Come cambia la postura dopo un tumore al seno

Data:

24/06/2020

Indice degli argomenti

Oggi si parla molto di postura, ma cosa si intende davvero con questo termine e quali relazioni può avere col tumore al seno? 

Cos’è la postura

È un insieme di adattamenti che il nostro corpo assume per mantenere l’equilibrio, sia in posizione statica che in movimento.

La scienza che osserva la postura viene definita Posturologia: i primi a dedicarsi a questa branca della medicina alternativa, che studia il rapporto fra posizione del corpo e dolori, furono Baron (1956) e Tadashi Fukuda (1959), a metà degli anni 50, i quali introdussero i primi concetti concreti di postura, di equilibrio posturale e delle condizioni fisiologiche che lo rendono possibile.

A seconda che si cammini, si stia in piedi o seduti, il corpo umano fa appello a meccanismi di equilibrio definiti recettori (porte d’ingresso), con capacità di controllare il nostro corpo.

I recettori principali sono:

  • occhi, intesi soprattutto come alterazioni della vista;
  • bocca (apparato stomatognatico) – occlusione, masticazione e deglutizione;
  • piedi – appoggio plantare;
  • orecchio (apparato acustico-vestibolare) – per la gestione dell’equilibrio.

La postura può però essere influenzata anche da altri fattori, definiti recettori secondari, quali il carattere di una persona, lo stato emotivo, eventuali traumi psicologici e dell’apparato scheletrico (fratture, distorsioni ecc.), le malattie sistemiche e le cicatrici di tipo traumatico o chirurgico. 

Tutto questo agisce sul nostro corpo.

Negli ultimi anni, quello della postura è diventato un argomento molto dibattuto e ha ottenuto una grande rilevanza in molte discipline mediche, tradizionali e complementari: fisiatria in primis, ma anche in ortopedia, in oculistica (ortottista), in podologia, in gnatologia (dentista), in chinesiologia (laureato in scienze motorie), in osteopatia… tanto per citarne alcune.

Attualmente non esiste un titolo che identifichi la figura del Posturologo pertanto, con questo termine, si indica un professionista con formazione accademica in una delle discipline sopra citate, che abbia anche frequentato un master universitario o un percorso di studi formativo equipollente, post-laurea. Lo scopo del master è quello di creare, attraverso lo studio della postura, un linguaggio comune ad una rete di specialisti differenti in modo da poter collaborare, per la salute del paziente che viene valutato nella sua globalità, e non rispetto ad un sintomo. 

Le patologie che possono derivare dall’assunzione di una postura scorretta sono numerose e ben conosciute:

  • mal di schiena
  • artrosi
  • sciatica
  • lombosciatalgia
  • lombalgia
  • disturbi della colonna vertebrale, come discopatie cervicali e lombari, ernie, scoliosi
  • tendiniti
  • vertigini
  • ma anche mal di testa, bruxismo o malocclusione ecc.

Non bisogna però dimenticare che il sistema tonico-posturale è gestito dal sistema sottocorticale che non dipende dalla volontà, ed in quanto tale può e deve essere interpretato e valutato anche come possibile risposta ad una specifica situazione, condizione o patologia.

Tumore al seno

Il tumore al seno costituisce un problema di grande rilevanza sociale, data l’incidenza. 

Statisticamente esso è annoverato tra le neoplasie maligne più frequenti fra le donne di tutte le età, ed è la principale causa di morte nella popolazione femminile oltre i 35 anni. Non esclude gli uomini che, seppure occasionalmente, possono sviluppare questa malattia.

Fortunatamente negli ultimi 25 anni la mortalità nei paesi occidentali è progressivamente diminuita e, ad oggi, la percentuale della positività di cura è piuttosto elevata: si parla del 90% di guarigioni quando la malattia viene scoperta in fase iniziale. 

Questo traguardo medico ha portato all’esigenza di rivolgere l’attenzione agli esiti del post-intervento o terapie, alle eventuali complicanze, alla loro gestione e, più in generale, alla necessità per il soggetto di raggiungere e mantenere una buona qualità di vita dopo aver contratto un tumore al seno. 

Giusto per capire un po’ di più di ciò che una donna colpita da tumore al seno può trovarsi ad affrontare…

Le complicanze post-chirurgiche sono da ricondurre essenzialmente a lesioni nervose, vascolari, muscolari o articolari prodottesi durante l’intervento chirurgico: si tratta di deficit funzionali motori che richiedono una precoce e adeguata terapia fisica e motoria riabilitativa e rieducativa in seguito. 

Le principali lesioni con i relativi esiti tardivi post-mastectomia sono:

  • Lesione dei nervi pettorali: diminuzione del muscolo pettorale.
  • Lesione del nervo toracico lungo: può provocare la «scapola alata». 
  • Lesione del nervo toraco-dorsale: determina una modesta difficoltà di piegare e ruotare il braccio.
  • Lesione dei nervi intercostobrachiali: mancanza di sensibilità della pelle a livello dell’ascella e parte interna del braccio, a volte fino al polso.
  • Lesioni infiammatorie osteo-articolari: infiammazioni della spalla in genere determinata da mal posizionamento del braccio sul letto operatorio, e responsabile di dolenza durante i movimenti di abduzione e di rotazione interna ed esterna del braccio.
  • Cambiamento della sensibilità: perdita o riduzione della sensibilità, intorpidimento o sensazione di freddo, debolezza del braccio; maggiore sensibilità al tocco o alla pressione, sensazione di bruciore o prurito, formicolio e dolori alle ossa.
  • Rischi e complicanze della spalla e braccio: tutt’oggi l’articolarità della spalla viene trascurata dopo gli interventi di mastectomia. Rispetto al passato i chirurghi sono più attenti e il più possibile conservativi. Si cerca sempre di limitare l’asportazione al minimo indispensabile e si lavora in modo estremamente curato sul recupero dell’estetica, soprattutto se la donna è giovane. Ecco che capita di vedere cicatrici stupende quasi invisibili, ma spalle e talora anche gomiti decisamente bloccati.

Il chirurgo stesso ha timore che la mobilizzazione possa danneggiare il risultato chirurgico sul fronte estetico. Si tende quindi a lasciare che il recupero avvenga gradualmente e spontaneamente, mettendo in secondo piano la possibilità che la spalla della donna resti ipomobile oltre che dolente.  

Questo perché il braccio operato tende a restare contratto in un atteggiamento di protezione del seno. 

  • Esiti posturali: consistono in posizioni e movimenti scorretti, di adattamento e di compensazione, soprattutto a carico della spalla e dell’arto superiore e dell’emitorace, dallo stesso lato della linfoadenectomia (asportazione dei linfonodi), spesso con coinvolgimento anche del rachide cervicale e dorsale.

Complicanze terapiche: anche le terapie come la Chemioterapia e Radioterapia ma ancor di più l’Ormonoterapia agiscono sulla postura della donna: 

  • Complicanze Chemioterapiche: shock anafilattici, nausea, vomito, febbre, stomatiti, depressione, diarrea con perdita dei riflessi, tossicità renale.
  • Complicanze Radioterapiche: limitazioni dei movimenti (nella zona irradiata a seconda dell’entità), linfedema (per aumento del ristagno linfatico)
  • Complicanze Ormonoterapiche: menopausa indotta farmacologicamente o chirurgica (ovariectomia asportazione delle ovaie). Intolleranza gastrointestinale, ipertricosi, iper-sudorazione, trattenimento di liquidi.
  • Complicanze Psicologiche: depressione.

La chirurgia, gli aspetti psicologici, il lungo percorso di terapie, inevitabilmente influiscono sul sistema posturale della donna, così come le cicatrici.

Le cicatrici possono essere una delle cause di squilibrio del nostro organismo, sia in ambito posturale che muscolo-fasciale. Studi dimostrano che una cicatrice può alterare la postura, sia a livello locale, come visto prima, che nella globalità: la deambulazione, l’appoggio dei piedi a terra e perfino il corretto funzionamento di un muscolo (a causa di aderenze profonde) possono venire meno, determinando configurazioni posturali scorrette.

Inoltre, la presenza di aderenze sottocutanee contribuisce a rendere duro e anelastico il tessuto cicatriziale stesso, creando un punto di “trazione” in tutte le direzioni, che disturberà quindi l’intero sistema. Con il passare del tempo, questa continua informazione di trazione modificherà la postura dell’individuo, portando ad esempio a delle asimmetrie e quindi ad un sovraccarico muscolare, articolare, tendineo e legamentoso di alcuni comparti che inevitabilmente si trasformeranno in patologia.

L’attività motoria

Ѐ risaputo che l’attività motoria è un fondamentale fattore di protezione per qualsiasi soggetto e utilizzabile da tutte le donne. Essa è al primo posto nella prevenzione e gestione del cancro al seno, soprattutto nella gestione dei sintomi della malattia e degli effetti collaterali causati dalle terapie, nel miglioramento della qualità della vita e nella prevenzione di recidive. 

L’attività fisica è un potente strumento di salute e benessere, e un grande strumento di socializzazione e prevenzione contro la depressione.

Al giorno d’oggi si parla molto di attività motoria, ma si trascurano tante problematiche descritte in precedenza e si tende a indirizzare le utenti verso discipline diverse fra loro, in gruppi che al loro interno trovano persone con problematiche o patologie differenti.

Diventa di fondamentale importanza tutelare queste persone con un’attività motoria specifica e adattata, fatta di esercizi studiati minuziosamente e soprattutto personalizzati che mettano al primo posto le esigenze di un corpo che si trova ad affrontare delle limitazioni che prima non aveva.

Da qualche anno sto lavorando, in collaborazione con alcune associazioni di donne operate al seno, in particolare “Il Seno Di Poi ODV di Bologna”, con l’obiettivo di creare un protocollo di esercizi attivi mirati alle catene muscolari rette e crociate (quelle che coinvolgono quei muscoli che permettono di stare dritti o di piegarsi o arrotolarsi), abbinati ad esercizi di propriocezione (capacità di percepire, ascoltare il proprio corpo), con lo scopo di migliorare la qualità della vita delle donne.

Si avrà il miglioramento di una buona articolarità della spalla, dell’arto braccio, del collo e del dorso, attraverso un buon bilanciamento muscolare e a una rieducazione motoria, passando ad accenni di ergonomia sull’utilizzo della colonna vertebrale nella vita di tutti i giorni, come sedersi, sollevare un vaso da terra, sdraiarsi e rialzarsi da terra ecc. e ad una corretta respirazione.

Questo trova espressione in un buon assetto posturale, una serena accettazione della nuova fisicità, e ed una maggiore consapevolezza e conoscenza del proprio corpo. 

I gruppi presi in esame vengono valutati ad inizio e fine corso attraverso una valutazione posturale. Tutte le donne esaminate fino ad ora sono migliorate notevolmente sia a livello articolare che posturale in generale, suscitando grande interesse e coinvolgimento da parte delle utenti.

Conclusioni

L’esperienza personale come paziente oncologica, ma soprattutto come laureata in Scienze Motorie e posturologa, mi ha portato a prendere seriamente in considerazione la valutazione posturale come valido strumento di valutazione e di controllo.

Per creare un percorso di attività motoria adeguato, individualizzato ma soprattutto efficace, per la gestione, nel lungo termine, delle donne che, dopo aver sconfitto questa patologia, hanno il diritto di avere la possibilità di poter raggiungere il godimento della miglior qualità di vita possibile.

Dott.ssa Monica Guidi
Note sull’autore
Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Scienze Motorie e Sportive, Dipartimento Scienze Biomolecolari Università di Urbino.
Master in Posturologia Clinica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove tecnologie in Medicina e Chirurgia, Università di
Pisa.
Master in Management dello Sport di Alto Livello, Scuola dello Sport C.O.N.I. Servizi Roma.
Chinesiologo Professionista legge (4/2013), Iscritta al registro Unione Nazionale Chinesiologi n 13216.
Operatore A.F.A. Attività Fisica Adattata, A.U.S.L. Servizio Sanitario Regionale Emilia Romagna.

Qui trovi un altro approfondimento sullo stesso argomento, con test ed esercizi chinesiologici pensati per chi ha subito una mastectomia. 

Bibliografia

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  • Veronesi U., et al. (1984), I tumori della mammella, CEA Milano
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