Spalla del nuotatore: gli esercizi per la prevenzione e la rieducazione

Data:

22/01/2020

Indice degli argomenti

“Spalla del nuotatore” è il termine usato per descrivere il dolore alla spalla, molto comune nei nuotatori ma diffuso anche tra i professionisti di altri sport overhead. Vediamo quali sono gli esercizi per prevenire e rieducare.

La spalla del nuotatore: cos’è?

Un’espressione coniata da Kennedy e Hawkins nel 1974 per descrivere una sindrome caratterizzata da dolore nella zona anteriore della spalla, causata dall’impingement ripetuto del tendine del muscolo sovraspinato sotto l’arco coracoacrominiale, causata a sua volta dall’abduzione ripetuta della spalla e dalla sua flessione anteriore durante la bracciata, in particolare negli stili libero e delfino. 

Nel 1970 la prevalenza di questo dolore nei nuotatori professionisti era di circa il 3%, mentre recentemente la letteratura riporta una prevalenza di circa il 91%, diventando il più frequente infortunio muscolo-scheletrico in un nuotatore professionista, che può arrivare a causare impairments funzionale e portare alla sospensione della partecipazione alle gare.

La spalla nel nuoto

La spalla è un complesso che permette la maggior ampiezza di movimento rispetto a qualsiasi altra articolazione del corpo. La stabilizzazione avviene grazie a un complesso sistema legamentoso che contribuisce alla stabilizzazione primaria, mentre quella secondaria avviene grazie al sistema muscolo-tendineo.

Questo meccanismo di supporto permette alla spalla di resistere a grandi forze esterne, ma allo stesso tempo fornisce la mobilità necessaria per eseguire anche i movimenti più complessi.  

Nel nuoto fino al 90% della forza propulsiva è generato dagli arti superiori. 

Inoltre questo sport richiede diversi movimenti della spalla in varie direzioni, con diversi gradi di rotazione interna ed esterna, in senso orario ed antiorario, e di retrazione e protrazione scapolare.

I nuotatori professionisti eseguono diversi movimenti definiti overhead, arrivando a superare i 4000 “colpi” per spalla in un singolo workout. Considerando che questi atleti si allenano da 5 a 7 giorni a settimana, in alcuni casi anche 2 volte al giorno, e che percorrono dai 10 ai 14 km al giorno in base alla loro specialità, è chiaro come la spalla sia una regione molto suscettibile agli infortuni da overuse.

Eziologia del dolore

L’incidenza di questo tipo di dolore è di solito proporziale agli anni di allenamento e al livello e tipo di competizioni.

I sintomi che si sviluppano possono influenzare la cinematica della nuotata talmente tanto che, come hanno dimostrato diverse ricerche, i nuotatori arrivano a modificare la propria bracciata per evitare i movimenti che possono provocare dolore.

Al momento non vi è una vera e propria causa che porta allo sviluppo di questo dolore e l’eziologia è considerata essere multifattoriale.

Tra i vari fattori la lettaratura riporta:

  • La sindrome da impingement subascromiale

È causata tipicamente da una cinematica alterata, provocata dall’affaticamento muscolare o da lassità. 

Nei nuotatori, come avviene negli atleti di molti sport overhead, si verificano degli adattamenti, come una rotazione interna limitata e una rotazione esterna eccessiva.

Quando i tendini della cuffia dei rotatori e gli stabilizzatori della scapola non riescono a mantenere la testa dell’omero centrata nella cavità glenoidea, si può verificare un’eccessiva traslazione della testa dell’omero e di conseguenza l’impingement dei tendini. 

  • Overuse e il conseguente affaticamento muscolare

Per la maggior parte della bracciata, i muscoli maggiormente attivi sono il sottoscapolare e il dentato anteriore, soggetti quindi ad affaticamento.

Man mano che questi muscoli si affaticano, la cinematica della spalla può essere alterata, provocando spesso un impingement secondario. 

  • Discinesia scapolare

La protrazione scapolare è un segno comune della discinesia scapolare, nei nuotatori.

Quando il dentato anteriore e il sottoscapolare si affaticano, il grande pettorale sollecita l’articolazione gleno-omerale anteriormente che può provocare un movimento scapolare insolito, riducendo lo spazio subacromiale e l’impingement conseguente.

  • Lassità ed instabilità

Un’eccessiva traslazione della testa omerale nella cavità glenoidea solitamente è impedita durante i movimenti sportivi grazie agli stabilizzatori statici dell’articolazione della spalla (cercine glenoideo e sistema capsulo-legamentoso) e dinamici (cuffia dei rotatori e muscoli scapolari). 

Esiste una distinzione tra una lassità fisiologica (normale) e patologica (anormale). Una normale lassità può essere aumentata nel tempo con movimenti ripetitivi, e diventare prima o poi patologica. 

La lassità gleno-omerale può essere vantaggiosa per i nuotatori fino ad un certo punto, permettendo una maggiore lunghezza della bracciata e di conseguenza un aumento della velocità e dell’efficienza.

Ciononostante, la minore stabilizzazione passiva fornita dagli stabilizzatori statici necessita di un maggiore contributo degli stabilizzatori attivi, in modo da controllare adeguatamente la traslazione della testa omerale e la cinematica della spalla.

Uno squilibrio a causa di un’eccesiva lassità può provocare così un sovraffaticamento della cuffia dei rotatori e di conseguenza l’infortunio.

  • Tendinopatia del sovraspinato 

Questo muscolo è il principale responsabile, tra i muscoli della cuffia dei rotatori, nel fissare la testa dell’omero nella cavità glenoidea, e il suo tendine è incline alla tendinopatia nei nuotatori e negli altri atleti di overhead sport.

spalla del nuotatore
Differenze nell’attività muscoloscheletrica in nuotatori con dolore alla spalla e nuotatori senza dolore.

Prevenzione e Trattamento 

Alcuni atleti possono essere predisposti allo sviluppo della spalla del nuotatore nel momento in cui sono già presenti alcune condizioni anatomiche. 

Sarebbe opportuno verificare, già all’inizio della praparazione, la presenza di queste condizioni sfavorevoli, in modo da stilare un programma d’allenamento preventivo, adattandolo poi alle caratteristiche della specialità del nuotatore. 

Prima di iniziare la preparazione di un atleta, per evitare la comparsa in futuro di questo dolore, andrebbe verificata la presenza di deviazioni posturali, ipomobilità della colonna vertebrale, muscoli del petto accorciati, mobilità dell’articolazione della spalla eccessiva o limitata, alterazioni funzionali a livello della cuffia dei rotatori e della scapola.

Postura

Si interviene sulla mobilizzazione dei tessuti dell’articolazione, sulla flessibilità, inserendo esercizi di rinforzo/stabilizzazione dei retrattori della scapola e dei muscoli cervicali profondi.

I muscoli del petto accorciati devono essere allungati, facendo attenzione a non allungare eccessivamente la capsula anteriore.

Mobilità dell’articolazione

Nella spalla del nuotatore, la rigidità della capsula posteriore può accompagnare una lassità nella parte anteriore della spalla. 

Bisognerebbe intervenire mobilizzando la zona rigida, eseguendo ad esempio dei Self Stretch, come quello riportato in Figura1.

self stretch
Figura1. Self stretch della capsula posteriore .

Stabilizzazione della scapola

La stabilità della scapola e un corretto ritmo scapolo-omerale sono essenziali per la prevenzione e riabilitazione della spalla.

La posizione della scapola influenza direttamente la posizione della testa dell’omero, agendo anche sulla cuffia dei rotatori e la tensione espressa da questi muscoli, in quanto hanno origine sulla scapola, aumentando il rischio di infortunio.

I muscoli da valutare e fondamentali per la stabilità della scapola sono il trapezio medio ed inferiore, il dentato anteriore e i romboidi.

Nelle figure sono illustrati alcuni degli esercizi utilizzati.

rowing in prone
Figura2. Rowing in prone.
prone extension
Figura3. Prone extension.
prone horizontal abduction
Figura4. Prone horizontal abduction.
superman
Figura5. “Superman”.
prone, supported on elbows
Figura6. Prone, supported on elbows.
quadruped position
Figura7. Quadruped position.
push up position
Figura8. Push up position.
walk-outs
Figura9. Walk-outs.

Man mano che il soggetto migliora, gli esercizi dalla posizione prona verrano eseguiti con appoggio sui gomiti, in quadrupedia, in posizione di push up e infine con gli arti inferiori sollevati per aumentare la resistenza. 

Si può inserire poi una parte dinamica (es.fitball) come nel caso dei walk-outs, nei pazienti che dimostrano un buon controllo negli esercizi precedenti. 

A questi soggetti verrà chiesto di mantenere la protrazione scapolare durante l’esecuzione degli esercizi, per rinforzare il dentato anteriore.

Rinforzo della cuffia dei rotatori 

Gli esercizi di rinforzo della cuffia dei rotatori seguono una progressione in base al ROM di partenza e le capacità del soggetto. 

Data l’importanza della componente eccentrica della cuffia dei rotatori negli sport overhead, questa modalità d’allenamento dovrebbe essere integrata in un programma di riabilitazione, in particolare per la rotazione esterna.

Infine, alcune modifiche da apportare durante la preparazione atletica possono essere:

  • ridurre temporaneamente la frequenza degli allenamenti
  • allenarsi alternando gli stili, in modo da ridurre gesti ripetivi della spalla 
  • utilizzare pinne per migliorare la propulsione da parte delle gambe e ridurre lo stress sulla spalla.

Conclusioni

Concludendo quindi, possiamo dire che la causa del dolore alla spalla tipico dei nuotatori può essere considerato multifattoriale.

Nonostante il fatto che il dolore alla spalla può essere clinicamente presente come impingement subacromiale, esso è tipicamente causato da una cinematica alterata provocata dall’affaticamento muscolare o da lassità. 

Il ruolo di un’eccessiva lassità e dello squilibrio muscolare sono fondamentali nella spalla del nuotatore e dovrebbero essere altamente considerati durante la preparazione dell’atleta. 

Stilare un progamma di prevenzione di questo tipo d’infortunio sulla base delle caratteristiche fisiche dell’atleta e sui fattori d’allenamento associati con il dolore alla spalla, potrebbe aiutare a ridurre il rischio di sviluppare tale sindrome.

Silvia Capozza
Note sull’autore
Laurea Triennale in Scienze delle Attività Motorie e Sportive con Lode Università di Bari
Certificazione Functional Trainer Training Lab Italia
Certificazione Strength e Conditioning Training Lab Italia

Articolista Training Lab Italia
Membro del Progetto University Lab

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Bibliografia

  • Ivan De Martino et al.: THE SWIMMER’S SHOULDER: MULTI-DIRECTIONAL INSTABILITY (2018). Current Reviews in Musculoskeletal Medicine
  • Brian J. Tovin: PREVENTION AND TREATMENT OF
  • SWIMMER’S SHOULDER (2006).  North American Journal Of Sports Physical Therapy 
  • Filip Struyf et al.:MUSCULOSKELETAL DYSFUNCTIONS ASSOCIATED WITH SWIMMERS’ SHOULDER (2017). British Journal of Sports Medicine 
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