Weightlifting e Genetica? In parte sì, grazie

Data:

05/06/2017

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Agosto 2016, Olimpiadi di Rio. Come quattro anni prima e otto prima ancora e così via, sei davanti la tv a guardare quelle prestazioni da sogno, performance d’eccellenza. Fai il giro delle discipline, finché non è ora dei pesisti: una pedana, un bilanciere, dischi colorati e una potenza da brividi. Percepisci dietro lo schermo la tensione prima della salita in pedana, l’esplosione di emozioni per un’alzata valida o una fallita, pensi a quanto immane sforzo per anni e anni per arrivare lì sopra e come ci si gioca tutto in una manciata di secondi… ma andiamo avanti.

Oltre a una vita di sacrifici, alti e bassi, tenacia, costanza, e mille altre cose… cosa c’è anatomicamente sotto quelle tutine attillate e vivaci che indossano questi atleti?

Sappiamo bene che a livello muscolare viene fatta di base una distinzione tra tipi di fibre, essenzialmente divise in fast-twitch (tipo II) o bianche caratterizzate appunto da una contrazione rapida, un diverso utilizzo di substrati energetici, minor capillarizzazione e tutto ciò che ne deriva; e al contrario slow-twitch (tipo I) o rosse.

Riguardo la pesistica olimpica o weightlifting, questa è caratterizzata in larga parte dalla potenza, quindi non solo da un lavoro con sovraccarico inteso come forza. I powerlifters ad esempio invece eseguono esercizi caratterizzati nettamente dalla forza, ma a bassa velocità, risultante dunque in bassa potenza.

È scontato che i metodi di allenamento saranno differenti in base allo scopo da raggiungere, ricercando un adattamento muscolare specifico. I weightlifters sono costantemente sottoposti ad esercizi contro resistenza ad alta velocità. Tornando ai tipi di fibre, sappiamo che atleti praticanti sport di forza e potenza hanno una percentuale di fast-twitch maggiore rispetto ad atleti di sport di endurance, ed è proprio qui che ci approcciamo all’argomento genetica e “predisposizione”. Nonostante il muscolo scheletrico sia piuttosto plastico, adattabile al tipo di richiesta funzionale che influenza il sistema neurale, endocrino e dunque morfologia e fisiologia del muscolo stesso, ci sono alla base fattori genetici che dettano legge. Gli atleti che si allenano con sovraccarico presentano una percentuale di fast-twitch oscillante tra 53 e 60% in rapporto alle slow-twitch, cifra che però non si discosta in maniera eclatante rispetto ad individui non allenati.

Allora qual è il trucco? La sezione.

La larghezza delle fast-twitch in questi 2 atleti è considerevolmente maggiore. Studi precedenti però raggruppavano indifferentemente weightlifters, powerlifters, body builders e in genere atleti che si allenano con sovraccarico come accennato sopra. Quello che ora nello specifico ci interessa è la composizione muscolare nei weightlifters e la relazione tra questa e la performance, proprio per il discorso fatto il precedenza sulla potenza.

Altro elemento che è stato preso in considerazione oltre al tipo di fibre è la titina, proteina che nel sarcomero si estende dalla linea Z alla linea M. La titina strutturalmente è una proteina elastica che contribuisce alla produzione di forza attiva e passiva da parte del muscolo scheletrico. Negli umani sono stati scoperti due tipi di isoforme, la 1 e la 2. Alcune persone però presentano una sola isoforma di titina, altre entrambe. Ogni isoforma è associata a una precisa capacità di produrre forza, influenzando l’immagazzinamento di energia elastica del muscolo. Non sappiamo ancora come sia regolata l’espressione delle isoforme di titina e fino a che punto quest’ultima possa influenzare la forza e la potenza muscolare nell’uomo, ma i risultati sulla composizione muscolare dei pesisti sono senza dubbio interessanti, nonché fonte di riflessione.

Ultimo elemento considerato, e non per importanza, è stato la catena pesante di miosina delle fibre (MHC), classificata in tre isoforme quali I, IIb e IIa. Questi tipi di isoforme si differenziano tra loro per la velocità con cui riescono a svolgere il loro specifico ruolo nella contrazione muscolare. La MHC con isoforma I ha una velocità ATP-asica molto più bassa rispetto alla MHC IIa. Non a caso la MHC I è tipica delle slow-twitch I, mentre la MHC IIa è tipica delle fast-twitch IIA.

Nello studio di riferimento sono stati presi in esame sei weightlifters uomini di calibro nazionale e internazionale (USA), gareggianti nella categoria -94 kg, tutti sottoposti a controlli antidoping in varie occasioni con risultato negativo. Sono stati confrontati con sette uomini che non praticavano allenamenti contro resistenza ed endurance da almeno un anno. Tutti i soggetti sono stati inizialmente sottoposti a una valutazione della composizione corporea. I pesisti inoltre hanno testato i loro picchi di potenza del “lower-body” tramite salti verticali sia con caricamento iniziale (countermovement vertical jump, CMVJ), sia senza caricamento partendo dunque da una posizione statica (static vertical jump, SVJ). Nei salti statici la posizione di partenza mimava quella di strappo e slancio.

Per la composizione muscolare è stata effettuata una biopsia del vasto laterale.

I tipi di fibre risultanti e presi in esame sono sei, classificati in base alle differenze emerse dalla biopsia: I, IC, IIC, IIB, IIAB, IIA (in ordine dalle slow-twitch per eccellenza o I, le intermedie con caratteristiche miste, e le fast-twitch altrettanto per eccellenza o IIA). I risultati della biopsia mostrano che i weightlifters rispetto agli individui del gruppo di controllo, hanno una percentuale di fibre IIB e IIC (intermedie) più bassa, le IIB praticamente inesistenti, mentre è nettamente più alta quella delle fibre IIA (fast-twitch). La misura della sezione delle fibre di tipo I non era significativamente diversa tra weightlifters e soggetti non allenati, mentre le fibre di tipo IIA erano decisamente più grandi nei pesisti. Riguardo la catena pesante di miosina, i weightlifters hanno mostrato una netta prevalenza dell’isoforma IIa e minoranza della IIb. L’isoforma della titina rilevata nei pesisti era esclusivamente la 1. I soggetti del gruppo di controllo invece mostravano alcuni solo la 1 e alcuni entrambe 1 e 2. La densità capillare nei pesisti era minore, dato dovuto all’alta percentuale di fast-twitch.

Dai risultati ottenuti è chiaro che gli atleti di élite, in questo caso i weightlifters, hanno una “base” vantaggiosa per l’attività specifica che intraprendono. Possiamo dire che è un po’ come essere un cavallo di razza piuttosto che uno comune, o una Ferrari piuttosto che una Fiat. Nonostante questo, se il cavallo di razza non è disposto ad allenarsi con tenacia e serietà, non vedrà mai il suo nome scritto tra i migliori della lista.

Quindi allenatevi con passione e dedizione, ne vale la pena, indipendentemente dalla razza di partenza. Buon lavoro!

Dott.ssa Marta Sabbatini
Note sull’autore

Bibliografia

  • Fry, A.C., B.K. Schilling, R.S. Staron, F.C. Hagerman, R.S. Hikida, and J.T. Thrush. Muscle fiber characteristics and performance correlates of male Olympic-style weightlifters. J. Strength Cond. Res. 17(4):746–754. 2003.
  • HAKKINEN, K., P.V. KOMI, M. ALE´N, AND H. KAUHANEN. EMG, muscle fiber and force production characteristics during a one year training period in elite weight-lifters. Eur. J. Appl. Physiol. 56:419–427. 1987.
  • GARHAMMER, J. A review of power output studies of Olympic and power lifting: Methodology, performance prediction, and evaluation tests. J. Strength Cond. Res. 7(2):76–89. 1993.
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