LO STRENGTH&CONDITIONING COACH E LA PREVENZIONE INFORTUNI NELLO SPORT: STRATEGIE OPERATIVE E ORGANIZZATIVE

Data:

18/03/2021

Indice degli argomenti

L’infortunio sembra essere da sempre l’incubo che attanaglia sportivi e atleti, sia a livello amatoriale che a livello agonistico.

L’assenza dall’allenamento e dalle competizioni è un qualcosa che spaventa. Se per uno sportivo questo ha delle ripercussioni sia a livello fisico che psicologico, per le società sportive significa avere una perdita sia economica che di “potenziale umano e atletico” all’interno di un team che si accinge ad affrontare delle competizioni.

Anche per l’infortunio vi sono differenze nella gestione, a seconda se abbiamo davanti un atleta agonistico che ha una predisposizione maggiore ad affrontare difficoltà, grazie ad motivazione più alta, o un atleta amatoriale.

Cosa può e cosa deve fare uno S&C Coach?

 

IL RUOLO DELLO STRENGTH&CONDITIONING COACH

Secondo una delle ultime conferenze della National Strength&Conditioning Association, gli infortuni possono essere di diversa natura, quindi:

  • Muscolari
  • Tendinei
  • Legamentosi
  • Fasciali
  • Ossei

Solo rileggendo l’elenco sopracitato possiamo capire quanto complessa sia la gestione di una prevenzione infortuni, in quanto è necessario interfacciarsi con più figure professionali, evitando situazioni di scarico di responsabilità su fisioterapisti, osteopati, nutrizionisti e tutti coloro che lavorano nell’ambito dello Sports Medicine.

Uno Strength Coach, o preparatore atletico, ha l’obbligo di agire tramite:

  • la programmazione;
  • lo stile di vita dell’atleta;
  • la collaborazione con il reparto Sport Medicine.

Con il termine programmazione andiamo ad intendere il “lavoro reale”, ovvero la stesura di una periodizzazione della forza, attraverso fasi di allenamento distinte a seconda del periodo in cui è necessario raggiungere un picco di forma.

 

  • ANALISI GENERALE

La fase che viene definita generale è quel periodo in cui andremo a ricorrere a programmi adatti a prevenire lesioni e traumi. Sia chiaro, non è questa la fase in cui è necessario mettere legna al fuoco, ma quest’ultima deve sempre (seppure in maniera minore) seguire il concetto di specificità legato allo sport praticato.

Come spesso scrivo e dico non bisogna fare “tutto”, ma bisogna somministrare il necessario, quello che serve al nostro atleta o al nostro team.

Nella stesura di un programma mi ha sempre aiutato quella scaletta di domande:

  1. Qual è la probabilità di infortunio all’interno dello sport che alleno?
  2. In quale tratto può avvenire l’infortunio?
  3. Quali atleti del mio team hanno una maggiore probabilità di infortunarsi?
  4. Quale può essere il mio intervento?

Sembrerà banale, ma questa sequenza mentale, che suggerisco di mettere nero su bianco, può essere d’aiuto nell’inizio di una programmazione per la prevenzione infortunio.

Avere un block notes, un foglio di appunti digitale o cartaceo ci permette di avere un focus e di non perderlo quando ci accingiamo a scrivere sedute di allenamento.

Vorrei, inoltre, aggiungere che non possiamo sapere tutte le variabili e situazioni di uno sport, soprattutto quando abbiamo poca esperienza alle spalle, pertanto affidarsi a mentori e ad evidenze scientifiche, come ricerche sulla epidemiologia dell’infortunio, può essere l’arma vincente nella fase iniziale di programmazione.

 

  • ANALISI SPECIFICA

Quello scritto sino ad ora, per quanto concerne la programmazione, possiamo definirla un’analisi generale, una fase iniziale che si evolve nell’analisi specifica dell’atleta. A questo punto possiamo, ancora una volta, voltare la pagina del nostro block notes e appuntarci una seconda scaletta di domande che vanno a formare un’analisi specifica del singolo atleta:

  1. Qual è la predisposizione all’infortunio?
  2. In quale periodo o situazione dell’evento vi è una maggiore propensione all’infortunio?
  3. Qual è la storia precedente dell’atleta riguardo a traumi o lesioni?
  4. L’atleta proviene da un infortunio?
  5. Se sì, acuto o cronico?

In questo caso, siamo davanti ad una analisi specifica dell’atleta e quindi iniziamo ad organizzare il lavoro per renderlo il più individualizzato possibile. Questo, oltre ad ottimizzare le tempistiche di lavoro, ci permette di lavorare sull’essenzialità di un programma.

Nota bene, “dobbiamo proporre quello che serve, non tutto!”

Questo secondo passaggio diventa essenziale quando alleniamo un gruppo o un team di atleti, in quanto, negli sport di squadra, la componente tecnico-tattica assume un fattore preponderante nel percorso di allenamento annuale.

Oltre a questi fattori, una mente, un lavoro ed un Coach organizzato sono certamente più apprezzati e stimati da dirigenti, Staff e atleti e questo non può che essere un’arma in più professionalmente parlando.

La programmazione non può essere soltanto quello che scriviamo in tabelle e sessioni, a mio avviso il termine programmare sottintende un lavoro di costante visione e aggiornamento.

Mi spiego meglio, il fatto che gli allenamenti siano suddivisi in mesocicli, microcicli e sessioni è perché questi devono essere facilmente visionabili e modificabili qualora vi fossero errori, imprevisti o cambi di programma.

Una programmazione è modificabile nel tempo e  questo presuppone il fatto che, oltre al lavoro puramente pratico e da campo, vi è la necessità di un lavoro intellettuale e di aggiornamento costante a cui segue un miglioramento dell’azione e quindi del programma stesso.

 

STILE DI VITA DELL’ATLETA

Uno S&C Coach non può e non deve fare riferimento soltanto a quello che vede, analizza e valuta sul campo e nella sala pesi, ma deve essere a conoscenza e valutare anche quello che avviene al di fuori.

Mai come nell’ultimo periodo questo aspetto è risultato così evidente. Tutti abbiamo provato sulla nostra pelle cosa significa vivere in una situazione di pandemia e lockdown e tutti abbiamo capito a cosa può portare un periodo di elevato stress sia a livello emozionale che a livello fisico.

Valutare lo stress di un atleta attraverso questionari (vedi POMS), attraverso software e applicazioni per l’HRV, la qualità del sonno o attraverso un diario nutrizionale risulta essere di fondamentale importanza per la riuscita del programma di lavoro e per prevenire l’infortunio.

Anche in questo ambito è necessario interfacciarsi con figure professionali diverse come nutrizionisti che, elaborando un piano nutrizionale e di integrazione ottimale, possono ottimizzare gli adattamenti ricercati con le sedute di allenamento.

D’altro canto, può scongiurare l’assunzione di integratori errati dannosi per il recupero e la salute dei nostri atleti.

 

SPORT MEDICINE STAFF

Una frequente collaborazione con figure professionali sanitarie e parasanitarie è obbligatoria per evitare traumi e infortuni, per la prevenzione ed il recupero dall’infortunio.

Recenti sono alcuni studi, ad esempio sulla prevenzione ed il return to play dopo traumi alla caviglia, che necessitano di un intervento interdisciplinare tra Strength Coach e osteopata. Quest’ultimo si occupa di portare in una situazione di equilibrio i sistemi corporei, diminuendo il carico allostatico e lavorando sui disturbi muscoloscheletrici, anche attraverso la manipolazione.

La medicina sportiva e diagnostica ha avuto una forte evoluzione nel tempo. Quindi sapere leggere un’ecografia, una radiografia e sapersi rapportare con tali figure professionali è una competenza o conoscenza che deve far parte del bagaglio di un Laureato in Scienze Motorie.

 

MITI E LEGGENDE

La prevenzione infortunio, ma soprattutto l’allenamento della forza per la prevenzione infortunio, ha avuto nel corso degli anni un grande risvolto che ha portato a sfatare alcuni miti e leggende in materia di injuries prevention.

Quando si parla di forza non possiamo e non dobbiamo fare riferimento soltanto ad un allenamento con sovraccarico, svolto per migliorare la capacità fisica condizionale per eccellenza.

Per allenamento, o meglio, periodizzazione della forza, dobbiamo intendere anche l’allenamento pliometrico o eccentrico che sono essenziali per quanto concerne la prevenzione.

Proprio per questo oltre a sapere cosa fare, è necessario sapere cosa non fare.

Già questo passaggio o presa di coscienza potrebbe essere essenziale nella riuscita di un programma.

Siamo proprio sicuri che allenamenti in instabilità, tavolette propriocettive e suspension training siano metodiche e tools vincenti per prevenire una distorsione alla caviglia o una Low back Pain in un atleta?

Quando si parla di prestazione, ma in generale quando si parla di atleti, non dobbiamo dimenticare che un gesto tecnico o atletico è un’orchestra composta da vari strumenti musicali tra questi il sistema nervoso centrale, il sistema muscolo-scheletrico, il sistema linfatico e fasciale, il sistema di idratazione, la dinamica dei fluidi ed anche la propriocezione.

Ecco perché, per prevenire un infortunio, non può bastare eseguire 5 serie di 8 Squat su una Bosu o creare instabilità all’interno dell’esecuzione di un gesto.

 

AGIRE IN MANIERA INTEGRATA

All’interno di una prevenzione infortuni è necessario agire in maniera integrata. Questo significa fare il più possibile riferimento a gesto atletico ed allo sport, ponendo quindi l’enfasi sulla specificità dello sport e sulle weakness dell’atleta.

In questo modo la scelta dell’esercizio sarà più coerente e razionale possibile.

Un esempio pratico che mi viene in mente è un esercizio che ha assunto negli ultimi tempi un’importanza, a mio avviso, sopravvalutata: il plank.

Andando ad analizzare questo esercizio possiamo fare le seguenti considerazioni.

  • La posizione di esecuzione non è assolutamente simile alla maggior parte delle posizioni assunte in una situazione sportiva. Non conosco nessuno sport che viene eseguito in una posizione decubito prona.
  • La modalità di contrazione, ovvero isometrica, non è un tipo di contrazione esistente all’interno di uno sport.
  • Il principio di progressione del carico è pressoché inesistente, tranne aumentando i tempi di esecuzione.

È davvero un esercizio di cui non possiamo farne a meno?

A mio avviso abbiamo svariati esercizi che si adattano meglio alla pratica sportiva di un atleta.

Essere uno S&C Coach, così come stilare un programma di prevenzione infortuni, è un percorso complesso in cui i dettagli e soprattutto un ordine mentale adeguato fanno la differenza.

Questo articolo vuole essere un incentivo ad abbandonare mode e leggende in favore di un allenamento pensato, razionale e adattato al soggetto e alla pratica sportiva di quest’ultimo, oltre a mettere nero su bianco alcune strategie utilizzate nella Strength Division e di Training Lab Italia, all’interno della pratica lavorativa quotidiana.

 

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Stefano Auletta
Note sull’autore

 

BIBLIOGRAFIA

Barrack, M., Fredericson, M., Dizon, F., Tenforde, A., Kim, B., Kraus, E., … & Nattiv, A. (2021). Dietary Supplement Use According to Sex and Triad Risk Factors in Collegiate Endurance Runners. The Journal of Strength & Conditioning Research, 35(2), 404-410.

Stecco, C., & Day, J. A. (2010). The fascial manipulation technique and its biomechanical model: a guide to the human fascial system. International journal of therapeutic massage & bodywork, 3(1), 38.

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