BLOG

bambino che soffre di disturbo della coordinazione motoria che gioca

Come intervenire nel Disturbo della Coordinazione Motoria

In questo articolo, dopo aver analizzato le cause e gli effetti del Disturbo della Coordinazione Motoria, verranno illustrate le tipologie di attività che favoriscono l’acquisizione di abilità motorie adeguate.  Cos’è il Disturbo della Coordinazione Motoria? Il Disturbo dello Sviluppo della Coordinazione Motoria (Developmental Coordination Disorder, DCD) è considerato un ritardo nello sviluppo delle capacità motorie, o una difficoltà nel coordinare i movimenti (fini o grosso motori) che si mostrano significativamente al di sotto del livello atteso rispetto all’età ed allo sviluppo intellettivo.  Secondo alcuni studi, la presenza del disturbo sarebbe stimata intorno al 6% della popolazione infantile compresa tra i 5 e gli 11 anni.  Insorge nei primi anni di vita, ma è difficilmente diagnosticabile prima dei cinque anni di età in quanto i bambini potrebbero presentare degli sviluppi motori rallentati recuperabili spontaneamente: nel mondo anglofono definiti late bloomers, letteralmente “fioritura tardiva”. Si tratta di una condizione spesso associata a comorbilità come ad iperattività (ADHD), disturbo specifico del linguaggio (SLI), disturbo nell’apprendimento (LD), disturbo dello spettro autistico (ADS) e disturbi nella lettura (RD).  Cause Nel corso degli anni, studiosi hanno annoverato tra le cause: prematurità, leucomalacia periventricolare in bambini nati pretermine, compromissione dell’emisfero cerebrale dominante, disordine dell’integrazione sensoriale, fattori prenatali,

LEGGI L'ARTICOLO
fitball per attività fisica contro osteoartrite

Osteoartrite e attività fisica: migliorare la qualità della vita del paziente

In questo articolo parliamo di una patologia molto diffusa, l’osteoartrite, e di come l’attività fisica possa rallentare il decorso della malattia e migliorare la qualità della vita della persona. Le cause dell’osteoartrite L’Osteoatrite è una patologia articolare cronica, molto comune con l’avanzare dell’età, associata a danni della cartilagine e dei tessuti circostanti. Non è causata semplicemente dall’usura che si verifica con anni di utilizzo dell’articolazione, altri fattori infatti possono essere lesioni singole o ripetute, movimenti anormali, disturbi metabolici, infezioni articolari o altre patologie articolari. Nel tentativo di riparare un’articolazione danneggiata, nell’articolazione si accumulano sostanze chimiche che aumentano la produzione dei componenti della cartilagine, come il collagene. Il tentativo di riparazione da parte dei tessuti può comportare una nuova crescita di cartilagine, osso e altri tessuti. L’osso può presentare un accrescimento eccessivo ai margini dell’articolazione, con protuberanze visibili e palpabili.  Tutte le componenti dell’articolazione, osso, capsula articolare, tessuto sinoviale, tendini, legamenti e cartilagine, cedono in diversi modi, con conseguente alterazione della funzione articolare. Nonostante l’osteoartrite possa interessare qualsiasi articolazione, questo tipo di infiammazione è particolarmente comune a livello di mani, ginocchia, anca e vertebre. Sintomi e diagnosi La diagnosi si basa sui sintomi e sull’esame radiografico. I sintomi, che si presentano

LEGGI L'ARTICOLO
donna che pratica pilates oltre alla ginnastica posturale

Il pilates è una ginnastica posturale?

A primo impatto il pilates, per le persone che non lo conoscono, viene considerato spesso una ginnastica di minore rilevanza ed effetto rispetto a quella posturale, nell’ambito del trattamento dei dolori alla schiena. Questa considerazione è assolutamente impropria, essendo il Pilates una ginnastica che riguarda essenzialmente la muscolatura profonda, quella che controlla la postura e l’equilibrio. In questo articolo capirai perché può esserti d’aiuto conoscere il Pilates o ampliare le tue lezioni di posturale con degli esercizi del metodo Pilates. La differenza tra Pilates e Ginnastica Posturale “Contrology” era il nome originale che Joseph Pilates diede al suo metodo, e di certo esso non fu dato a caso. La ginnastica posturale “tradizionale” si basa sulla valutazione del disequilibrio tensionale delle miofasce, o meglio, tra zone contratte e zone che rispetto ad esse risultano più allungate per compensazione. Il risultato è la somministrazione di esercizi di stimolazione per le zone muscolari meno sollecitate e di distensione per le zone contratte, recuperando di conseguenza anche il range di movimento delle principali articolazioni del corpo ed eliminare i compensi. Il Pilates, di contro, concepisce anche un altro elemento: la relazione mente-corpo, che non ha nulla a che a vedere con il principio di

LEGGI L'ARTICOLO
anziani su panchina con mild cognitive impairment

Il Mild Cognitive Impairment e il ruolo del Laureato in Scienze Motorie

L’attività fisica ha un ruolo nella prevenzione di malattie che prevedono deficit cognitivi? Approfondiamo questo tema parlando di MCI e del ruolo del Laureato in Scienze Motorie rispetto a questa condizione. Cos’è il MCI? Mild Cognitive Impairment (MCI), in italiano decadimento cognitivo lieve, è una condizione diagnosticata agli individui che hanno deficit cognitivi che sono maggiori rispetto a quelli che statisticamente si possono aspettare per la loro età e istruzione, ma che non interferiscono significativamente con le loro attività giornaliere.  Lo si considera come la frontiera o stato di transizione tra l’invecchiamento normale e la demenza. Anche se l’MCI si può presentare con una grande varietà di sintomi, quando la perdita di memoria diventa il sintomo predominante spesso lo si definisce “MCI amnestico” (a-MCI) e viene visto frequentemente come un fattore di rischio per la malattia di Alzheimer.  Alcune ricerche suggeriscono che una parte delle persone con MCI tendono a progredire verso una probabile malattia di Alzheimer con un tasso di circa il 10% al 15% per anno. Altre invece rimangono stabili, senza che si verifichi una conversione in demenza. Inoltre, quando i pazienti hanno deficit in altre funzioni mentali diverse dalla memoria, il disturbo viene classificato come MCI non-amnestico

LEGGI L'ARTICOLO
ragazza di schiena con problemi all'apparato stomatognatico e disfunzioni di postura

Apparato stomatognatico e disfunzioni posturali: come interviene il Laureato in Scienze Motorie

Il ruolo del Laureato in Scienze Motorie come figura primaria nell’analisi e nella risoluzione delle problematiche legate all’apparato stomatognatico. Molti studi hanno dimostrato quanto un approccio posturologico sia molto importante nei trattamenti dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare), dal momento che le tensioni fasciali e muscolari influenzano la fisiologia dell’articolazione: le forze in gioco sono molte e la componente anteriore, come quella posteriore, della postura hanno un grosso impatto sulla posizione e sul movimento dell’osso mandibolare. La quantità di recettori presenti nell’apparato stomatognatico è alta e le contrazioni a cui esso è sottoposto, dovute alla masticazione e alla produzione della parola, teorizza ed evidenzia un chiaro collegamento tra ATM e postura. Entrando nel dettaglio della neuroanatomia, il sistema nervoso afferente dell’articolazione ha una connessione con i sistemi deputati al controllo della postura, in particolare con fibre del cervelletto e del vestibolo; inoltre, sono presenti sinapsi con il nucleo oculomotore e con il nervo ipoglosso. Tutti i messaggi inviati dal sistema propriocettivo passano attraverso contatti sinaptici tra i neuroni responsabili del controllo dell’equilibrio. Uno studio molto interessante del 2009 di Cuccia e Caradonna, ha dimostrato come il nervo trigemino possa influenzare l’assetto posturale dell’individuo: anestetizzandolo da un lato, si è visto come la postura

LEGGI L'ARTICOLO
donna che fa attività fisica per evitare alterazioni del microbiota

Microbiota e attività fisica: l’interazione che il Laureato deve conoscere

Oggi vedremo l’interazione tra il Microbiota e l’Attività Fisica come mezzo low cost per la salute. Cos’è il microbiota Con il termine microbiota si fa riferimento a un gran numero di batteri che vivono stabilmente in alcuni dei nostri organi e tessuti, in particolare nel tratto gastrointestinale, che comprende più di 1000 specie ed è talmente rilevante da essere considerato quasi un organo a parte. Batteri che aiutano nel mantenimento dello stato di salute dell’individuo e che hanno funzioni quali la digestione e lo sviluppo del sistema immunitario. Da uno stato di equilibrio, chiamato eubiosi, si può passare ad una condizione contraria, definita disbiosi, dovuta ad una cattiva alimentazione, a farmaci e ad altri fattori esterni, che compromettono la normale popolazione batterica.  Sembra essere dovuta proprio a quest’alterazione l’aumentata incidenza di patologie metaboliche, cardiovascolari, infiammatorie, neurologiche, psichiche e oncologiche. L’influenza del microbiota nella regolazione dell’attività metabolica è oggi riconosciuta con sempre più evidenze a supporto. Sembra esserci infatti, una forte correlazione tra la composizione del microbiota e le alterazioni metaboliche legate all’obesità. Attività fisica e patologie L’attività fisica è ormai ben risaputa essere di fondamentale importanza nel trattare numerose patologie, come l’obesità e l’ipertensione. Da recenti studi si è visto come l’esercizio fisico possa influenzare la

LEGGI L'ARTICOLO

Cancro al seno: il ruolo del Laureato in Scienze Motorie come specialista

Secondo gli ultimi studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cancro rappresenta la seconda causa di morte, solo dopo le malattie cardiovascolari: oggi vedremo come l’allenamento e la figura specialistica del Laureato in Scienze Motorie, abbia un ruolo chiave in questa patologia. Cosa è il cancro? Con il termine cancro (o tumore maligno) si indica un gruppo di patologie caratterizzate da replicazione e diffusione cellulare incontrollate. Ogni tumore trae origine da una sola cellula che, a causa di sollecitazioni esterne o interne ripetute, accumula una serie di danni al suo sistema informativo (DNA), che ne consente la proliferazione incontrollata. Nei tessuti normali, le cellule si riproducono per sopperire alle varie necessità dell’organismo, come la crescita o il rimpiazzo di cellule morte o danneggiate. In tali tessuti, la proliferazione e la differenziazione cellulare sono sottoposte ad uno stretto controllo biochimico. Le cellule si dividono, controllate da vari stimoli di accrescimento e sono dotate di meccanismi di difesa in grado di rallentare i processi di sviluppo, consentendo di riparare eventuali anomalie; nel caso in cui ciò non avvenga, la cellula va incontro ad un processo di morte programmata, definito apoptosi. Nei tumori questo delicato equilibrio, governato dai messaggi chimici inviati da una cellula

LEGGI L'ARTICOLO

Il ruolo delle Interleuchine e l’attività fisica nel Diabete di tipo 2 – parte 2

Abbiamo iniziato questo approfondimento parlando di interleuchine e dell’importanza dell’esercizio fisico per chi soffre di Diabete di Tipo II: entriamo nel vivo del tema con il Browning e con un vero programma di allenamento per soggetti diabetici. Se hai perso la prima parte dell’articolo, la trovi qui! Il BAT ed il processo del “browning” La presenza di BAT attivo negli umani ed il suo significato metabolico per la fisiologia umana fu per primo ottenuto nel 2007 e finalmente riconosciuto nel 2009. Alcuni radiologi infatti, fortuitamente, utilizzando il radiotracciante F-fluorodeossiglucosio nella tomografia ad emissione di positroni e nella tomografia computerizzata per la rilevazione di tumori metabolicamente attivi, trovarono alcune aree con alti tassi di uptake di glucosio le quali erano simmetriche in natura, localizzate nelle regioni sopra-clavicolari e del collo. Si riuscirono a definire con più chiarezza i siti di estensione del BAT nel neonato, i quali vennero identificati nella regione interscapolare ed in quella perirenale e, inoltre, mentre i depositi di BAT dei roditori persistevano per tutto l’arco della vita, gli adipociti bruni degli umani scomparivano gradualmente dalla regione interscapolare con l’avanzare dell’età e si sviluppavano nelle regioni sopraclavicolari, cervicali, ascellari e paravertebrali (Sanchez-Delgado G. et al., 2015; Sidossis L.

LEGGI L'ARTICOLO

Il ruolo delle Interleuchine e l’attività fisica nel Diabete di tipo 2 – parte 1

Oggi scopriremo le interleuchine pro ed anti infiammatorie che vengono mediate dall’attività fisica nel processo di browning e come sono coinvolte nel diabete di tipo 2. Introduzione L’obiettivo di questo articolo è valorizzare il ruolo dell’attività fisica come importante elemento adiuvante il trattamento farmacologico di diabete mellito di tipo II (T2DM), una patologia drasticamente in aumento a livello mondiale. Saranno prima di tutto descritti i sistemi fisiologici coinvolti nella regolazione e nell’utilizzo del glucosio, affiancati poi dal quadro patologico del T2DM. Si approfondirà nel dettaglio come l’attività contrattile riesca di per sé a stimolare la captazione di glucosio in maniera insulino-indipendente. Questo elemento, già fortemente benefico nel soggetto diabetico, riceverà manforte dalla descrizione delle capacità endocrine del tessuto muscolare scheletrico in attività contrattile, in grado appunto di secernere e rilasciare fattori con effetti di vasta portata su tessuti muscolari e non, chiamati “miochine”. Le molecole prese in esame saranno principalmente alcune interleuchine (IL-6, IL-8, IL-13 ed IL,15), la miostatina o GDF-8 e l’irisina, fattore quest’ultimo ad oggi di particolare interesse in letteratura internazionale. L’entusiasmo della recente scoperta dell’irisina riguarda principalmente il suo effetto negli adipociti bianchi, dove è stata riportata essere in grado di innescare un processo, chiamato “browning”, che sarà

LEGGI L'ARTICOLO

Attività fisica e cancro al seno: il case report di una paziente – seconda parte

L’attività fisica ha effetti benefici innumerevoli, anche contro lo stress psicologico in una paziente operata di carcinoma mammario, come testimonia questo case report. Nella prima parte dell’articolo, ho elencato tutti i risultati delle analisi svolte sulla paziente: Carmela, una donna di 70 anni, paziente sotto terapia chemioterapica e ormonale in corso, che ha subito una mastectomia radicale di mammella destra (mammella + tessuto adiposo ascella destra). Puoi trovarla qui! Limiti Il progetto di tesi ha presentato naturalmente alcuni limiti e imprevisti. All’origine lo studio prevedeva un lavoro in gruppo e non in singolo, in quanto l’isolamento sociale, ovvero la sensazione di non avere nessuno con cui condividere i propri sentimenti, raddoppia le probabilità di malattia o di morte. Il conforto psicologico si pone l’obiettivo, infatti, da un lato di gestire le emozioni, le paure, le ansie e le angosce proprie della malattia, e dall’altro di contribuire a una migliore accettazione e sopportazione anche fisica della malattia e del suo trattamento. Questa teoria venne precedente validata da David Spiegel, professore in Psichiatria alla Stanford University, grazie allo studio “The effect of Psychosocial Treatment on survival of patients with metastatic breast cancer” del 1989. Un altro limite riguarda il campione di studio, in

LEGGI L'ARTICOLO

Attività fisica e cancro al seno: il case report di una paziente – prima parte

Uno straordinario contributo tecnico su come l’attività fisica nell’ambito delle cure per il carcinoma mammario consenta di arginare la sofferenza del paziente e le conseguenze negative causate dai trattamenti per le neoplasie. L’esercizio fisico è realmente una panacea senza controindicazioni. Introduzione Chemioterapia, interventi, immunoterapia, radioterapia, ormonoterapia: tutti producono effetti avversi, sia dal punto di vista fisiologico – come nausea, vomito, diarrea, anoressia, alopecia, costipazione – sia dal punto di vista psicologico – come depressione, problemi del sonno, mal di testa, anemia, fatigue, ansia e immunodepressione. Spesso accade anche che i pazienti oncologici riportino dei disordini a livello psichiatrico. L’attività motoria ha un ruolo importante nell’ambito delle patologie tumorali, sia durante i trattamenti terapeutici che nel periodo successivo, ed è necessario dunque che il paziente impieghi parte del suo tempo nella pratica di un’attività fisica, adattata ai suoi bisogni e alle sue necessità e capacità. Stress e disregolazione immunitaria È ormai assodato che lo stress prodotto in seguito a emozioni negative, come paura, ansia, rabbia o frustrazione, vada a stimolare l’asse HPA, iperattivandolo. Questa disregolazione comporta una diretta tossicità delle cellule NK del sistema immunitario, una ridotta proliferazione linfocitaria, presumibilmente per causa neuroendocrina e la sovrapproduzione di IL-6, una citochina pro-infiammatoria.

LEGGI L'ARTICOLO

Come l’esercizio fisico regola l’ipoglicemia e l’iperglicemia cronica

Oggi vedremo come, tra le varie complicanze del Diabete di tipo 1, sono presenti il declino delle funzioni cognitive – come la memoria, le capacità esecutive e di attenzione – e l’efficienza psicomotoria, per la maggior parte attribuite all’ipoglicemia e all’iperglicemia cronica, e come l’esercizio fisico modifica positivamente tali circostanze. Funzioni cognitive ed esercizio fisico Il BDNF o Fattore Neurotrofico Derivato dal Cervello, è una neurotrofina, un tipo di proteina, prodotta dal cervello e coinvolta nella produzione dei neuroni, importante per il mantenimento della salute delle cellule già esistenti e per il miglioramento delle funzioni cognitive: infatti bassi livelli di BDNF sono legati a malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e di Parkinson. Tra i tanti benefici dell’attività fisica vi è il mantenimento delle funzioni cognitive, effetto dovuto proprio all’aumento della produzione di fattori neutrofici come: il BDNF, prodotta anche dalle cellule muscolari durante la contrazione l’IGF-1, dove l’aumento della produzione sembra essere dipendente dall’intensità dell’attività praticata, in particolare con l’attività intervallata ad alta intensità (HIIT). Il caso del Diabete di Tipo 1 A trarre benefici dalla combinazione dei diversi tipi di esercizio fisico sono soprattutto i soggetti diabetici di tipo 1 (T1D), in quanto permette loro di mantenere

LEGGI L'ARTICOLO

La variabilità glicemica e l’esercizio fisico controllato nel Diabete di tipo 1

Oggi approfondiremo l’esercizio per controllare l’andamento glicemico nel diabete di tipo 1. Il Diabete di tipo 1 Il Diabete Mellito di tipo 1 comprende un gruppo di disordini metabolici caratterizzati da iperglicemia, associata ad alterato metabolismo glucidico, lipidico e proteico, come risultato di una difettosa sintesi di insulina, alterata azione o entrambe. Al contrario del diabete di tipo 2 (T2D), che è causato principalmente da una riduzione della secrezione e sensibilità insulinica, il diabete di tipo 1 (T1D) è caratterizzato da una scarsa o del tutto assente produzione di insulina da parte del pancreas, dovuto alla distruzione su base autoimmune delle cellule β pancreatiche, con conseguente insulino-deficienza e tendenza alla chetoacidosi. Il glucosio entra così con difficoltà nelle cellule che costituiscono il bersaglio metabolico dell’ormone, in particolare in quelle muscolari, e si accumula a livello ematico, portando a quella condizione di iperglicemia. Una terapia corretta del DM è in grado di consentire un buon controllo metabolico e di prevenire le complicanze acute ad esso associate, e ritardare la comparsa di quelle tardive, riconosciute ormai da anni, come notevole causa di morbilità e mortalità, influenzando negativamente la qualità di vita dei soggetti che ne sono affetti. Attività Fisica E Diabete Tipo

LEGGI L'ARTICOLO
sciatalgia come curarla

Sciatalgia: come combatterla con gli esercizi di Neural Glides

Nel precedente articolo, avevamo indagato su quali principi si basano le tecniche di Neural Glides – conosciute anche come flossing o stretching dei nervi – e come esse possono essere di grande aiuto nelle lesioni del nervo mediano, come ad esempio la sindrome del tunnel carpale.  Come promesso, in questo articolo, andiamo alla scoperta di come questa strategia specifica possa essere molto efficace per combattere la sciatalgia, una condizione dolorosa e spesso invalidante.   La sciatalgia in sintesi Letteralmente significa dolore da irritazione del nervo ischiatico che, dato il suo decorso, si può manifestare a partire dalla zona lombo-sacrale irradiandosi nella parte posteriore di tutto l’arto inferiore fin sotto il piede, oppure coinvolgere solo alcune di queste zone. Le persone affette da sciatalgia riferiscono, spesso, sintomi come dolore alla zona lombare e formicolio, intorpidimento o debolezza alle gambe.   Anatomia del nervo ischiatico Si tratta del nervo più voluminoso del corpo umano ed è destinato ai muscoli posteriori della coscia ed ai muscoli e tegumenti della gamba e del piede. Conserva la sua individualità fino alla losanga del poplite, dove si divide nei due rami terminali: il nervo tibiale ed il nervo peroneo comune. Entrambi raggiungono il piede e le

LEGGI L'ARTICOLO

Osteoporosi e attività fisica in acqua: falsi miti e verità

Approfondiamo i falsi miti e le verità dell’esercizio fisico di un soggetto con Osteoporosi in acqua. Lo sport in acqua Le attività sportive in acqua a livello amatoriale sono sempre più presenti nei palinsesti di molte strutture nelle quali è presente una vasca o un piano acqua, perché sono divertenti, relativamente allenanti ed essendo spesso di gruppo, riescono a formare ottimi rapporti inter-persona che rendono l’attività ancora più produttiva in quanto vi è una forma di stimolazione specifica. I vantaggi dell’attività motoria svolta in scarico gravitazionale, offerto dall’acqua, sono molteplici e indiscutibili, ma spesso sono filtrati dei messaggi agli utenti che svolgono tali pratiche, non troppo corretti oppure non del tutto veri, soprattutto per il fatto che la maggior parte di tali persone sono di genere femminile con una fascia di età che va dai 40 ai 60, con dei cambiamenti ormonali indotti dalla menopausa devastanti se non controllati.  Detto ciò, è immediato il collegamento da fare con l’osteoporosi, patologia che colpisce proprio quei soggetti descritti sopra, per la quale i processi preventivi sono molto differenti. Infatti, per un miglioramento della rigenerazione della matrice ossea, la letteratura scientifica parla chiaro: gli esercizi sotto carico gravitazionale risultano essere i migliori, al contrario

LEGGI L'ARTICOLO

Fibromialgia ed esercizio fisico: come approcciarsi in modo scientifico

Conosciuta come sindrome, la fibromialgia può essere trattata con l’esercizio fisico: l’approccio vincente nelle Scienze Motorie passa attraverso la somministrazione di protocolli d’intervento da cui derivano alcune pubblicazioni scientifiche. La sindrome fibromialgica è una forma comune di dolore muscoloscheletrico che colpisce approssimativamente 1.5 – 2 milioni di Italiani (è considerata la terza malattia reumatica per persone affette al mondo). Viene detta anche sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante, ed è una sindrome reumatica idiopatica e multifattoriale che causa un leggero aumento della tensione muscolare specie durante l’utilizzo del distretto muscolare colpito, ed è caratterizzata da dolore muscolare e ai tessuti fibrosi (tendini e legamenti) di tipo cronico, associato a rigidità, astenia, insonnia o disturbi del sonno, alterazioni della sensibilità e calo dei livelli di serotonina. La fibromialgia interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni sulle ossa. Sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e non causa deformità delle strutture articolari. La fibromialgia è in effetti una forma di reumatismo extra-articolare o dei tessuti molli. La diagnosi dipende principalmente dai sintomi che il paziente riferisce. Negli ultimi 10 anni è stata meglio definita attraverso studi che hanno stabilito le linee guida per la diagnosi evidenziando come sintomi principali quelli di: dolore

LEGGI L'ARTICOLO

Neural Glides e lesioni del nervo mediano

Nell’articolo di oggi – primo di una serie di articoli nei quali indagheremo su quali principi si basano le tecniche di neural glides, conosciute anche come flossing o stretching dei nervi – scopriremo cosa emerge dalle evidenze scientifiche in merito a queste tecniche. Le indicazioni fornite non si sostituiscono ad indagini e cure medico-specialistiche, ma vengono proposte come integrazione al trattamento, a scopo di ripristinare la condizione normale del soggetto, e per indicare come queste possano essere utili nel trattamento delle problematiche che colpiscono il nervo mediano. Entrapment nervoso e Neural Glides I nervi periferici del corpo umano sono circondati da tessuti di interfaccia del sistema nervoso, ovvero l’insieme di tessuti molli (muscoli, ossa, tendini, legamenti, fascia e vasi sanguigni) dove scorre il nervo, una sorta di tunnel chiamato “letto del nervo”. Ogni minimo movimento mantiene il sistema nervoso periferico (SNP) in costante tensione meccanica. A seguito di movimenti ripetitivi scorretti, posture errate, lesioni nervose o interventi chirurgici, uno o più nervi possono rimanere intrappolati nei tessuti circostanti. Questo può alterare la pressione intraneurale (limitazione del microcircolo neurale) e formare del tessuto cicatriziale: situazioni che generano una tensione neurale persistente, provocando ipersensibilità. Questa condizione è nota come intrappolamento del nervo periferico, peripheral nerve entrapment, ed il corpo risponde ad esso contraendo i

LEGGI L'ARTICOLO
attività fisica cefalea

L’attività fisica riduce cefalea ed emicrania?

Ridurre il mal di testa con l’attività fisica regolare è possibile grazie a dei protocolli di allenamento mirati al rilascio di endorfine e alla riduzione della pressione intracranica. Cefalea e classificazioni La cefalea è un disturbo doloroso della testa, a volte associato a dolore di faccia e/o collo: è una delle più comuni sindromi dolorose, che colpisce in Italia circa dieci milioni di persone in modo occasionale e due milioni in modo cronico. L’International Classification of Headache Disorders (ICHD) classifica i vari tipi di cefalee, essa è definita dalla International Headache Society (IHS), la quale distingue due principali gruppi: Le cefalee primarie: sono quelle forme in cui il mal di testa è un disturbo autonomo e non legato ad altre patologie, raffigurando così una “malattia” vera e propria. Le cefalee primarie sono causate da meccanismi alterati nei sistemi che regolano la percezione e l’elaborazione del dolore nel SNC, che si differenziano nei vari tipi di cefalea; Le cefalee secondarie o “sintomatiche sono quelle dove il mal di testa è un sintomo di una malattia correlata ad esso (es. ipertensione). Le più frequenti cefalee primarie sono: Emicrania: – Senz’aura: è caratterizzata da eventi ricorrenti di dolore pulsante (da un lato del capo o

LEGGI L'ARTICOLO
parkinson e attività motoria

Parkinson e attività motoria: Endurance vs Strength

Il morbo di Parkinson (Parkinson disease – PD) è una malattia neurodegenerativa che affligge circa 7-10 milioni di persone al mondo. Ciò che si riscontra è morte cellulare nella substantianigra del mesencefalo, che comporta una minor produzione di dopamina, alterando la funzione dei gangli della base coinvolti nel controllo motorio. Si associa inoltre un accumulo della proteina α-sinucleina, con formazione di corpi di Lewy. I sintomi principali sono dunque tremore a riposo, bradicinesia, rigidità e instabilità posturale. Altri tipici sintomi motori collegati sono la deambulazione alterata, tronco flesso in avanti, il “freezeing” durante il passo e deficit coordinativo. Spesso si assiste anche a scialorrea per lenta e ridotta deglutizione, disturbi urinari tra cui nicturia, deficit cognitivo, demenza, insonnia, depressione, fatica, ecc. La terapia è di tipo farmacologico per sopperire alla ridotta produzione di dopamina, ma da molti studi risulta essere efficace un trattamento complementare con attività motoria per contenere il rapido declino della malattia. Ma qual è il tipo di attività motoria più indicata? La differenza sostanziale presa in esame è tra allenamenti di endurance e allenamenti contro resistenza rivolti all’aumento della forza. Endurance Come scritto in precedenza, nel Parkinson si riscontra un deficit nel circuito motorio dei gangli della

LEGGI L'ARTICOLO
allenamento propriocettivo

Feedback e Feedforward nell’allenamento Propriocettivo, caso clinico e 10 consigli veloci ed applicabili nel volley e non solo!

RUOLO DELL’ALLENAMENTO PROPRIOCETTIVO La pallavolo è uno sport estremamente dinamico dal punto di vista motorio-coordinativo, compreso tra le discipline open skill, ovvero quegli sport dove l’atleta deve reagire ai continui cambiamenti che avvengono nell’ambiente sviluppando capacità di reazione complessa (feedback) e anticipazione di situazione (feedforward). Un gran numero di salti e ricadute sollecitano in maniera massiccia il sistema neuro-muscolare, che deve continuamente far fronte ad accelerazioni improvvise e continui cambi di direzione. Proprio in rapporto al quadro sopra descritto si inserisce l’allenamento propriocettivo. Ma cos’è la sensibilità propriocettiva? Immaginiamo il nostro cervello come un potente elaboratore elettronico che ha il compito di processare tutte le informazioni che gli arrivano, per generare una risposta congrua ai dati inviati. Questi sono rappresentati da parametri di movimento biomeccanico(velocità, forza, direzione, accelerazione) e parametri fisiologici che interessano muscoli, tendini ed articolazioni. Il lavoro svolto dal nostro Sistema Nervoso Centrale (il computer di cui sopra) è proprio di integrare questa massa in informazioni per permettere una corretta esecuzione del movimento e attuare un eventuale meccanismo di correzione nel caso questa programmazione venga turbata da imprevedibili fenomeni esterni. Da quest’ultima affermazione si deduce che l’azione eseguita viene continuamente confrontata con quella programmata e si attivano opportune correzioni qualora non vi sia corrispondenza tra le due. È quindi un circuito a feedback

LEGGI L'ARTICOLO

Quali esercizi per l’impingement dell’anca?

PREMESSA Questo articolo non si propone di indagare le possibili cause di Impingement , nè si sostituisce ad indagini e cure medico-specialistiche, bensì si concentra sulla valutazione e sulla proposizione di esercizi in ambito motorio mirati al miglioramento della condizione, quindi faremo un breve cenno sulle caratteristiche principali della patologia per poi dedicare il resto dell’articolo sulla scelta delle esercitazioni. DI COSA SI TRATTA? L’impingement femoro-acetabolare (FAI), noto anche come impingement dell’anca, è un disturbo meccanico-strutturale dell’anca caratterizzato da un contatto anomalo tra le due componenti articolari causato da una alterazione anatomica delle stesse. TIPOLOGIE: CONFLITTO TIPO CAM (Head Neck Off-set):dove un’anomalia del collo femorale ( rigonfiamento o Bump) durante i movimenti di flesso-estensione e rotazione dell’anca incontra in modo patologico il labbro acetabolare e la cartilagine articolare causando un lento e costante attrito che si traduce a lungo andare in lesioni a carico di entrambe le componenti. Alcuni studi presenti in letteratura sostengono che questo Bump possa instaurarsi a seguito di sollecitazioni costanti  della cartilagine di accrescimento del collo del femore legate allo sport iniziato in eta’ puberale. CONFLITTO TIPO PINCER (Pinza):si configura in  un alterato orientamento del cotile, retroverso, o troppo avvolgente; questa condizione causa, durante i movimenti

LEGGI L'ARTICOLO
lingua-postura

Come la lingua può influenzare la postura e la performance

Sia a riposo che nella deglutizione fisiologica, la lingua poggia su un punto preciso del palato: le rughette palatine, punto che chiameremo SPOT PALATINO. In questo punto sono presenti una quantità elevatissima di ben 5 tipi diversi di esterocettori, presenti anche a livello della pianta del piede. Tali recettori presenti in quel punto del palato, fanno capo alla seconda branca del trigemino (N. Mascellare dove tra i rami efferenti troviamo il  n. naso-palatino,  che è il più grande nervo cranico che innerva la faccia, occhi, naso e bocca). Questi recettori rivestono un ruolo posturale peculiare, cioè quello di comunicare al SNC informazioni. Dobbiamo sapere inoltre che la lingua è inserita in quella che viene definita CATENA MUSCOLARE ANTERIORE o catena “LINGUALE”, un insieme di anelli muscolari che prende inizio dalla lingua, passa per lo sternocleidomastoideo, la V costa, continua lungo il gran retto dell’addome fino al pube, poi attraverso gli adduttori ed il gemello interno arriva fino al 1° metatarso. A livello degli arti superiori invece finisce il suo percorso a livello del pollice. Se pensiamo che la lingua per ogni deglutizione spinge con una forza di 1 Kg per pollice quadrato, quindi arriva ad esercitare una forza di 1500-2000

LEGGI L'ARTICOLO
CONDIVIDI SU
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Inizia il tuo percorso ad un prezzo scontato!

Ogni mese, organizziamo Corsi di Formazione e Workshop di alto livello, dedicati a studenti e laureati in Scienze Motorie, che ti permetteranno di distinguerti come professionista.

Richiedi il tuo codice sconto del 10% su tutti i nostri corsi.