia l’allenamento durante le diverse fasi del ciclo mestruale?

La maggior parte della ricerca nel campo della scienza sportiva è stata condotta su uomini e le scoperte in questi ambiti sono state applicate impropriamente anche alle donne. Analizzare l’impatto delle fasi del ciclo mestruale sull’allenamento e la performance fisica è una componente significativa, necessaria per sviluppare evidenze anche sul genere femminile. Vediamo in questo video articolo come cambia l’allenamento durante le diverse fasi del ciclo mestruale.   Le fasi del ciclo mestruale La riproduzione dipende da un sistema complesso di suggerimenti e segnali paracrini ed endocrini del nostro organismo. Infatti il ciclo mestruale è diviso in tre fasi; la fase follicolare, la fase ovulatoria e la fase luteinica o luteale. La fase follicolare ha una durata di circa 12 14 giorni. Essa è suddivisa in pre antrale, antrale e pre-ovulatoria. Questa fase inizia proprio il primo giorno di mestruazione, dove i livelli di estrogeni e progesterone sono veramente bassi. L’ormone più importante in questa fase è l’FSH che stimola la crescita dei follicoli. Successivamente abbiamo la fase ovulatoria, della durata dalle 12 alle 36 ore. In questa fase c’è un picco dell’LH che aiuta l’ovulo ad uscire e, anche se di minore intensità, troviamo un picco dell’FSH. Gradualmente diminuiscono i

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carico esterno

Il monitoraggio del carico esterno nello sport

Volume load e volume load specifico per una determinata RM, sono solo alcuni dei metodi per oggettivare il carico di lavoro. In questo video, vedremo alcune delle tecniche più utilizzate per il monitoraggio del carico esterno nello sport.   Cos’è il carico di allenamento o training load Nella moderna programmazione dell’allenamento, una delle principali necessità da parte di preparatori fisici e allenatori, risiede nel monitoraggio del carico di allenamento, anche conosciuto come training load. Per carico di allenamento si intende qualsiasi carico sportivo e non sportivo che includa stimoli di tipo meccanico, psicologico e fisiologico che in qualche modo inducono nell’atleta degli adattamenti. Il carico di allenamento tuttavia è dato dall’interazione tra due parametri: il carico esterno ed il carico interno. Il carico esterno è rappresentato proprio dalle caratteristiche quantitative del carico fisico, come ad esempio il numero di serie di ripetizioni, l’intensità, la durata e molte altre ancora. Per quanto riguarda invece il carico interno questo è rappresentato dalla risposta fisiologica al carico esterno. Ciò vuol dire che possiamo trovarci ad avere due atleti con lo stesso carico esterno, ad esempio a cui somministriamo uno stesso allenamento, ma che rispondono in maniera del tutto differente. Ecco perché dobbiamo essere

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esercizi di core stability

Esercizi di Core stability: la visione nella preparazione atletica

Approfondiamo l’importanza degli esercizi di Core Stability durante la preparazione atletica di uno sportivo e come essi si evolvano all’interno di una periodizzazione annuale della forza.   Esercizi di Core Stability e Prevenzione Infortuni Una delle fasi essenziali di una preparazione atletica di uno sportivo è certamente la prevenzione infortuni. Questa viene collocata generalmente nella fase iniziale del programma, dove ancora non ci sono delle esigenze specifiche. Tuttavia, il lavoro che viene effettuato per prevenire l’infortunio è quello dettato dai test di valutazione: quindi si va a lavorare su quelle che sono le weakness del soggetto, ma si va a lavorare anche su quei compartimenti che sono interessati all’interno dello sport specifico. Questa fase ha come focus quella di prevenire un trauma o una lesione da overuse. Ad esempio, nel pallavolista o nel cestista il focus principale è prettamente strutturale muscolare, andiamo a lavorare su quelle che sono le articolazioni, sugli adattamenti dei legamenti e dei tendini. Possiamo dire che il lavoro di prevenzione infortuni è dettato dagli esercizi della cosiddetta Core Stability. Gli esercizi di Core Stability vengono suddivisi in categorie: si tratta di esercizi di antiflessione, esercizi di anti estensione, esercizi di anti rotazione, ma anche esercizi di

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come superare lo sticking point

Come superare lo Sticking Point? Le variabili da tenere sotto controllo

Lo Sticking Point, detto anche punto critico dell’alzata, si riferisce a quell’angolo articolare in cui l’esercizio diventa improvvisamente molto difficile da eseguire e sia ha la reale sensazione che il carico aumenti drasticamente. Molti lo definiscono come “collo di bottiglia” della prestazione, per il fatto che si possa fallire l’esercizio e di conseguenza aumentare il rischio di infortunio. Esso rappresenta un vincolo per l’atleta e un limite al raggiungimento della più alta prestazione in gara.  La letteratura ha verificato lo sticking point in tre esercizi fondamentali che derivano dal powerlifting: Back Squat, Deadlift e Bench Press. Cosa ne è risultato? Che il Personal Trainer e/o Strength Coach deve saper pianificare un allenamento, analizzando, testando e comunicando con il proprio atleta al fine di raggiungere i risultati prefissati. In questo video, scopriamo le variabili che ogni Strength Coach deve valutare e tenere sotto controllo per comprendere la natura dello sticking point e capire come si possa superare nell’allenamento! Buona visione! Mirko Amicone Note sull’autore Scopri gli altri video per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità. Iscriviti adesso al nostro canale!   Vuoi diventare un Personal Trainer completo e preparato che riesce a garantire performance e benessere ai propri clienti? Abbiamo il corso che

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alimentazione corretta per dimagrire

Qual è l’alimentazione corretta per dimagrire?

Nel precedente video, abbiamo visto come funziona il dimagrimento e come può essere favorito, in maniera prolungata, soltanto da una buona attività fisica che vada ad ossidare correttamente il grasso rispetto alla semplice dieta, anche con un buon deficit calorico. Ma è davvero possibile che solo l’esercizio fisico possa generare questo procedimento o anche l’alimentazione corretta rappresenta un valido alleato per dimagrire? Secondo la teoria del punto di equilibrio, infatti, il corpo si oppone alle perdite di peso e tende a tornare al peso e alla massa grassa che normalmente avrebbe, senza seguire un piano dietetico ipocalorico. L’attività fisica è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per poter abbassare questo punto di equilibrio. Dal canto loro, gli alimenti possono comunque sostenere il metabolismo e mantenerlo attivo, se cotti e associati correttamente tra loro. Approfondiamo insieme!   Alimentazione corretta: i consigli sull’impiego dei cibi per dimagrire Una riduzione effettiva e stabile del peso è necessaria con un’attività fisica che abbassa il punto di equilibrio ed evita una forte riduzione del metabolismo. Tuttavia, l’alimentazione corretta è fondamentale per poter dare uno stimolo metabolico all’interno del corpo. Contrariamente a quanto si possa pensare, non esistono degli alimenti ingrassanti e dimagranti in assoluto. Piuttosto

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come funziona il dimagrimento

Come funziona il dimagrimento? La teoria del Punto di Equilibrio

Come funziona il processo di dimagrimento? Capire come funziona il dimagrimento è argomento di interesse comune. Tuttavia, per quanto dimagrire sia il desiderio di molti, risulta essere un processo difficile da applicare.  Sappiamo che per dimagrire è necessario creare il giusto deficit calorico. Il concetto di fondo è che non si può generare del dimagrimento se non c’è una riduzione delle calorie, introdotte con l’alimentazione, rispetto al consumo calorico giornaliero. Quindi, almeno teoricamente, una volta che viene calcolato il dispendio energetico giornaliero, si andrà a gestire la quota calorica della dieta, inferiore rispetto al consumo energetico, in modo tale da creare l’ossidazione dei grassi e la riduzione del peso. Ciononostante, il nostro corpo non è una macchina e non risponde a leggi prettamente matematiche. Il motivo per il quale una dieta non riesce a funzionare continuamente, nonostante il deficit calorico corretto, sta nella teoria del punto di equilibrio. Vediamo insieme di cosa si tratta!   Il dimagrimento e la teoria del punto di equilibrio Secondo questa teoria, tutte le persone, magre o grasse che siano, hanno un punto di equilibrio che va a regolare la loro massa grassa e la loro massa magra. Questo meccanismo di controllo, che si trova

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consumo calorico giornaliero calcolo

Consumo calorico giornaliero: come si calcola?

Conoscere il metabolismo basale e il consumo calorico giornaliero, anche e soprattutto in relazione all’attività fisica svolta, è indispensabile quando lavoriamo sul dimagrimento e sul calcolo del fabbisogno energetico dei nostri clienti. Avere delle formule che ci aiutino a conoscere e a misurare il dispendio energetico quotidiano è fondamentale per i programmi di esercizio fisico e di riduzione della massa grassa. E a tal proposito probabilmente ti starai chiedendo, ma le calorie… contano? Calorie e consumo calorico giornaliero Intanto partiamo dal definire cos’è realmente 1 caloria. Per definizione, è la quantità di energia necessaria per aumentare la temperatura di 1 grammo di acqua distillata di 1 °C (da 14,5 °C a 15,5 °C), ad una pressione di 1 atm. Contare le calorie o calcolare il consumo energetico giornaliero è ancora importantissimo per raggiungere i nostri obiettivi. Come Personal Trainer e professionisti dell’esercizio fisico controllato, dovremmo avere nel nostro bagaglio tutte le formule necessarie da mettere in campo con i nostri clienti. Ovviamente non ci soffermeremo sulla singola caloria, ma cercheremo di capire come calcolare la TDEE (Total Daily Energy Expenditure), quella che viene definita come la spesa energetica giornaliera. Essa rappresenta la quantità di calorie che spendiamo durante l’arco dell’intera

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self myofascial release esercizi muscolo ileopsoas

Self Myofascial Release per il muscolo Ileopsoas: evidenze scientifiche ed esercizio

  Il Self Myofascial Release è una metodologia utilizzata da molti Trainer, preparatori atletici e posturologi. I benefici apportati, evidenziati anche dalla letteratura più recente, sono molteplici: dall’incremento della performance, come ad esempio il salto, fino al miglioramento del range di movimento e del recupero fisico. A seconda dei risultati che vogliamo ottenere, le fasi della somministrazione del Self Myofascial Release possono essere diverse: prima di un allenamento, prima di una performance, alla fine di un allenamento, alla fine di una gara,  quando vogliamo recuperare dei pattern di movimento. Oltre alle fasi di somministrazione, dobbiamo tener conto anche delle attrezzature da utilizzare. Infatti, a seconda del distretto in cui vogliamo applicare tale metodologia e dei risultati che vogliamo perseguire, le attrezzature saranno differenti. Quelle disponibili in commercio vanno dal classico foam roller morbido liscio, al foam roller duro o nodulare, fino ad arrivare a piccoli attrezzi come le lacrosse ball. In questo video, potrai imparare, attraverso l’applicazione pratica del Self Myofascial Release, un esercizio che mira a riequilibrare un muscolo molto importante: l’Ileopsoas. Buona visione!   Dott. Marcello Di Finizio Note sull’autore  Scopri gli altri video per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità. Iscriviti adesso al nostro canale!   Vuoi diventare un

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visual cv personal trainer

Visual CV: l’alternativa al curriculum standard per Istruttori Fitness e Personal Trainer

Sei un laureato in Scienze Motorie in cerca di lavoro? Hai provato ad inviare numerosi curriculum ma non hai ottenuto i risultati che speravi? Non preoccuparti, ti mostrerò come farti notare realizzando un perfetto Visual CV per istruttori fitness e personal trainer! Negli ultimi vent’anni, il modo di cercare lavoro è estremamente cambiato e la concorrenza è cresciuta notevolmente. Tuttavia, seguendo i giusti accorgimenti e utilizzando un pizzico di creatività, puoi fare davvero la differenza e ottenere quel famoso colloquio per che aspettavi da tempo. Scopriremo insieme come sfruttare un Visual CV per personal trainer, in alternativa al curriculum standard, e come oggi questo strumento viene valutato dai Centri Fitness, Studi di Personal Training e Strutture altamente professionali. Devi sapere che i titolari di Centri Fitness, delle Strutture Sportive o dei Centri di Rieducazione ricevono ogni giorno decine e decine di curriculum da parte di aspiranti istruttori e personal trainer. Tuttavia, farsi notare fra tutti questi curriculum è veramente difficile. Uno degli errori che si compie spesso è quello di mandare lo stesso curriculum per candidarsi in diverse posizioni lavorative all’interno dei centri fitness. L’ideale sarebbe creare qualcosa di diverso, più appetibile e che possa darti la possibilità di riuscire

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compressione nervo mediano

Compressione del nervo mediano: prevenzione e cura con il Neural Glides

In questo video articolo, scopriremo come trattare le sintomatologie legate alla compressione del nervo mediano, come la sindrome del tunnel carpale, attraverso gli esercizi di neural glides.   Gli esercizi di Neural Glides per ridurre la sintomatologia della compressione del nervo mediano Hai mai sentito parlare di Neural Glides? Si tratta di una particolare tecnica utilizzata per allungare e rilasciare un nervo specifico che viene compresso o intrappolato.  Questi esercizi di mobilizzazione nervosa, infatti,  mirano a prevenire e migliorare le condizioni patologiche legate ai nervi periferici. Come sappiamo, i nervi periferici sono avvolti da tessuti di interfaccia tali da formare una sorta di tunnel dove vi scorre il nervo. Questo tunnel viene chiamato, in gergo, “letto del nervo“. A seguito di movimenti ripetitivi, posture scorrette, traumi o interventi chirurgici, i nervi possono rimanere intrappolati all’interno di questo tunnel. Questa condizione di intrappolamento, causata dalla compressione o dall’infiammazione dei nervi periferici, può sfociare in sintomatologie come dolore, formicolio, alterazione della sensibilità, debolezza ed atrofia muscolare. Non solo, a causa dell’intrappolamento del nervo, si altera il microcircolo neurale, importante per le funzioni metaboliche del nervo stesso, ma anche per i processi riparativi. Lo scopo dell’esercizio di Neural Glides è quello di far scorrere il

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come prevenire l artrosi

Come prevenire l’artrosi? Ultime ricerche e strategie

In questo video articolo, vedremo come alcune strategie consigliate dagli specialisti siano spesso in contrasto con le ultime evidenze scientifiche e scopriremo quali sono, invece, quelle da adottare per prevenire l’artrosi.     Cosa dice la ricerca scientifica sulla prevenzione dell’artrosi? Infiltrazioni, antinfiammatori, evitare le attività che provocano impatto, ma soprattutto riposo sono le strategie che solitamente vengono consigliate ai soggetti che soffrono di patologie articolari, come l’artrosi. Eppure la scienza non sembra essere molto d’accordo con queste strategie. Come sappiamo, l’artrosi è una degenerazione della cartilagine articolare che ha come conseguenza finale un’infiammazione dell’articolazione stessa. I fattori che contribuiscono a questa patologia sono diversi: l’età, l’obesità, traumi, displasie ossee, patologie metaboliche come il diabete ed infine squilibri muscolari che possono portare in stress l’articolazione stessa che non è abituata a sopportare. Sappiamo, inoltre, che queste patologie peggiorano col tempo e possono portare a rigidità articolare, dolore cronico e spesso si associano anche disturbi del sonno e depressione. Detto questo, però, abbiamo la possibilità di utilizzare un antinfiammatorio naturale: l’esercizio fisico! Quello che emerge dalla ricerca, infatti, è che l’azione meccanica stessa è paradossalmente un potente antinfiammatorio. Se è vero che prevenire è meglio che curare, allora forse il riposo

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attività fisica anziani

L’attività fisica negli anziani: test di valutazione come parametro di efficienza

Il ruolo del Laureato in Scienze Motorie nell’attività fisica per anziani La marcata presenza in Italia di strutture che si rivolgono agli anziani offre un ampio palcoscenico lavorativo per i Laureati in Scienze Motorie.  Lavorare con questi soggetti significa avere delle competenze professionali specifiche, ma anche relazionali! L’invecchiamento, ad esempio, porta a una riduzione delle capacità funzionali fisiche, psicologiche e relazionali. Basti pensare alla sarcopenia che porta ad eventi come quello della caduta.  È ormai un dato di fatto che protocolli di attività fisica adattata negli anziani, incentrati sullo sviluppo il mantenimento di forza muscolare, coordinazione ed equilibrio, riducono l’evento della caduta, andando ad agire positivamente sulle attività di vita quotidiana e sulla qualità di vita del soggetto. Soprattutto per anziani che risiedono in strutture residenziali è importante collaborare con altre figure professionali, proprio perché alcune sindromi, come la paura di cadere o la sindrome di fragilità, sono a carattere multifattoriale. L’attività fisica adattata negli anziani può ridurre la paura di cadere, questo ha dei risvolti sia per quanto riguarda la sfera fisica sia per quanto riguarda la sfera psicologica. Ecco perché è necessario lavorare ad esempio con lo psicologo. Inoltre, per un Laureato in Scienze Motorie, non si tratta

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esercizi isometrici per l'ipertensione arteriosa

Come combattere l’ipertensione arteriosa con gli esercizi isometrici

Gli esercizi isometrici per il controllo della pressione sanguigna negli ipertesi Quando ci si approccia a persone con ipertensione arteriosa, gli esercizi isometrici vengono spesso demonizzati. Ai soggetti ipertesi, infatti, vengono quasi sempre consigliati esercizi di tipo aerobico. Tuttavia, la ricerca vuole far luce proprio su questo aspetto aiutandoci a capire quali meccanismi e quali benefici porta un allenamento con questa metodologia. Approfondiamo, allora, in che modo gli esercizi isometrici possono aiutarci nel nostro lavoro! Sebbene ci sia una terapia farmacologica per contrastare l’ipertensione arteriosa, i farmaci hanno effetto solo al 50%. Per questo motivo, parleremo di approccio non farmacologico, quello che viene definito con l’esercizio fisico e l’attività fisica. Si parla spesso di esercizio contro resistenza, ma anche qui l’evidenza pratica è un po’ diversa da quello che dice la letteratura scientifica.  In questo video articolo, vediamo come gli esercizi isometrici possano rappresentare un valido alleato per il controllo dell’ipertensione arteriosa e come i professionisti delle Scienze Motorie possano approcciarsi a lavorare con persone affette da patologie cardiovascolari. Buona visione! PhD Emanuele D’Angelo Note sull’autore   Scopri gli altri video per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità. Iscriviti adesso al nostro canale! Sei un professionista delle Scienze Motorie e ti piacerebbe

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doppio diabete

Double o Hybrid Diabetes: cos’è il “doppio diabete” e come combatterlo?

Doppio Diabete: cos’è e come contrastarlo con l’esercizio fisico Se non hai mai sentito parlare di doppio diabete, allora questo video articolo fa proprio al caso tuo! Ad oggi, conoscere solo il Diabete di Tipo 1 ed il Diabete di Tipo 2 non basta. Nel corso degli anni, infatti, la distinzione tra le due forme di diabete, da parte della comunità scientifica, è diventata sempre più difficile. Si è cominciato a studiare un nuovo subtipo molto particolare, noto come Double Diabetes o Hybrid Diabetes, che accomuna alcuni fattori in entrambe le patologie. Approfondiamo insieme, in questo video, cos’è il doppio diabete, cosa dice la ricerca scientifica a riguardo, perché le competenze del Laureato in Scienze Motorie hanno un grande impatto su questa patologia e come oggi l’approccio con l’esercizio e l’attività fisica sono importanti per contrastarla. Buona visione! PhD Emanuele D’Angelo Note sull’autore   Scopri gli altri video per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità. Iscriviti adesso al nostro canale! Sei un professionista delle Scienze Motorie e ti piacerebbe specializzarti nel lavoro con persone affette da patologie croniche non trasmissibili? Scopri il nostro corso dedicato al Medical Fitness! Un percorso formativo che ti aiuterà ad acquisire competenze teorico/pratiche sull’analisi funzionale e di trattamento

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deadlift sticking point

Sticking Point: comprenderne la natura per capire come superarlo nell’allenamento

L’allenamento con i pesi è fondamentale per migliorare la performance sportiva e lo stato di salute in generale. Sia quando ci si allena con alti carichi e basse ripetizioni che, al contrario, quando il numero delle ripetizioni è alto (in base allo sport e al momento della periodizzazione in cui ci si trova) e ci si avvicina al cedimento muscolare, ci si imbatte per forza di cose in quello che è definito “sticking point” o punto critico dell’alzata. E’ da molti definito come il “collo di bottiglia” della prestazione e, di fatto, aumenta la possibilità di fallire l’esercizio ed il rischio di infortunio. Ma entriamo subito nel dettaglio e capiamo meglio cosa è lo “sticking point”. Cos’è lo Sticking Point? In termini molto semplici, lo Sticking Point si riferisce a quell’angolo articolare in cui l’esercizio diventa improvvisamente molto difficile da eseguire ad un determinato angolo di lavoro e si ha la sensazione reale che il carico aumenti drasticamente. Molti ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sulla velocità del carico spostato. Hales et al. Mc Guigan e Wilson, ad esempio, hanno definito lo sticking point come: “il punto nell’intervallo di moto durante un esercizio in cui la velocità verso l’alto del

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colpo di testa calcio ed encefalopatia traumatica cronica

Colpo di testa nel calcio ed encefalopatia traumatica cronica: quale correlazione?

L’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare, attraverso lo studio di alcuni articoli, i parametri scientifici che evidenziano le cause, i danni e le ripercussioni dovuti a traumi alla testa. Dopo un’introduzione generale, ci focalizzeremo su i traumi alla testa dovuti ad azioni tipiche della pratica del gioco del calcio, in particolare al colpo di testa. Inoltre, non di minore importanza, queste conoscenze sono finalizzate a suggerire metodi di allenamento ed avviamento alla pratica sportiva. Basti pensare alle linee guida adottate dalla Federazione calcistica scozzese, la quale ha applicato la prevenzione già in tenera età. Cos’è l’encefalopatia traumatica cronica? L’encefalopatia traumatica cronica (CTE) è una malattia neuropatologica, appartenente alla categoria delle Tauopatie. Si tratta di una malattia che porta a cambiamenti progressivi e degenerativi del cervello, collegata al vissuto motorio del trauma cerebrale. Come tali, gli ex atleti di sport di contatto (ed ultimamente anche nella pratica del calcio) risultano essere altamente esposti al rischio dello sviluppo della CTE. I ricercatori hanno identificato distinte caratteristiche patologiche di CTE, come pure una vasta gamma di sintomi clinici presenti, chiamata di recente “sindrome da encefalopatia traumatica” (TES). Questi sintomi clinici sono altamente variabili e non specifici, ma di particolare interesse sono

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come insegnare pesistica olimpica

Come insegnare la Pesistica Olimpica attraverso un approccio step by step

Come insegnare la Pesistica Olimpica? La Pesistica Olimpica e il Weightlifting stanno prendendo sempre più piede all’interno dei centri fitness e dei centri sportivi, come metodi di allenamento nella preparazione atletica. Tuttavia, la Pesistica Olimpica è una disciplina che richiede un’ottima tecnica e un’adeguata mobilità. Ragion per cui, il processo di apprendimento “step by step” assume una valenza ancora più elevata. In questo video, ti spiegheremo come insegnare la Pesistica Olimpica attraverso un approccio graduale e progressivo che potrai seguire con i tuoi atleti e clienti. Si analizzeranno e verranno descritti tutti i passaggi necessari all’apprendimento di questa disciplina: partendo dalla presa, meglio conosciuta come Hook Grip, la posizione Overhead del bilanciere ed i primi esercizi da inserire in un programma di apprendimento del Weightlifting, quindi Overhead Squat e Snatch Balance, fino ad arrivare ad esercizi come Mid Hang Snatch Pull e Tall Snatch. Buona visione! Scopri gli altri video per rimanere sempre aggiornato sulle ultime novità. Iscriviti adesso al nostro canale! Sei un appassionato del sollevamento pesi e ti piacerebbe proseguire il tuo percorso nel mondo delle Scienze Motorie, specializzandoti in questa disciplina? Abbiamo il corso di formazione che stavi cercando! Diventa un professionista della pesistica, partecipa al nostro corso e

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allenare lo sprint

OTTIMIZZARE LE PRESTAZIONI NELLO SPRINT: CONSIDERAZIONI E APPLICAZIONI PRATICHE

All’interno dello sport, non possiamo non considerare lo sprint come un pilastro fondamentale di esso. Avete mai sentito un allenatore o un preparatore lamentarsi di un atleta che “è troppo veloce”? Assolutamente no! Anzi la massima velocità, è tra gli aspetti più desiderati da uno Strength Coach. Condizionare tali aspetti richiede la conoscenza di determinate variabili, la valutazione dell’atleta e del suo profilo di sprint e forza-velocità, il monitoraggio delle velocità sul bilanciere e dei carichi utilizzati all’interno di una programmazione.   LO SPRINT Quando si parla di sprint bisogna differenziare quello effettuato all’interno dello sport di squadra che possiede una componente multidirezionale, da quello che viene eseguito, ad esempio, all’interno dell’atletica leggera (100 mt) che ha una componente lineare. Nel primo sono presenti anche salti, azioni di gioco, contrasti che richiedono una capacità di accelerare in un tempo breve ma anche di effettuare delle decelerazioni come avviene in un cambio di direzione. La corsa ad alta velocità (sprint) è composta da 2 blocchi fondamentali ovvero: Accelerazione Velocità massima La capacità di accelerare per raggiungere una V max, nel minor tempo possibile, è una capacità che dipende da sistema neuromuscolare, forza, potenza, velocità e quindi è strettamente correlata al profilo

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terapia nutrizionale atleti diabetici

LA TERAPIA NUTRIZIONALE NEGLI ATLETI DIABETICI

Molti atleti professionisti sono affetti dal diabete e, attualmente, non esistono indicazioni nutrizionali specifiche da applicare nei vari sport. Gli atleti diabetici dovrebbero adattare la loro dieta secondo le linee guida suggerite per la popolazione generale, possibilmente prestando attenzione alla composizione nutrizionale giornaliera e alle dosi, in modo da preservare il loro stato di salute e assicurare un’adeguata performance. Nel corso dell’articolo, vedremo quali sono gli obiettivi della terapia nutrizionale, prima, durante e al termine dell’allenamento, in modo da migliorare la ripartizione dei macronutrienti durante i pasti, ottimizzare la performance e controllare le complicanze correlate al diabete.   Cenni generali sul Diabete Mellito Il Diabete Mellito è una malattia cronica che include diverse disfunzioni fisiologiche con diverse eziologie: è caratterizzata da iperglicemia cronica dovuta ad un deficit nella secrezione di insulina e/o della sua funzionalità. Il diabete di tipo 1 (T1D) è definito dalla distruzione su base autoimmune delle beta cellule pancreatiche, a causa di fattori genetici, immunologici e ambientali, anche se gli eventi esatti che portano allo sviluppo di questo tipo di diabete non sono ancora ben noti. Il diabete di tipo 2 (T2D) è caratterizzato invece da un doppio difetto: l’insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare

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valutazione posturale

LA VALUTAZIONE POSTURALE: QUARTO STEP

Quarto di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che, secondo il mio punto di vista, sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa. Consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo. Ah, se non hai letto il terzo step lo trovi qui, altrimenti munisciti di carta e penna perché entriamo nella quarta fase.   LA DOVEROSA PREMESSA DI ROUTINE In ogni step faccio sempre una piccola premessa e quella di oggi è la seguente: in questa fase analizzeremo le forze che le linee miofasciali esercitano sullo scheletro. Il risultato di queste forze esprimono la postura che osserviamo in statica e le limitazioni funzionali che ritroviamo in dinamica. Per queste ragioni faremo un cenno sull’anatomia delle linee, ma non entreremo troppo nello specifico perché non basterebbe un articolo…forse neanche 100. Allo stesso modo, però, troverai una linea guida utile per orientarti ancor di più su quella che è la meravigliosa mappa chiamata corpo umano. Ah dimenticavo, ti avrò fatto la testa come un pallone sulla frase che mi porto dietro come mindset del mio approccio, ma la reputo essenziale e quindi so che mi scuserai se la ripeto: “Quando possiedi solo un martello, tutta

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dolore e analgesia indotti dall'esercizio fisico

DOLORE E ANALGESIA INDOTTI DALL’ESERCIZIO FISICO? MECCANISMI SOTTOSTANTI E APPLICAZIONE CLINICA

Dopo un quadro generale sull’inattività fisica, in questo articolo verranno illustrati i suoi effetti sull’organismo e come l’Esercizio Fisico può essere da supporto al dolore. Si analizzeranno poi le ripercussioni che questo ha anche sul sistema nervoso centrale, sul sistema immunitario e le comorbidità psicologiche.   L’inattività fisica: definizione e conseguenze sul fisico Si è definiti fisicamente inattivi o aventi uno stile di vita sedentario se, al giorno, non si trascorrono almeno 10 minuti svolgendo attività fisica da leggera a moderata a vigorosa (National Interview Survey). Secondo quanto riportato dall’ISTAT nell’Annuario Statistico Italiano 2020, nel 2019 i sedentari sono il 35,6%, quota che sale al 39,5% fra le donne e si attesta al 31,5% fra gli uomini; ma è un problema di salute significativo ormai in tutto il mondo. I Centers for Disease Control (CDC) raccomandano 150 minuti a settimana di attività da moderata a vigorosa per ottenere benefici sulla salute. In tutto il mondo, la grande maggioranza della popolazione non soddisfa queste linee guida. Inoltre, l’inattività fisica è un fattore di rischio riconosciuto per molte condizioni tra cui malattie cardiovascolari, diabete, cancro, demenza e depressione (Fig. 1). Questo è stato definito “Diseasome of Physical Inactivity” ovvero “Malessere da Inattività

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calcolo della composizione corporea

STIMARE LA COMPOSIZIONE CORPOREA CON I TOOLS DI UNIVERSITY LAB

COSA SONO I TOOLS DI UNIVERSITY LAB? Con la parola “Tools” intendiamo tutti quegli strumenti che possono aiutare il Chinesiologo nella sua vita lavorativa quotidiana, rendendola più semplice e meno gravosa dal punto di vista operativo. Ci spiegheremo meglio. Sulla piattaforma University Lab – Tool Edition si possono trovare due tipi di Tools: compilabili in formato pdf (questionari, scale valutative, test fisici, etc.); compilabili in formato Excel. Tra queste due tipologie, quelli che si dimostrano particolarmente utili in campo lavorativo sono quelli compilabili in formato Excel, e nell’articolo di oggi, vedremo proprio come e perché. Per farlo riporteremo l’esempio dell’utilizzo dei Tools nel contesto della valutazione antropometrica.   MARTELLO PNEUMATICO O PICCONE? La strada che percorro tutte le mattine per andare al lavoro è semi-chiusa per lavori in corso. Un giorno, mentre guardavo un operaio spaccare gli ultimi pezzi di asfalto con un martello pneumatico, pensai: “Menomale che esistono questi strumenti… Chissà quando avrebbero finito lavorando solo con il piccone…” Ecco, i Tools di University Lab rappresentano un po’ il martello pneumatico del Chinesiologo. Questi strumenti non fanno altro che aiutare il professionista delle Scienze Motorie a velocizzare le proprie attività lavorative, spendendo meno energie e assicurandosi la stessa (se

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respirazione pilates

RESPIRO E CONSAPEVOLEZZA: COME RAGGIUNGERLO CON IL PILATES

Il respiro nel metodo Pilates è uno dei 6 principi fondamentali. Joseph Pilates reputava che fosse importantissimo per veicolare l’energia nel corpo. Come scritto in altri articoli e come insegnato con accuratezza nei nostri corsi di formazione, la respirazione nella ginnastica Pilates è una Lateral Breathing: si parla di una respirazione con espansione laterale della gabbia toracica al fine di non influenzare la muscolatura profonda. In questo articolo, approfondiremo l’importanza di una respirazione strategica come quella laterale e prenderemo consapevolezza dei nostri limiti respiratori.   L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA RESPIRAZIONE: CENNI ANATOMICI Il respiro dovrebbe avere un ruolo cardine in ogni esercizio e allenamento, al di là del Pilates. (Scopri il nostro workshop “Il Respiro: per la postura, la performance e la salute”) Questo perché ci sono dei legami strettissimi tra diaframma e muscolatura profonda che influenzano la postura durante ogni tipo di esercizio e che potrebbero essere anche i responsabili, a lungo termine, di dolori e fastidi durante l’esecuzione degli stessi. Prima di tutto, partiamo dal fatto che i muscoli dell’addome e quelli del pavimento pelvico sono strettamente collegati tra loro: questo perché fanno parte della catena flessoria anteriore che va dal coccige al pube, passando per il retto

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allenamento trx

SUSPENSION TRAINING: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SU QUESTO TIPO DI ALLENAMENTO

In questo articolo parleremo del Suspension Training, andando a capire cosa si intende per allenamento in sospensione, le differenze rispetto al Resistance Training classico, gli utilizzi in ambito metabolico, di rehab e di prevenzione. Ma adesso continua a leggere e aggiungi un altro strumento utile alla tua cassetta degli attrezzi!   IL TRX SUSPENSION TRAINER     Che siate nuovi in palestra o che vi alleniate da anni, è probabile che abbiate visto il TRX in giro per la vostra palestra locale. È possibile che non l’abbiate mai provato, non sapendo come usarlo, o che abbiate provato alcuni esercizi ma non vi sentite sicuri di saperli eseguire in modo efficace ed efficiente. Il TRX Suspension Trainer è stato creato dal comandante dei Navy SEAL, Randy Hetrick, mentre era in missione. Usando una cintura di Jujitsu ed una fettuccia di un paracadute, ha creato un modo per allenarsi che richiedeva un’attrezzatura minima ed era facile da trasportare. Alla fine, lui e la sua squadra SEAL hanno sviluppato centinaia di esercizi utilizzando questo pezzo di equipaggiamento. Il TRX sfrutta la gravità e il proprio peso corporeo, allenando forza, resistenza, equilibrio, flessibilità e core. A differenza di alcune attrezzature che si trovano nelle

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aterosclerosi

ATEROSCLEROSI – LA MALATTIA DEL SECOLO

L’aterosclerosi è la principale causa di malattia cardiovascolare a livello mondiale e, nonostante molti pazienti sopravvivano alle sindromi coronariche acute, essi possono subire alterazioni della funzionalità cardiaca che mettono le basi per l’insufficienza cardiaca. Nel corso dell’articolo, vedremo a la stretta relazione tra aterosclerosi e gli effetti benefici dell’esercizio fisico.   La dislipidemia e le radici eziologiche dell’aterosclerosi Uno sbilanciamento dei livelli delle lipoproteine sieriche può alterare l’omeostasi e portare allo sviluppo di condizioni patologiche che interessano il sistema cardiovascolare. Il termine dislipidemia è stato coniato per qualsiasi stato metabolico che denota questo squilibrio. Viene utilizzato per classificare diverse condizioni che interessano il metabolismo delle lipoproteine e che implica un aumentato rischio di malattia. L’infiltrazione subendoteliale di lipoproteine contenenti apoB, come quelle del colesterolo LDL, è alla base dei processi aterogenici. Se i livelli plasmatici di queste molecole sono elevati, vi è un aumentata probabilità di una loro infiltrazione e ritenzione all’interno della parete vascolare, dando il via alla formazione della placca aterosclerotica. Il termine aterosclerosi si riferisce all’accumulo di materiale grasso e/o fibroso nello strato più interno delle arterie, l’intima, e deriva dalla parola greca Atherè “pappa”, riflettendo l’apparenza del materiale che costituisce il core della tipica placca aterosclerotica.

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sindrome bandelletta ileo tibiale

SINDROME DELLA BANDELLETTA ILEO-TIBIALE: LE 4 FASI DEL TRATTAMENTO

La Sindrome della Bandelletta Ileo-Tibiale (SBIT) è una causa molto comune di dolore riferito sulla porzione laterale del ginocchio che colpisce di frequente la popolazione fisicamente attiva, specie quella atletica. Più precisamente, la SBIT è la seconda causa principale di dolore nei runners, rappresentando il 10% degli infortuni nelle discipline di corsa. Anche tra i ciclisti la sua incidenza presenta dati importanti. Infatti, circa il 15-24% degli infortuni da sovraccarico funzionale sono da attribuire proprio alla sindrome della bandelletta ileo-tibiale. Oltre ai runners ed ai ciclisti però, la SBIT colpisce, sebbene con minor frequenza, anche gli atleti di discipline di canottaggio, di sci, di calcio, basket, triathlon e hockey su prato. Il dolore causato da questa sindrome può irradiarsi prossimalmente o distalmente. Nei casi meno severi, il dolore comincia dopo una data distanza o tempo dall’inizio dell’esercizio e velocemente regredisce con la cessazione dell’attività. Come vedremo nel corpo di questo articolo, l’eziologia della SBIT è ancora oggetto di discussione. Nonostante ciò, verrà comunque proposto un approccio evidence-based per la risoluzione di questa condizione dolorosa distinto in 4 fasi a seconda della gravità della sintomatologia che caratterizza la sindrome stessa. Ma prima, alcuni doverosi cenni anatomici ed eziologici.   ANATOMIA DELLA

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mascherina e performance

LA MASCHERINA RIDUCE PRESTAZIONI E CAPACITÀ FISICHE

La mascherina potrebbe ridurre la performance e le capacità fisiche. A rivelarlo, i risultati di uno studio clinico, pubblicato sul British Journal of Sports Medicine.   LA DIFFUSIONE DELLE MASCHERINE Le raccomandazioni sull’uso delle mascherine facciali durante l’esercizio variano a livello globale. L’impatto fisiologico dell’uso di maschere facciali di uso comune, come quelle di stoffa, durante l’esercizio è, però, scarsamente compreso. Sono diversi gli studi che si sono susseguiti in questo periodo, lo scopo è stato sempre quello di comprendere le varie risposte fisiologiche e soggettive durante l’esercizio. La parola mascherine è un termine troppo generico, infatti, a seconda delle tipologie, queste possono recare diversi effetti. Ultimamente, c’è un’ampia diffusione di mascherine in tessuto e questo è dovuto al fatto che, essendo ormai inserite come parte del proprio outfit, si ricerca sempre di renderle più versatili e riutilizzabili. Ecco perché, nello studio che analizzeremo in questo articolo, parleremo dell’impatto fisiologico e soggettivo della mascherina in tessuto.     LO STUDIO Nel tentativo di colmare questa lacuna di conoscenza, i ricercatori hanno confrontato le prestazioni di 31 adulti sani, di età compresa tra 18 e 29 anni, mentre svolgevano un test da sforzo su un tapis roulant con il protocollo di Bruce.

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insufficienza cardiaca

ESERCIZIO FISICO ED INSUFFICIENZA CARDIACA: PASSATO, PRESENTE E FUTURO

Oggi affronteremo un tema scottante come l’Esercizio Fisico e l’Insufficienza Cardiaca, mettendo a disposizione del Laureato in Scienze Motorie alcune conoscenze e competenze necessarie al fine di ottimizzare il lavoro al meglio. Vedremo l’evoluzione dell’interazione tra insufficienza cardiaca (HF) ed esercizio fisico e al modo in cui la comunità scientifica lo ha gestito. Infatti, da un lato, l’HF è la principale causa di morbilità e mortalità con una prevalenza stabile dal 1998 in poi che varia tra il 6,3% e il 13,3%, l’1 e il 50% dei pazienti con HF con frazione di eiezione ridotta (HFrEF) muore entro 5 anni dalla diagnosi. Infatti, l’esercizio fisico è visto come uno strumento diagnostico e prognostico, nonché un intervento terapeutico nell’HF cronico. Nella comunità scientifica, l’esercizio in HF è un argomento caldo come mostrato nella Figura 1, che riporta il numero di articoli inclusi in PubMed cercando “esercizio e HF”.   Figura 1. Risultati PubMed alla ricerca di “esercizio fisico e insufficienza cardiaca”.   Più precisamente, la conoscenza, l’applicazione clinica e l’interesse della ricerca sulle interazioni reciproche tra esercizio fisico e HF hanno fasi diverse nella progressione dell’HF (Figura 2): Prima dell’inizio dell’HF (passato): l’esercizio fisico offre benefici protettivi nella prevenzione dell’HF (prevenzione primaria). Con HF presente:

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drop jump

DROP JUMP: STRATEGIE DI ESECUZIONE E UTILIZZO NELLA PREPARAZIONE FISICA

Quando si parla di preparazione fisica, non si può non considerare la metodica della pliometria che ha un ampio spettro di applicazione, dalla prevenzione infortuni sino ad arrivare al condizionamento degli aspetti di potenza, soprattutto per sport in cui sono presenti lanci, salti e sprint. Oltre a questi, sono da considerare anche gli aspetti di economia del gesto di corsa, tutto questo agendo e sfruttando il ciclo di allungamento-accorciamento (SSC).   IL CICLO ALLUNGAMENTO – ACCORCIAMENTO Andando a riassumere velocemente lo SSC, lo conosciamo come un evento in cui ad un’azione muscolare eccentrica rapida si sussegue una “isometric amortization phase” ed un accorciamento, quindi un’azione muscolare concentrica. Questo processo si traduce in un maggior output di potenza, una maggiore produzione di forza concentrica dovuta ad alcuni meccanismi, tra cui l’utilizzo di energia elastica ed attività muscolare riflessa. Il Countermovemt Jump, lo squat Jump, il vertical Jump e balzi su plinti sono esercizi pliometrici in cui vi è una produzione di forza verticale. Tra gli esercizi pliometrici possiamo annoverare il Drop Jump, un salto in caduta che ha una meccanica ed una natura totalmente differente rispetto agli esercizi precedentemente citati.   CHIAREZZA SULLA NOMENCLATURA: DROP E DEPHT JUMP Il Drop Jump

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cefalea da sforzo

CEFALEA DA SFORZO: DA COSA DIPENDE IL MAL DI TESTA DOPO L’ALLENAMENTO?

Ti è mai capitato, o conosci qualcuno a cui è capitato, di accusare mal di testa nel bel mezzo di un allenamento o dopo averlo terminato? Le persone possono sviluppare mal di testa dopo l’allenamento per una serie di motivi. Praticare esercizio fisico in situazioni di calore o di umidità significativi, sbalzi barometrici, altitudine, tensione muscolare, così come il consumo di caffeina o alcol, o l’ipoglicemia stessa associata all’esercizio, possono essere alcune delle possibili cause. Oltre ad esaminare quali potrebbero essere i fattori scatenanti, in questo articolo troverai non solo le diverse opzioni di trattamento, ma anche, e soprattutto, quando sarebbe necessario consultare un medico.   Cefalea da sforzo: primaria o secondaria? I medici dividono il mal di testa da sforzo in due categorie. Il mal di testa da sforzo primario non è generalmente dannoso, non è correlato a problemi non diagnosticati e spesso può essere prevenuto con i farmaci. La cefalea da sforzo secondaria deriva da un problema non diagnosticato che di solito è grave, all’interno del cervello (come sanguinamento o tumore) o al di fuori del cervello (come la malattia coronarica). Il mal di testa da sforzo secondario può richiedere cure mediche urgenti. Il primo tipo di cefalea è quello

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strappo addominale

LO STRAPPO ADDOMINALE: PREVENIRLO GRAZIE AL MOVIMENTO CONSAPEVOLE

Dopo una panoramica sulle tipologie di lesione muscolare e le indicazioni sulla terminologia più consona da adottare, in questo articolo si approfondirà lo strappo muscolare addominale e come agire per prevenirlo, affidandosi anche al movimento consapevole.   LESIONE MUSCOLARE: UN QUADRO GENERALE La lesione muscolare è per definizione un infortunio che può colpire qualunque muscolo del nostro corpo, andando di fatto a creare un danno alla struttura della fibra muscolare. Le lesioni muscolari, tradizionalmente, sono state classificate come dirette o indirette. Le lesioni muscolari indirette sono tipicamente localizzate vicino a una giunzione miotendinea (myotendinous junction – MTJ), prossimalmente o distalmente, o all’interno di un tendine intramuscolare. Sono state anche descritte su ecografia e risonanza magnetica come coinvolgenti la periferia di un muscolo (per esempio, epimisio, fascia). È stato anche dimostrato che l’età del paziente influenza la localizzazione delle lesioni muscolari. Al contrario, le lesioni muscolari dirette sono localizzate dove avviene il contatto. Queste sono state classificate in base ai segni clinici. Se il muscolo è contratto al momento dell’impatto, l’energia viene assorbita meglio e di conseguenza si osservano meno danni istologici. La dimensione delle lesioni muscolari dirette non è ben correlata con i segni clinici e la compromissione funzionale, e

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esercizi di pilates contro l ansia

PILATES: L’ARMA CONTRO L’ANSIA

Leo Buscaglia diceva: “L’ansia non ci sottrae il dolore di domani, ma ci priva della felicità di oggi”. Sei d’accordo con me? È ormai dimostrato che l’esercizio fisico gioca un ruolo fondamentale per la gestione dello stress psicologico, in quanto può prevenire e ridurre i sintomi di ansia. Dunque, è fondamentale, non solo per la salute del corpo, ma anche per quella dell’anima: offre una sana valvola di sfogo allo stress, modifica la biochimica del cervello, migliorando così lo stato di benessere generale. Per questo motivo l’attività fisica dovrebbe essere parte di qualunque trattamento per la cura dell’ansia. Facciamo un passo indietro e capiamo cos’è e da dove nasce l’ansia…   DA COSA NASCE L’ANSIA? Se vivi spesso stati d’ansia e pensi di essere sfortunato e anormale per sua causa, sappi che non devi assolutamente sentirti tale e la ragione è semplice: l’ansia è innata e fa parte della natura umana; non è che la normale risposta del nostro organismo quando si prepara ad affrontare ciò che viene percepito come pericoloso, quindi nel momento in cui abbiamo la sensazione di essere vulnerabili, pur senza saperne il motivo. Quando essa è moderata può risultarci utile, perché ci allerta di fronte a

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allenarsi a casa

ALLENARSI A CASA E CON POCA ATTREZZATURA: CONSIGLI E METODI DI ALLENAMENTO DURANTE IL LOCKDOWN

Il periodo storico che stiamo vivendo ha avuto un terribile impatto su tutti gli atleti. In particolare, i non agonisti hanno dovuto interrompere i loro allenamenti data la chiusura di tutte le palestre e centri fitness. Gli atleti impegnati in allenamenti di endurance outdoor (ciclismo, corsa) non hanno subito grandi cambiamenti, ma tutti coloro impegnati in allenamenti con sovraccarichi hanno subito un brusco stop e questo aspetto è stato per tutti davvero difficile da affrontare. Anche noi, Coach di Training Lab Fitness Center, siamo stati costretti ad interrompere le Programmazioni annuali per le nostre Classi, nonché per i nostri clienti, e non è per niente facile continuare a cercare la metodologia più efficace per evitare o ritardare il detraining da parte dei nostri atleti, lo ammettiamo. Tuttavia, credo fortemente che il laureato in Scienze Motorie abbia il dovere e le competenze per affrontare anche queste condizioni ed aiutare il più possibile il proprio cliente. Ecco perché questo breve articolo ha lo scopo di fornire dei consigli pratici a Coach e laureati in Scienze Motorie, per continuare a svolgere esercizio fisico e mantenere un buono stato di salute dei propri clienti nonostante le palestre chiuse.   SPUNTI PRATICI PER GLI ALLENATORI

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L’IMPATTO DEL CICLO MESTRUALE SULLA PERFORMANCE ATLETICA: UNA REVISIONE NARRATIVA

Elementi di fisiologia unici nel sesso femminile, come la fluttuazione delle concentrazioni degli ormoni sessuali durante le diverse fasi del ciclo mestruale, possono essere un punto importante per ottimizzare la performance e per garantire la salute delle atlete. La maggior parte della ricerca nel campo della scienza sportiva è stata condotta su uomini e le scoperte in questi ambiti sono state applicate impropriamente anche alle donne. Analizzare l’impatto delle fasi del ciclo mestruale sulla performance fisica è una componente significativa, necessaria per sviluppare evidenze anche sul genere femminile. Lo sviluppo di questa base di evidenze potrebbe migliorare le conoscenze su come il ciclo mestruale può influenzare le atlete e su come l’allenamento, il recupero ed i programmi di monitoraggio delle atlete possono essere realizzati considerando la fase del ciclo mestruale. In questa revisione verrà quindi esaminato l’impatto del ciclo mestruale sulla percezione della performance e sui dati oggettivi misurati nella popolazione atletica femminile.   Breve ripasso sulla fisiologia del ciclo mestruale La riproduzione umana dipende dall’integrità di un sistema di segnali endocrini e paracrini ed essendo un processo complesso, dipendente da diverse variabili ed esposto a diverse azioni, reazioni ed interferenze, la sequenza del ciclo mestruale è, in generale,  particolarmente

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dolore al collo cause

LE CAUSE DEL DOLORE AL COLLO NON HANNO A CHE FARE CON UNA CATTIVA POSTURA

Se soffri di dolore al collo, non sei il solo. Il dolore cervicale è, infatti, una delle principali cause di disabilità in tutto il mondo e la sua insorgenza è aumentata notevolmente negli ultimi 25 anni. La percentuale di risorse sanitarie, spese per chi soffre di dolore al collo, sta aumentando rapidamente. Questa sofferenza si riscontra già nei bimbi, aumenta durante l’adolescenza ed entro i 18 anni, la prevalenza del dolore al collo, equivale ai livelli degli adulti. Questi disturbi sembrerebbero più comuni nelle donne e sono stati associati a diversi fattori biopsicosociali, come depressione e stress. Inoltre, ci sono altri fattori che incidono, quali il maggiore utilizzo del computer, lo stile di vita, fino ad arrivare alle cosiddette comorbidità (coesistenza di altre patologie) come il mal di schiena.   MA TRA QUESTI FATTORI, QUANTO INCIDE LA POSTURA? La posizione del collo, in particolare in posizione seduta, è considerata un fattore importante che contribuisce allo sviluppo e alla persistenza del dolore cervicale e del mal di testa. Coerentemente con questo, la posizione del collo è comunemente presa in considerazione dai clinici per prevenire e ridurre questi dolori. La posizione del collo sul piano sagittale, in posizione seduta, è stata sempre

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comportamento sedentario e pandemia

COMPORTAMENTO SEDENTARIO IN TEMPO DI PANDEMIA, IL RUOLO DEL LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE

Il comportamento sedentario è definito come qualsiasi attività statica, come sdraiarsi o sedersi, caratterizzata da un dispendio energetico inferiore a 1,5 METS oppure svolgere meno di 10mila passi giornalieri. La pandemia ha esacerbato una condizione che era già abbastanza critica. Le statistiche dell’Oms mostrano che un adulto su quattro e quattro adolescenti su cinque non svolgono abbastanza attività fisica. A livello globale si stima che questo costo sia 54 miliardi di dollari in assistenza sanitaria diretta e altri 14 miliardi di dollari in perdita di produttività. In Italia il 72% dei cittadini non si muove per niente. L’Italia risulta terzultima, prima di Portogallo e Malta, per numero di persone (75%) che non si dedica nemmeno ad “altre forme di attività fisica” come l’utilizzo urbano della bicicletta, il giardinaggio e il ballo. L’inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità a livello mondiale e causa il 6% di tutti i decessi. E’ superato soltanto dall’ipertensione sanguigna (13%) e dal consumo di tabacco (9%) e si attesta allo stesso livello di rischio dell’iperglicemia (6%). Circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno perché non sono abbastanza attive [1] [2].   Le cause principali del comportamento sedentario La diminuzione dell’attività

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stress e alimentazione

STRESS E ALIMENTAZIONE: COME COMBATTERE LO STRESS A TAVOLA

In che modo gli alimenti possono aiutare a ridurre lo stress? In questo articolo vedremo come è possibile combattere e ridurre le conseguenze dello stress a tavola, grazie ad una corretta alimentazione!   Il termine stress è ormai entrato nel nostro vocabolario e non indica di certo situazioni piacevoli e rilassanti, tutt’altro. Lo stress fa riferimento a condizioni che generano ansia, incapacità di adattamento, agitazione e preoccupazione. Il risultato che ne deriva sarà instabilità, turbamento ed inadeguatezza. Sicuramente la società attuale e le sue tempistiche non facilitano affatto questa situazione, anzi ne sono certamente la causa. Il problema più grande è che lo stress può sfociare in vere e proprie patologie, sempre più diffuse nei tempi attuali. Cosa fare per risolvere questo problema, almeno in parte? L’esercizio fisico ci da una grande risposta a questa domanda, ma non è il solo. Vi propongo oggi la mia visione “alternativa” alimentare per combattere lo stress… a tavola!   FISIOLOGIA DELLO STRESS Conosciamo benissimo le 3 reazioni allo stress: Reazione di allarme; Resistenza o adattamento; Esaurimento. Queste reazioni permettono di rispondere agli stressor e di avere, quindi, l’energia a sufficienza per affrontarli, con lo scopo di tornare al più presto al normale equilibrio fisiologico, all’omeostasi

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allenamento resistenza nel calcio

ALLENARE LA RESISTENZA NEL CALCIO: IL METODO 10-20-30

Il calcio e le sue richieste energetiche Il calcio è uno sport intermittente, caratterizzato da circa 1200 cambi di attività aciclici e imprevedibili (uno ogni 3-5 secondi), tra i quali sono compresi 30-40 sprint, più di 700 cambi di direzione e 30-40 tackles e salti. A queste dinamiche, chiaramente, si aggiungono altre azioni intense che lo sport in questione richiede, come ad esempio le decelerazioni, i tiri in porta, i contrasti, i passaggi, etc. Tutti questi gesti non fanno altro che aumentare lo stress fisico imposto ai giocatori durante il match. Ma parliamo di velocità. È stato visto che i giocatori d’élite solitamente eseguono 2-3 km di corsa a più di 15 km/h e 0.6 km di sprint a più di 20 km/h. Per di più, pare che le squadre che sono solite dimostrare un decremento della distanza totale coperta in sprint durante il match siano anche le squadre meno vincenti. Conclusione: l’abilità nell’eseguire attività ad alta intensità durante una partita è davvero fondamentale. Il decremento nella velocità di corsa ad alta intensità è chiaramente dovuto all’insorgenza della fatica, la quale si manifesta principalmente nel secondo tempo. Qui si registra un’intensità di corsa tra il 20% ed il 40% minore

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neuroma di morton

NEUROMA DI MORTON: CAUSE SINTOMI ED ESERCIZI UTILI AL TRATTAMENTO DI QUESTA PATOLOGIA

Hai mai sentito parlare del neuroma di Morton? Chi colpisce? Quale sintomatologia lo contraddistingue? Qual è l’utilità del laureato in Scienze Motorie? Continua a leggere questo articolo e scopriamo insieme di cosa si tratta.   COS’E’ IL NEUROMA DI MORTON? Il neuroma di Morton (MN) è una nevralgia intermetatarsale del piede. Si tratta di una patologia degenerativa di un nervo plantare, situata a livello dell’avampiede, in corrispondenza dello spazio fra le teste metatarsali, ove il nervo si divide nei due nervi digitali per le due dita vicine corrispondenti. Si viene a determinare un progressivo aumento di diametro del nervo stesso che prende l’aspetto di una dilatazione fusiforme “a fiasca”, per la progressiva proliferazione di tessuto fibroso al suo interno, con assottigliamento e lesione delle fibre nervose. Una percentuale significativa di soggetti ricorre ad intervento chirurgico! È la seconda neuropatia compressiva più comune, dietro la sindrome del tunnel carpale.   QUALI SONO LE CAUSE DEL NEUROMA DI MORTON? Le cause possono essere diverse, l’ipotesi maggiormente condivisa sostiene che la fibrosi derivi da uno stress meccanico, una sorta di sfregamento, a carico di un nervo interdigitale e delle ossa metatarsali ai suoi lati. Questo continuo sfregamento determina la formazione, attorno al nervo,

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prevenzione infortunio sportivo

LO STRENGTH&CONDITIONING COACH E LA PREVENZIONE INFORTUNI NELLO SPORT: STRATEGIE OPERATIVE E ORGANIZZATIVE

L’infortunio sembra essere da sempre l’incubo che attanaglia sportivi e atleti, sia a livello amatoriale che a livello agonistico. L’assenza dall’allenamento e dalle competizioni è un qualcosa che spaventa. Se per uno sportivo questo ha delle ripercussioni sia a livello fisico che psicologico, per le società sportive significa avere una perdita sia economica che di “potenziale umano e atletico” all’interno di un team che si accinge ad affrontare delle competizioni. Anche per l’infortunio vi sono differenze nella gestione, a seconda se abbiamo davanti un atleta agonistico che ha una predisposizione maggiore ad affrontare difficoltà, grazie ad motivazione più alta, o un atleta amatoriale. Cosa può e cosa deve fare uno S&C Coach?   IL RUOLO DELLO STRENGTH&CONDITIONING COACH Secondo una delle ultime conferenze della National Strength&Conditioning Association, gli infortuni possono essere di diversa natura, quindi: Muscolari Tendinei Legamentosi Fasciali Ossei Solo rileggendo l’elenco sopracitato possiamo capire quanto complessa sia la gestione di una prevenzione infortuni, in quanto è necessario interfacciarsi con più figure professionali, evitando situazioni di scarico di responsabilità su fisioterapisti, osteopati, nutrizionisti e tutti coloro che lavorano nell’ambito dello Sports Medicine. Uno Strength Coach, o preparatore atletico, ha l’obbligo di agire tramite: la programmazione; lo stile di vita

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stretching

LO STRETCHING: TECNICHE, EFFETTI, BENEFICI E LIMITI

Con il termine stretching ci si riferisce ad una modalità di allenamento volta ad allungare il muscolo attraverso differenti tecniche di somministrazione. Oggigiorno, sembra dato per scontato il suo effetto positivo sulla flessibilità all’interno dei più disparati programmi di allenamento, soprattutto delle sale fitness, ma anche a livello sportivo. Nonostante questo, lo stretching, come qualsiasi altra metodica di allenamento, ha dei parametri che possiamo misurare, valutare, somministrare a seconda del soggetto che abbiamo di fronte. Oltre a chiederci “perché sto inserendo lo stretching” se a leggere siete dei coach, oppure “perché sto facendo stretching” se foste dei liberi praticanti, dovremmo domandarci alcune altre cose fondamentali: intensità, durata, frequenza, tipologia. Come posso manipolare queste variabili affinché quello che sto facendo o somministrando abbia il massimo effetto? Ma soprattutto, di quale effetto sto parlando? L’articolo vuole cercare di dare una risposta proprio a queste domande, ma prima di tutto, dobbiamo conoscere queste variabili: Per intensità si intende la valutazione soggettiva della tolleranza umana allo stretching, utilizzando i criteri di dolore o disagio; Per durata si intende il tempo speso durante una sessione all’allungamento muscolare; Per frequenza si intende le sessioni a settimana utilizzate per lo stretching; Per tipologia si intende in quale

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sindrome metabolica ed esercizio fisico

ESERCIZIO FISICO E SINDROME METABOLICA, UNA OVERVIEW ALTAMENTE PROFESSIONALIZZANTE CHE IL LAUREATO IN SCIENZE MOTORIE DOVREBBE SAPERE

La sindrome metabolica è un raggruppamento di obesità, diabete, iperlipidemia ed ipertensione arteriosa che si verifica con una frequenza crescente nella popolazione globale odierna. Sebbene vi siano alcune controversie su i suoi criteri diagnostici, ad oggi, le best practice per combatterla sono orientate verso la pratica continua di esercizio fisico controllato ed ad personam. Inoltre, lo stress ossidativo, definito come squilibrio tra la produzione e l’inattivazione di specie reattive dell’ossigeno, ha un ruolo fisiopatologico importante in tutte le componenti di questa patologia. Lo stress ossidativo e la conseguente infiammazione inducono la resistenza all’insulina che, probabilmente, collega i vari componenti di questa malattia. Rivediamo brevemente il ruolo dello stress ossidativo come componente principale della sindrome metabolica e, poi, discutiamo l’impatto dell’esercizio su questi percorsi fisiopatologici. In aggiunta, vedremo l’effetto dell’esercizio fisico nel ridurre l’infiammazione indotta dai grassi e come agisce sulla pressione sanguigna. LA SINDROME METABOLICA La sindrome metabolica (SM) descrive una costellazione di ipertensione, diabete e dislipidemia causata dall’obesità addominale ed è stata anche variamente chiamata sindrome X, sindrome da insulino-resistenza e quartetto mortale. I criteri diagnostici per la SM sono stati stabiliti da diverse organizzazioni con lievi variazioni in questi criteri (Tabella 1). L’aumento globale della prevalenza della SM,

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IL RUOLO INTEGRATIVO DI LEPTINA, ESTROGENI ED INSULINA NEL CANCRO AL SENO ASSOCIATO ALL’OBESITÀ: I POTENZIALI EFFETTI DELL’ESERCIZIO FISICO

Il cancro al seno è la forma più comune di cancro nelle donne a livello mondiale. L’obesità è un fattore di rischio per questo tipo di cancro nelle donne in postmenopausa e contribuisce al 9% delle morti per cancro al seno nel mondo. Un’elevata adiposità potrebbe promuovere lo sviluppo e la progressione del cancro nelle donne in postmenopausa attraverso diversi meccanismi, tra cui un aumentato livello delle concentrazioni circolanti di estrogeni e/o insulina e IGF (fattore di crescita insulino simile). Questo articolo avrà come focus il ruolo della leptina nello sviluppo e nella progressione del cancro al seno postmenopausa, descriverà le interazioni chiave con gli estrogeni e la famiglia dell’insulina e discuterà l’influenza dell’esercizio fisico su queste interazioni.   Il ruolo del tessuto adiposo nel rischio di cancro al seno Il grasso corporeo è considerato un marker rilevante nel rischio di cancro al seno in donne in postmenopausa, anche se i principali meccanismi fisiologici che li collegano non sono ancora ben chiari. La circonferenza vita, indipendentemente dal BMI, è stata infatti associata positivamente al rischio di cancro al seno. Diverse vie biologiche interconnesse potrebbero mediare l’associazione tra l’adiposità, soprattutto viscerale, ed il cancro al seno nel postmenopausa e comprenderebbero gli

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monitoraggio dello state-stress negli atleti

GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO DELLO STATE-STRESS PER GLI ATLETI

Negli ultimi decenni, atleti, allenatori e laureati in Scienze Motorie hanno cercato di trovare metodi creativi ed innovativi per migliorare la qualità e la quantità dell’allenamento degli atleti. Questi sforzi hanno affrontato costantemente barriere, tra cui l’overtraining, la fatica, gli infortuni, le malattie ed il burnout. I limiti fisiologici e psicologici suggeriscono la necessità di una ricerca che affronti la prevenzione del sovrallenamento, massimizzi il recupero e gestisca con successo la linea sottile tra carichi di allenamento elevati ed eccessivi. Con il seguente articolo si vuole, oltre analizzare lo scenario attuale nel quale si trova a lottare il mondo dello sport per emergere, offrire spunti pratici per il monitoraggio dello state-stress negli atleti, prima di incorrere in overtraining e dropout.   Uno sguardo sullo scenario sportivo attuale Dalle ultime indagini, gli studiosi hanno riscontrato con maggior frequenza dei segnali di “intolleranza” da parte dei giovani, non solo verso il sistema sociale e scolastico, ma per vari aspetti anche verso il sistema sportivo, che ormai sono plasmati su modelli non più compresi e, anzi, respinti con una accentuazione delle differenze generazionali. Una prima spiegazione è che c’è sempre più voglia di riacquistare la propria libertà e la visione di uno sport

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pubalgia nei calciatori

ESERCIZI(O) PER LA PREVENZIONE DELLA PUBALGIA NEI CALCIATORI

COSA SI INTENDE PER PUBALGIA Per pubalgia, o dolore all’inguine, si intende qualsiasi sintomo clinico, riportato dal paziente, localizzato intorno all’area inguinale-pubica-adduttoria, il quale influenza le attività sportive e/o interferisce con le normali attività quotidiane e che, per tali ragioni, richiede l’attenzione medica. La pubalgia rappresenta rispettivamente il 4-19% ed il 2-14% di tutti gli infortuni nel calcio professionistico maschile e femminile. In parole più semplici, un atleta su 5 incorre in questo tipo di infortunio. Negli atleti l’insorgenza di tali sintomi è molto comune, ma difficilmente risolvibile. Infatti, è proprio la presenza di numerose strutture anatomiche nell’area pubica che rende complicato il discriminare la vera origine del dolore pubico.   EZIOPATOGENESI La “1st World Groin Pain Conference” svolta a Doha nel Novembre del 2014 ha emanato una classificazione della pubalgia spalmata, per gli atleti, principalmente in tre categorie: dolore relativo agli adduttori, all’ileopsoas, all’inguine e al pube; dolore relativo all’anca; altre cause di pubalgia negli atleti. La pubalgia, soprattutto quella cronica, ha però una patogenesi multifattoriale. Infatti, in alcuni casi, sono diverse le patologie che concorrono alla comparsa di dolore alla zona pubica, proprio perché quest’ultima è ricca di strutture anatomiche. “Vabbè, ma quante saranno mai queste possibili cause

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