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pesistica olimpica errori principali

PESISTICA OLIMPICA: GLI ERRORI PRINCIPALI DA EVITARE

Il Weightlifting, o Pesistica Olimpica, ha suscitato negli ultimi anni, molti interessi non solo tra gli abituali frequentatori di sale pesi, ma anche nel panorama fitness dei più “moderati” se così possiamo definirli. Possiamo dire che l’approccio alla materia fortunatamente si sta evolvendo e avvicinarsi al mondo dei pesi, non solo per aumentare la prestazione, ma anche per sentirsi in forma, per migliorare la propria fitness, è diventata una piacevole realtà. È risaputo però che, approcciarsi ai pesi liberi, a bilancieri e gesti complessi come Strappo e Slancio richiede un bagaglio motorio moderato/avanzato con una serie di componenti come mobilità, forza generale e dedizione che sono imprescindibili per un corretta riuscita dell’allenamento. Questo è quello che serve a colui che pratica, al cliente, allo sportivo, ma il Coach di cosa necessita?     WEIGHTLIFTING, TERRA DI NESSUNO? La pesistica, soprattutto nel panorama italiano, ha avuto difficoltà a decollare sia per un retaggio culturale sia per una mancanza di educazione in questo ambito. Questi sono due dei motivi principali per cui, nonostante gli effetti positivi sulla prestazione, le alzate olimpiche non trovano spazio all’interno di programmazioni per atleti. Differente è la situazione in altri palcoscenici, come ad esempio nel Nuovo Continente,

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epicondilite laterale (o gomito del tennista)

GOMITO DEL TENNISTA: IL RUOLO DELL’ESERCIZIO FISICO NEL TRATTAMENTO DELL’EPICONDILITE LATERALE

L’epicondilite laterale o Gomito del tennista, è considerata come una lesione da sovraccarico dei tendini estensori dell’avambraccio, nel punto un cui si attaccano all’epicondilo laterale.  Colpisce fino al 3% della popolazione e il dolore è causato da un danno al tendine dell’estensore radiale breve del carpo sul lato laterale del gomito. E’ caratterizzato da dolore durante l’estensione del polso, l’estensione delle dita e la resistenza all’eversione dell’avambraccio, oltre alla riduzione della forza nella presa e della resistenza a carico delle estremità, in particolare durante l’estensione del gomito.    INCIDENZA, EZIOLOGIA E PROGNOSI DELL’EPICONDILITE AL GOMITO Il dolore laterale al gomito è una problematica comune (prevalenza nella popolazione 1-3%), con un picco di incidenza che si verifica a 40-50 anni di età, come ad esempio nelle donne di età compresa tra 42 e 46 anni, il quale aumenta fino al 10%, colpendo circa 4-7/1000 persone all’anno. Nonostante il nome, il tennis è una causa diretta solo nel 5% delle persone con epicondilite laterale, anche perché, nella maggior parte dei casi, è una lesione post trauma minore dei muscoli estensori dell’avambraccio. Sebbene il dolore laterale al gomito sia generalmente autolimitante, con sintomi che possono persistere per oltre 1 anno nel 20% dei

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hiit riabilitazione post ictus

HIGH INTENSITY INTERVAL TRAINING IN SOGGETTI COLPITI DA ICTUS

CHE COS’E’ L’ICTUS? L’ictus è un danno cerebrale che si verifica quando l’afflusso di sangue diretto al cervello si interrompe improvvisamente per la chiusura o la rottura di un’arteria. Nel primo caso si parla di infarto cerebrale o “ictus ischemico” che è la forma di più frequente osservazione. Nel secondo caso, invece, si parla di un’emorragia cerebrale o “ictus emorragico” ed è la forma più grave poiché può condurre alla morte in oltre il 50% dei casi. I meccanismi che causano l’evento si possono sintetizzare in due fasi: La chiusura o l’ostruzione delle arterie che portano il sangue al cervello, si verifica spesso in seguito alla formazione di depositi di grasso a carico delle arterie. Il meccanismo che conduce alla rottura di un’arteria è da far risalire all’indurimento delle pareti dei vasi causato dall’azione persistente nel tempo di elevati valori di pressione sanguigna. Il risultato finale è una sofferenza delle cellule nervose che non ricevono più i nutrimenti e l’ossigeno necessari per la loro sopravvivenza. Le arterie cerebrali perdono di elasticità, in alcuni punti si assottigliano, diventano meno resistenti e si rompono facilmente in seguito a sbalzi pressori anche minimi.   LE CONSEGUENZE DELL’ICTUS Le conseguenze di un ictus, sia ischemico

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artrosi

IL RIPOSO È UNA STRATEGIA ERRATA NEI PAZIENTI CON PATOLOGIE ARTICOLARI

Riposo, infiltrazioni, anti infiammatori, evitare attività che provocano impatto e la corsa. Sono queste le indicazioni che molti specialisti dispensano ai soggetti affetti da patologie articolari come l’artrosi. Eppure la scienza non è di questo avviso anzi, sembrerebbe che le sollecitazioni meccaniche date dagli esercizi, agiscano come dei potenti anti infiammatori. In questo articolo andiamo, quindi, a sfatare il grande mito del “riposo quando c’è la patologia articolare”.       PREMESSA Le informazioni contenute in questo articolo non si vogliono sostituire ad indagini e cure medico-specialistiche, ma vengono proposte come spunto di riflessione al trattamento ed alla prevenzione che, lo specialista preposto, può utilizzare per prescrivere o somministrare la terapia stessa. Inoltre, si vuole sostenere la tesi per cui, l’esercizio fisico controllato, risulti essere la migliore strategia di prevenzione e cura nelle patologie articolari.   PANORAMICA DELL’ARTROSI L’artrosi si verifica quando la cartilagine che protegge le estremità delle ossa nelle articolazioni si deteriora gradualmente. La cartilagine è un tessuto solido e scivoloso che consente un movimento articolare quasi privo di attrito. Alla fine, se la cartilagine si logora completamente, le superfici di contato rimarranno prive di protezione deteriorando così l’osso stesso. Questa patologia è stata spesso definita una malattia da “usura”. Ma oltre

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dolore neuropatico

Dolore neuropatico: l’importanza degli esercizi di Neural Glides

Dopo un approfondimento sul dolore neuropatico, vediamo com gli esercizi di Neural Glinding sembrino rappresentare una possibile soluzione nel trattamento di questa tipologia di dolore.   La percezione del dolore è sofferenza “Il dolore non è altro che la sorpresa di non conoscerci.” ALDA MERINI Se volessimo dare una forma all’esistenza, potremmo dire che questa assomiglia ad un’intricata rete di interazioni. Infatti, qualsiasi oggetto, nel senso più ampio del termine, può esistere dal momento che è in relazione con qualcos’altro. Anche noi facciamo parte di questa natura delle cose: iniziamo ad esistere grazie ad un’interazione (spermatozoo e cellula uovo), ci sviluppiamo grazie alle interazioni e appena veniamo al mondo facciamo parte di esso. Cosa ci mette in relazione con le altre cose? La generazione di qualsiasi interazione tra noi e il mondo, prendiamo come esempio il dolore, coinvolge quattro elementi fondamentali: Trasduzione, una funzione dei nocicettori che converte la stimolazione nociva in segnali nocicettivi; Trasmissione, un processo che invia segnali nocicettivi lungo le fibre nervose al sistema nervoso centrale; Trasformazione o plasticità, un meccanismo che modula i segnali nocicettivi nei siti sinaptici e a livello del sistema nervoso centrale, attraverso la facilitazione e l’inibizione ascendente, discendente o regionale; Percezione, una componente

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brand identity per personal trainer

MARKETING PER IL PERSONAL TRAINER, COME SVILUPPARE UNA BRAND IDENTITY EFFICACE E RENDERSI UNICI SUL MERCATO

Oggi vedremo un argomento che molti Personal Trainer non considerano quando iniziano la propria attività professionale: tratteremo il “marchio” e la “brand identity”, vedremo alcune esempi e capiremo la strategia di unicità. Ho volutamente scelto esempi e storie non di Personal Trainer cosi da contrastare, una volta su tutte, quello che tutti pensano: Eh, ma il mio settore è differente! Vedremo insieme, invece, che le regole di brand identity sono uguali per tutti i settori, anche per il Personal Trainer, sta a te plasmare il tuo marchio con quello che troverai di seguito.   Marchio e logo non sono la stessa cosa I termini “marchio” e “logo” sono spesso usati in modo intercambiabile. Sebbene un logo possa essere il simbolo grafico di un marchio, esso non è la totalità di esso. Il logo (abbreviazione del termine logotipo) è il segno grafico di un marchio. Il marchio, invece, è l’insieme degli elementi visivi e testuali, ovvero pittogramma più scritta (o logo). Da questo momento in poi, quindi, chiameremo marchio ciò che nel gergo comune è inteso come logo. Non solo, la creazione di un marchio è solo un piccolo passo verso lo sviluppo di una forte identità di marca (brand identity). Con milioni, se non

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strength and conditioning coach

COME DIVENTARE UNO STRENGTH AND CONDITIONING COACH

Negli ultimi anni sempre più dirigenti o atleti si stanno rivolgendo agli Strength and Conditioning Coach (S&C), poiché vedono in loro una figura essenziale da affiancare all’allenatore per la crescita tecnico-sportiva di un atleta. Se sei laureato o stai per laurearti in Scienze motorie ti sarai probabilmente chiesto a che cosa serva studiare psicologia, sociologia o pedagogia. Questa riflessione non è del tutto sbagliata. Per diventare un professionista dello Strength and Conditioning è importante avere determinate competenze e requisiti che, a volte, vanno oltre l’allenamento e la performance. Nell’articolo scopriremo il lungo viaggio che un aspirante preparatore fisico-atletico (PFA) dovrebbe intraprendere, una volta terminato il percorso accademico.   Dalla teoria alla pratica: come raggiungere un profilo professionale a 360° La preparazione fisica è un’area in continuo aggiornamento. Lo S&C coach, applicando le conoscenze apprese nel campo, ha come obiettivo principale quello di allenare i suoi atleti, migliorando le loro prestazioni sportive, per ottenere risultati migliori nelle loro discipline. Il PFA non è solo questo. Saper creare una programmazione annuale, conoscere e riuscire a spiegare la tecnica degli esercizi ai propri atleti, organizzare e gestire le sedute d’allenamento, valutare e analizzare i test, avere chiari i concetti della fisiologia dell’esercizio fisico

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lombosciatalgia

LOMBOSCIATALGIA E DOLORE RADICOLARE

La lombalgia è la principale causa di disabilità a lungo termine in tutto il mondo, con un’incidenza nel corso della vita della del 58-84%. L’11% degli uomini e il 16% delle donne presentano un dolore cronico nella parte bassa della schiena. Il dolore alla schiena rappresenta il 7% delle consultazioni dal medico di famiglia con una perdita di 4,1 milioni di giorni lavorativi all’anno: più del 30% delle persone ha ancora sintomi clinicamente significativi dopo un anno dall’inizio della sciatica. Il dolore radicolare lombare è normalmente definito come dolore che si irradia dalla parte bassa della schiena o dai glutei fino a sotto il ginocchio.  È un sintomo comune (tassi di prevalenza riportati che vanno dall’1% al 43%) e può essere accompagnato da risultati clinici indicativi di un’ernia del disco o di un’irritazione delle radici nervose, in casi di sciatica verificata, ed il rischio aumenta con l’età e non differendo tra uomini e donne. I fattori di rischio per lo sviluppo del dolore radicolare lombare sono stati studiati meno rispetto a quelli per la lombalgia aspecifica, anche se tra gli aspetti potenzialmente rilevanti vi sono rischi legati allo stile di vita, l’obesità e il fumo.   DOLORE SOMATICO VS DOLORE RADICOLARE Bogduk

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L’ALLENAMENTO ISOMETRICO PER IL CONTROLLO DELLA PRESSIONE SANGUIGNA

In questo articolo vedremo, in particolare, come l’allenamento contro resistenza di tipo isometrico possa essere efficace nella gestione dell’ipertensione.   L’esercizio fisico come agente ipotensivo L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio modificabili per morte cardiovascolare, a livello mondiale. Esiste, infatti, una forte ed indipendente correlazione tra morbidità e mortalità da malattie cardiovascolari ed ipertensione. Il principale obiettivo della terapia antipertensiva è quello di ridurre la pressione sanguigna entro un range target, attraverso la modifica degli stili di vita (es. esercizio fisico), oppure combinando la terapia farmacologica alla modifica degli stili di vita. I farmaci antipertensivi hanno minimi effetti indesiderati, ma sono efficaci in circa il 50% delle persone a cui vengono prescritti e, nonostante siano state suggerite diverse strategie, la modifica delle proprie abitudini di vita rimane quella più rilevante. A riguardo, l’esercizio fisico ha un ruolo cruciale come agente ipotensivo. In una metanalisi in cui sono stati inclusi 391 studi si è dimostrato, infatti, che il trattamento tramite esercizio fisico ha ottenuto lo stesso effetto di quello farmacologico per quanto riguarda la riduzione della pressione sanguigna in soggetti ipertesi.   Contrazione Isometrica E Sistema Vascolare La contrazione isometrica sostenuta genera una pressione intramuscolare costante sulla vascolatura,

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calisthenics

IL CALISTHENICS: COS’È, BENEFICI, ESERCIZI E COME VA INSEGNATO

In questo articolo parleremo del calisthenics, andando ad approfondire alcuni concetti pratici come: gli esercizi calistenici, i rischi e i benefici di questo allenamento, gli attrezzi da utilizzare e, soprattutto, come va insegnato. Curiosi vero? Ma prima cerchiamo di comprendere cos’è, come e perché praticarlo. Siete pronti?  E allora andiamo alla scoperta dell’allenamento calistenico.   COS’È IL CALISTHENICS E COME SI PRATICA? Il calisthenics viene classicamente definito come una forma di allenamento fisico che consiste in una varietà di esercizi, movimenti, spesso ritmici, generalmente senza l’utilizzo di apparecchiature o apparati. Essi hanno lo scopo di aumentare la forza e la flessibilità del corpo, con movimenti come piegarsi, saltare, dondolarsi, torcersi o scalciare, usando solo il proprio peso corporeo come resistenza. Anziché utilizzare pesi esterni o dispositivi, per creare resistenza, questa attività utilizza il concetto fisico di “leva”. Un sistema è in equilibrio quando il prodotto tra forza della potenza e il suo braccio è equivalente al prodotto tra forza e braccio della resistenza: Fp x Bp = Fr x Br. Esistono tre tipi di leve: la leva di primo genere: qui il fulcro è posto tra potenza e resistenza (può essere vantaggiosa o svantaggiosa); la leva di secondo genere: qui, invece, la

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disturbi del sonno

DISTURBI DEL SONNO: IN CHE MODO L’OBESITÀ E ALTRE PATOLOGIE POSSONO ESSERNE RESPONSABILI?

Molto spesso, i disturbi del sonno sono legati all’insorgenza di alcune patologie che agiscono negativamente sul regolare funzionamento del nostro orologio biologico. In questo articolo, vedremo la relazione che esiste tra questi disturbi e malattie come l’obesità e cosa fare per contrastarli.   DISTURBI DEL SONNO E PATOLOGIE: QUALE RELAZIONE? Una combinazione di modelli matematici ed esperimenti ha dimostrato che “l’ingorgo citoplasmatico”, causato da invecchiamento, demenza e/o obesità, interrompe i ritmi circadiani portando a cicli sonno-veglia irregolari. I matematici del KAIST (Korea Advanced Institute of Science & Technology) e i ricercatori della Florida State University hanno identificato il principio di come l’invecchiamento e malattie come la demenza e obesità causano disturbi del sonno.  In un precedente articolo, eravamo andati alla scoperta dei ritmi circadiani. Ne abbiamo constatato la loro importanza e identificato alcune strategie per regolarli. Infine, sempre nello stesso articolo, abbiamo notato come il ritmo più importante sia proprio quello sonno-veglia che, se alterato, può portare ad una serie di conseguenze anche gravi. Il corpo umano regola questi ritmi grazie ad un “orologio circadiano”. Questo orologio indica al nostro corpo quando riposare, generando ritmi di 24 ore di una proteina chiamata PERIOD (PER). La quantità di proteina PER aumenta

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leg extension ginocchio

CONSIDERAZIONI SULL’UTILIZZO DELLA LEG EXTENSION PER L’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO

Con questo articolo si vuole, oltre approfondire la tecnica esecutiva della Leg Extension, consigliare in che circostanza è opportuno sfruttare questo macchinario, in base alla condizione del soggetto a cui ci si rivolge.   Cenni sull’anatomia del ginocchio     Il ginocchio è un’articolazione in cui entrano in gioco il femore, la tibia e la rotula. Risulta di difficile classificazione poiché il rapporto articolare che si stabilisce tra femore e patella può essere, infatti, definito come un’artrodia, mentre quello femoro-tibiale è riconducibile, per alcuni caratteri, alle articolazioni condiloidee, per altri ai ginglimi angolari. Inoltre, mentre le superfici articolari sembrano consentire un’estesa libertà di movimenti, l’apparato legamentoso dell’articolazione finisce per limitarli alla sola flesso-estensione. A livello del ginocchio si verifica poi una trasmissione del peso corporeo alla gamba: all’articolazione spetta perciò anche un importante compito statico. Alla marcata convessità sagittale dei due condili femorali non corrisponde una pari concavità delle superfici tibiali. L’armonia fra le superfici articolari viene perciò stabilita dall’interposizione di due menischi, cartilagini semilunari, uno mediale e uno laterale. Il menisco laterale forma un cerchio pressoché completo, conformazione ad O, quello mediale è interrotto sul lato interno e ha quindi una forma di C. Grazie alle loro estremità (corna),

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strength and conditioning

STRENGTH AND CONDITIONING AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: QUALI ASPETTI CONSIDERARE?

Inutile dire che la pandemia da Cov-19, ha interessato ogni tipo di settore e, molto probabilmente, ha cambiato le nostre abitudini per sempre. Uno dei settori maggiormente colpiti dal virus è certamente quello sportivo, sia per gli ingenti danni economici per i soggetti che lavorano in quest’ambito, sia per quanto riguarda salute e prestazione dei nostri atleti, agonisti e non. Nessun tipo di evento aveva bloccato o sospeso per tempi così lunghi le competizioni sportive, con ripercussioni sulla prestazione e sulla psicologia degli sportivi.   OFF-SEASON VS QUARANTENA Il periodo in cui ci si ferma dalle competizioni è chiamato off-season e comprende solitamente insieme alla fase di Shift Recovery, la transizione da un campionato/torneo all’altro. La durata di tale periodo può essere di circa 6 settimane e, nonostante ciò, questo consente il mantenimento di alcune abilità atletiche come quelle di sprint o di salto, seppur con un aumento della massa grassa e una riduzione delle prestazioni aerobiche. La “quarantena” ha aspetti totalmente differenti che vanno assolutamente considerati, ovvero il periodo nettamente più lungo e “l’obbligo” di restare in casa, situazione questa, che non permette determinati tipologie di allenamenti. Inoltre, un secondo aspetto da considerare, è quello del sovraccarico a livello

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L’IMPATTO DELLA SEDENTARIETÀ SUL MAL DI SCHIENA

La società attuale ci ha inconsapevolmente predisposti a uno stile di vita sempre più sedentario; basti pensare, durante l’arco di una giornata, quante volte stiamo seduti piuttosto che in piedi, quante volte immobili piuttosto che in movimento. Anche tu adesso che stai iniziando a leggere il mio articolo lo fai probabilmente da seduto, come io del resto ho passato molte ore seduto per la stesura. All’aumento della sedentarietà degli ultimi decenni, sono aumentati anche i casi di mal di schiena di cui tutti abbiamo avuto esperienza. Nel presente articolo andremo a scoprire se in letteratura sia stato effettivamente dimostrato un legame tra le ore che passiamo seduti e la probabilità di sviluppare dolore alla schiena. Infatti, è sempre più affermato il ruolo dello stare attivi sulla salute, ma c’è una relazione opposta? Ovvero la sedentarietà può essere un fattore predisponente di mal di schiena? “Il pensiero scientifico si nutre della capacità di vedere le cose in modo diverso da come le vedevamo prima” – Carlo Rovelli.   UNO SGUARDO ALLE POCHE REGOLE PER LA SALUTE Recentemente un articolo pubblicato sul British Journal of Sport Medicine ha riportato lo sviluppo di nuove linee guida dell’OMS sull’attività fisica e sul comportamento sedentario,

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L’ALLENAMENTO TRIFASICO: UN DIVERSO APPROCCIO DELLA PROGRAMMAZIONE VOLTO ALL’INCREMENTO DELLA MASSIMA PERFORMANCE ATLETICA

“L’allenamento Trifasico è un punto di svolta che applica principi scientifici complessi, rendendoli semplici e pratici alla comprensione delle persone” – Jeff Dillman- “Director of Strenght & Conditioning dell’università della Florida”  Questo articolo vuole dare un modo di ragionare diverso, considerando le azioni muscolari non solo nella loro fase concentrica (come spesso viene fatto), ma dando enfasi al loro insieme, alle 3 fasi da cui sono costituite (ECCENTRICA, ISOMETRICA E CONCENTRICA). Come? Spiegando perché sono tutte importanti, dando spunti pratici su come periodizzarle e programmarle durante una stagione e che sono applicabili in qualsiasi sport, con le dovute considerazioni iniziali sul Modello Prestativo Sport Specifico. L’obiettivo di ogni Coach che si rispetti, è quello di tirar fuori da ogni suo atleta il suo massimo potenziale affinché abbia picchi di performance in gara.                                                                                                                                        

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riprendere attività fisica dopo infezione da Covid-19

PROTOCOLLI PER IL RETURN TO PLAY DI ATLETI DOPO L’INFEZIONE DA COVID-19

La pandemia da Covid-19 ha causato la sospensione e l’annullamento della maggior parte degli sport per minimizzare il rischio di diffusione dell’infezione, ma sono comunque molti gli atleti risultati positivi. La domanda che ci poniamo è, quindi, come possono gli atleti che sono stati affetti dal Covid-19 ritornare ad allenarsi in sicurezza? Diversi studi hanno confermato, infatti, la possibilità di una possibile compromissione permanente del sistema cardiorespiratorio a seguito dell’infezione. Nel corso dell’articolo, andremo ad analizzare le raccomandazioni pratiche ed evidence-based per un Return To Play (RTP) in sicurezza.   Quali sono gli effetti del COVID-19 sul cuore? Dei pazienti ospedalizzati a causa dell’infezione, dal 10% al 28% dimostravano un danno a livello del miocardio con una mortalità che arrivava al 69.4% e, anche dopo la loro guarigione, in questi soggetti si evidenziavano alterazioni negli esami di risonanza magnetica cardiaca (MRI). Il virus può interessare il cuore in almeno due modi fondamentali: il primo, attraverso la “tempesta di citochine” che si sviluppa durante la forma severa di infezione e che può portare ad una riduzione della funzionalità cardiaca, simile a quella vista in altre forme di sepsi; il secondo, è l’infezione diretta delle cellule del miocardio, con elevati livelli di

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pilates e preparazione atletica

IL PILATES NELLA PREPARAZIONE ATLETICA DEGLI SPORT: QUELLO CHE TUTTI DOVREBBERO SAPERE

Joseph Pilates diceva: “Per ottenere i massimi risultati nel campo di applicazione delle nostre capacità in tutte le sfere della vita, dobbiamo costantemente sforzarci di mantenere il corpo sano e forte, e sviluppare la nostra mente fino ai limiti della sua capacità”. A suo tempo Pilates fu un vero rivoluzionario. Agiva fuori dagli schemi. Ha così inventato un metodo tutto suo e costruito macchine per far raggiungere meglio gli obiettivi ai suoi clienti. Per molti anni, si affidarono a lui soldati che erano rimasti feriti nelle guerre in maniera irreversibile e persone reduci da incidenti o interventi che avevano causato loro amputazioni o paralisi. Quella che lui effettuava era una vera e propria riabilitazione (allora non c’era la distinzione tra fisioterapisti e laureati in scienze motorie, lui stesso era un semplice ginnasta). Eppure era un genio, aveva una particolare affinità verso lo studio del corpo umano ed una curiosità tale che lo spinse a costruire macchine grandiose (vedi il reformer, la cadillac o la chair). Quello che Joseph ci ha lasciato è un patrimonio inestimabile che, a mio parere, dovrebbe essere applicato in ogni disciplina quando si parla di corretto assetto posturale. Da qui l’idea diffusasi negli anni, ed ormai

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coaching online

ALLA SCOPERTA DEL COACHING ONLINE: IL PERSONAL TRAINER A DISTANZA

La nuova impennata di contagi da Covid-19, rilevata nel mese di ottobre, ha portato il governo italiano a emanare un nuovo Dpcm che ha sancito la chiusura dei centri fitness. Queste misure sono state poi estese fino al 15 gennaio 2021 da un altro Dpcm, entrato in vigore il 3 dicembre 2020. Tuttavia, a causa del mancato arresto della diffusione virale, non è detto che queste misure non vengano prorogate ulteriormente nel tempo. Per cui, gli operatori del settore fitness, tra le quali spicca la figura del Personal Trainer, devono farsi trovare pronti per assistere i loro clienti nel miglior modo possibile. Ecco come nasce l’allenamento a distanza. Piattaforme quali Zoom, Skype, Microsoft Teams, etc. hanno oramai permesso di accorciare le distanze tra le persone e, data l’importanza fondamentale oramai riconosciuta verso uno stile di vita attivo, sono state ben accettate dagli utenti. Queste tecnologie hanno permesso di rimanere in contatto con il proprio Personal Trainer e continuare così il percorso con lui intrapreso. In più, il lockdown ha stimolato la popolazione in generale, tra cui anche molti trainer, a sviluppare capacità digitali che hanno permesso una maggiore diffusione di lavori, consigli e guide sui social network principali (Instagram, Facebook),

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attività fisica e sedentarietà linee guida 2020

ATTIVITÀ FISICA E SEDENTARIETÀ, LE LINEE GUIDA DEL 2020

In questo articolo verranno sviscerate le linee guida del 2020 riguardanti l’attività fisica e la sedentarietà. Quanto dovremmo muoverci? E quanto dovremmo far muovere i nostri clienti?  I tassi di sedentarietà sono in continuo aumento, e con essi anche patologie e diminuzione delle condizioni di stabilità di soggetti con patologie croniche. Ma andiamo a sviscerare il tema ed aggiungiamo un altro strumento nella nostra “cassetta degli attrezzi”.   LINEE GUIDA GLOBALI SULL’ATTIVITÀ FISICA Nel 2018, l’Assemblea Mondiale della Sanità (AMS) ha approvato un nuovo Piano d’Azione Globale riguardante l’attività fisica con estensione 2018 -2030 prefiggendosi come obiettivo la riduzione dei livelli di inattività fisica negli adulti e negli adolescenti del 15% entro il 2030. Le linee guida globali e nazionali sull’attività fisica sono la componente CENTRALE della governance e di un quadro politico efficiente e coerente in materia di salute pubblica. L’OMS raccomanda che tutti i paesi stabiliscano linee guida nazionali, prefiggendosi degli obiettivi relativi all’attività fisica. Per aiutare le popolazioni a raggiungere gli obiettivi e a mantenersi in buona salute, a tutti i paesi è stato consigliato di sviluppare e attuare adeguate misure politiche nazionali e subnazionali per consentire alle persone di tutte le età e capacità di essere

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ginnastica posturale scoliosi

IL RUOLO DELLA GINNASTICA POSTURALE NEL TRATTAMENTO DELLE SCOLIOSI

Si parla tanto di ginnastica posturale, ginnastica correttiva e trattamenti conservativi per la scoliosi, ma nel concreto di cosa stiamo parlando? Negli ultimi anni sta prendendo piede come “nuova metodologia di trattamento” anche il Pilates, quindi, è diventato essenziale e fondamentale fare ordine e spiegare differenze e punti di forza tra delle varie metodologie. In questo articolo, troverai spunti pratici e teorici per affrontare un caso di scoliosi senza peggiorarne il quadro clinico.   COS’È LA SCOLIOSI IDIOPATICA? La scoliosi idiopatica è una complessa deformità strutturale della colonna vertebrale che si manifesta sui tre piani dello spazio: frontale in flessione laterale; sagittale con una alterazione delle curve fisiologiche arrivando nei casi più gravi, anche all’inversione; trasversale con un movimento di rotazione delle vertebre. Per definizione, la scoliosi idiopatica non ha una causa nota e nemmeno unica. Quindi dal punto di vista eziopatogenico, la deformazione vertebrale provocata dalla scoliosi idiopatica può essere identificata come il segno di una sindrome complessa ad eziologia multifattoriale. Il perché della progressione della maggior parte delle scoliosi è ancora sconosciuto: è stato ampiamente confermato che la probabilità di aggravamento della curva dipende dall’età del paziente alla diagnosi, dal tipo e dalla gravità della curva, dal sesso

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strength & conditioning

STRENGTH & CONDITIONING: LE PROSPETTIVE FUTURE

STRENGHT COACH EVIDENCE-BASED Da circa un decennio il mondo dell’allenamento e del fitness ha subito un forte cambiamento, un’evoluzione che ha portato il movimento e l’esercizio fisico nella mente di una buona fetta di popolazione. Il catalizzatore di tutto ciò è stato l’allenamento funzionale e, successivamente, il Crossfit che ha letteralmente accelerato questo processo di diffusione del “nuovo allenamento”. Da laureati in Scienze Motorie non possiamo sederci in platea e osservare questo spettacolo, il canovaccio dobbiamo scriverlo noi e, con le giuste competenze, possiamo sia adattarci a questo cambiamento sia guidarlo ricoprendo un ruolo di protagonisti. Questo è possibile soltanto avendo determinate caratteristiche, ovvero: competenza; capacità analitiche e globali del mercato e del mondo lavorativo odierno; passione.   STRENGTH & CONDITIONING, COS’E’? Abbiamo sempre preso molto dall’America e, probabilmente, abbiamo preso anche questo termine. Ma cos’è lo Strength & Conditioning? La prima cosa che ci viene in mente quando sentiamo pronunciare questo nome è una sala pesi, una palestra, bilancieri e atleti. Effettivamente è più semplice descrivere di cosa si occupa uno Strength Coach e cosa dovrebbe conoscere, quindi: principi fondamentali dell’allenamento e della periodizzazione di esso; conoscenza delle metodiche di allenamento di forza, potenza e resistenza; conoscenza dei principi

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ritmi circadiani ed esercizio fisico

L’ESERCIZIO FISICO PUÒ REGOLARE I NOSTRI RITMI CIRCADIANI?

Sono le 7 del mattino, la luce del sole entra piano piano dalla finestra e colpisce la tua palpebra, filtra piano piano nella retina che a sua volta attiva il cosiddetto pacemaker circadiano (nucleo soprachiasmatico ipotalamico), ad interrompere la produzione di melatonina a favore di quella del cortisolo. Il risveglio è graduale ed il tuo sistema nervoso autonomo (SNA) sta pensando esattamente di metterti in moto lentamente.     Tutto molto bello, peccato che lo scenario comune invece è: Sono le 7 del mattino, la tapparella è abbassata perché la sera entra la luce artificiale della strada e non riesci a prendere sonno. La sveglia suona ed il tuo cuore comincia a battere più forte perché il tuo SNA (si abbassa il parasimpatico inizialmente e si attiva successivamente l’ortosimpatico), sta pensando che devi scappare da un leone. In realtà devi solo andare al lavoro come tutte le mattine e domani hai anche il turno di notte. A questo punto pensi: era meglio il leone! Scherzi a parte, questo è solo uno dei tanti esempi di come manipoliamo i nostri ritmi naturali e sottoponiamo costantemente il nostro corpo a stress non benefico. Se lo sommiamo ad altri fattori, ripetuti per tutti

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costruire abilità motorie

Costruire le Abilità Motorie: dall’apprendimento base del movimento alla prima specializzazione sportiva

Generare una prestazione motoria e sportiva di alto livello richiede una vasta gamma di fattori e presupposti. In particolare, è generalmente accettato che tanto maggiore è la qualità di questi fattori e presupposti, tanto maggiore sarà il risultato finale. La sommatoria di queste componenti avviene per step e sovrapposizione: siamo di fatti di fronte ad un processo di apprendimento, per cui ogni “pezzetto” viene aggiunto un po’ per volta e seguendo le fasi sensibili dello sviluppo. Arriviamo già al punto fondamentale: non basta lavorare su tutte queste componenti sempre ed in ogni momento della costruzione della prestazione, ma occorre piuttosto farlo nel momento giusto. È decisamente questa la difficolta più grande che l’insegnante o il tecnico incontrano lungo il percorso con i propri allievi: non tanto conoscere e sapere cosa fare, ma quando, come e perché! Ciò che cercheremo di fare all’interno di questo articolo è capire da dove partire, quali considerazioni tenere presente rispetto alla costruzione delle Abilità (e quindi della tecnica sportiva) e quali sono i passaggi chiave da seguire per ottimizzare il rapporto apprendimento/tempo in funzione di una qualità più elevata di performance. L’obiettivo, ancora, è quello di fornire una mini guida utile alla programmazione ed alla

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come diventare un istruttore di pilates

COME DIVENTARE UN ISTRUTTORE DI PILATES PROFESSIONISTA?

Il Pilates, negli ultimi anni, sta spopolando nel mondo del fitness in tutto il globo, con la conseguenza che è sempre più richiesta la figura dell’istruttore di Pilates professionista. Anche noi, nella nostra offerta formativa, ormai da qualche anno abbiamo deciso di introdurre ben tre corsi dedicati a questa disciplina, proprio per non lasciarti solo neanche in questo campo: Pilates Matwork Lab – Level 1 Pilates Matwork Lab – Level 2 Pilates Matwork Lab – Piccoli attrezzi Partiamo subito con una domanda:   Quali caratteristiche deve avere un bravo istruttore di Pilates? Se la risposta a cui hai pensato è: “ Non lo so” oppure “Sicuramente quelle di un bravo trainer in generale”, allora sei nel posto giusto. Un bravo Istruttore di Pilates si differenzia da un bravo Trainer (ad esempio di funzionale) per alcuni particolari aspetti fondamentali. In questo articolo troverai spunti pratici e suggerimenti, da aggiungere al tuo bagaglio formativo, per diventare il perfetto Istruttore di Pilates! Tratteremo in particolare la figura dell’Istruttore di Pilates Mat, ovvero quella branca di questa disciplina che conta 34 esercizi totali eseguiti a corpo libero su un tappetino (come strumento base), con l’eventuale aggiunta di piccoli attrezzi come le softball, le fitball,

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personal trainer marketing

PERSONAL TRAINER MARKETING: STRATEGIE PER UN BUSINESS DI SUCCESSO E PER ACQUISIRE PIÙ CLIENTI

Perché il marketing è fondamentale per il successo di un personal trainer? Come può il personal trainer marketing portarmi ad avere più clienti? Come posso costruire un modello di business vincente? A queste e molte altre domande risponderemo nell’articolo. Continuate a leggere, alla fine di questa guida sul marketing per personal trainer vi aspetta  un contenuto extra bonus molto utile su “Come scrivere una lettera per contattare il Medico di Famiglia o il Medico Specialista“.   Cominciamo!   La collaborazione interdisciplinare tra medico e Laureato in Scienze Motorie è il primo step per creare una rete professionale che, nel lungo periodo, genererà clienti in target per la nostra ultra-specializzazione. Sembra banale, ma creare dal nulla il proprio mercato o il proprio business, è una peculiarità imprenditoriale vincente quando parliamo di business etico. Quello di cui parliamo è una Blue Ocean Strategy, una strategia di mercato che prende il nome dall’omonimo libro, dove non ci sono concorrenti e il leader di quel segmento siete proprio voi. È chiaro che, ad oggi, non avere skill di “marketing” è una limitazione e a volte questa parola viene vista con disprezzo proprio perché non se ne conosce il significato.   Ma cos’è davvero il

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Ritorno all’attività sportiva nei pazienti anziani dopo l’artroplastica unicompartimentale del ginocchio: revisione sistematica e meta-analisi

L’artroplastica unicompartimentale del ginocchio (UKA), risulta essere un’opzione affidabile per affrontare i sintomi e ripristinare la funzione dell’articolazione. L’obiettivo principale di questa review è quello di raccogliere sistematicamente le prove disponibili riguardanti il ritorno all’attività sportiva nei pazienti anziani che presentavano osteoartrite del ginocchio, dopo un intervento di artroplastica unicompartimentale. L’articolo in questione, è il risultato di uno Studio Italiano condotto da ortopedici e gerontologi del Campus Bio – Medico dell’Università di Roma e poi pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, il 5 giugno 2020. Si ringrazia, pertanto, il Dott. Biagio Zampogna per aver fornito in anteprima lo Studio.   Uno sguardo sul presente Nel presente scenario sociale, le esigenze degli anziani stanno cambiando. Non è raro osservare come i pazienti vogliano rimanere attivi e svolgere esercizio fisico ed attività sportiva anche in età avanzata. Tuttavia, queste richieste sono spesso minate da condizioni dolorose croniche, come l’osteoartrite (OA), che non permettono al paziente di svolgere tutte le attività desiderate. In particolare, l’OA al ginocchio è una condizione comune e debilitante che si diffonde sempre più con l’avanzare dell’età. È di comune accordo che il trattamento definitivo sia l’artroplastica articolare. Le indicazioni per l’artroplastica unicompartimentale del ginocchio sono state ampiamente discusse,

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malattie metaboliche ed esercizio fisico

Malattie metaboliche e covid-19: il ruolo protettivo dell’esercizio fisico

All’infezione provocata dal SARS-CoV-2 è associata un’elevata mortalità, con le maggior comorbidità rappresentate principalmente da ipertensione, diabete e malattie cardiovascolari. In questo articolo andremo ad analizzare la correlazione tra la severità della malattia provocata dal COVID-19 e le malattie metaboliche, ed il ruolo dell’esercizio fisico nel migliorare l’efficienza del sistema immunitario.   Diabete mellito ed obesità: fattori di rischio per l’infezione da covid-19 Sono circa 463 milioni le persone che a livello mondiale soffrono di diabete mellito, mentre l‘obesità affligge quasi 1/3 della popolazione mondiale. La co-esistenza di obesità e diabete mellito, conosciuta anche “diabesity” è un’altra pandemia che interessa il mondo attualmente, oltre a quella da COVID-19. Una scarsa salute metabolica è considerata il principale fattore di rischio per lo sviluppo di forme severe di COVID-19, probabilmente dovuto alla disfunzione del sistema immunitario in sinergismo con le complicanze patofisiologiche delle comorbidità che caratterizzano le malattie metaboliche. Sono stati evidenziati diversi meccanismi che predispongono i pazienti con diabete mellito e malattie metaboliche ad una maggiore severità della malattia da COVID-19. Vediamo quindi ora nel dettaglio qual è il link patogenico che collega le malattie metaboliche, l’obesità ed il Covid-19.   1. Carica virale Un possibile meccanismo attraverso il quale il

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dolore alla schiena e lombalgia

Il ruolo della fascia nel low back pain, una possibile fonte di dolore alla schiena?

In questo articolo vedremo come, in un soggetto affetto da lombalgia, anche il tessuto fasciale possa essere implicato nella percezione del dolore alla schiena.   Dolore alla schiena e lombalgia: quali le possibili cause? “La nostra scienza ha speso più tempo sulle interazioni molecolari che comprendono il nostro funzionamento, approfondendo meno il modo in cui diamo una forma a noi stessi”. -Myers Ormai è risaputo che la lombalgia aspecifica ha un’eziologia multifattoriale. La letteratura attuale non supporta una causa definitiva degli episodi iniziali di lombalgia. Da un punto di vista anatomo-patologico, quindi, qualsiasi struttura innervata nella colonna lombare può causare sintomi di lombalgia. Queste potenziali strutture sono i muscoli, i legamenti, la dura madre e le radici nervose, le articolazioni zigapofisarie, l’anulus fibroso, le vertebre e una struttura che per molto tempo è passata inosservata tanto che Carla Stecco la definisce “la struttura dimenticata”: parliamo della fascia.   La Fascia: nuovi orizzonti in anatomia Secondo l’American Heritage Stedman’s Medical Dictionary (2007), una fascia è “un foglio o una fascia di tessuto connettivo fibroso che avvolge, separa o lega insieme i muscoli, organi e altre strutture molli del corpo”. Per decenni, lo studio del sistema muscolo-scheletrico ha avuto un approccio totalmente

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allenamenti ipertrofia

Allenamenti ipertrofia: volume e intensità

Cosa fare per “aumentare la massa muscolare” Lo scopo di questo articolo non sarà quello di riassumere ciò che concerne la fisiologia, il tipo di fibre interessate, il tipo di ipertrofia ed il contesto ormonale, ma di capire quali variabili è necessario manipolare all’interno di una programmazione degli allenamenti per l’ipertrofia. La ricerca dell’ipertrofia è uno degli obiettivi maggiormente perseguiti da Personal Trainer, Strength Coach e in maniera indiretta da atleti, tra questi rugbisti e powerlifter. A questi, vanno aggiunti tutti coloro che vogliono migliorare la propria forma fisica e la propria fitness, riassumendo quindi, possiamo dire che il cosiddetto “gain mass” si rivolge ad un’ampia gamma di soggetti, che spazia dall’atleta sino alla persona che frequenta i nostri centri per migliorare la propria salute e body image.   Strength or hypertrophy? Al giorno d’oggi, vi sono svariate strategie di allenamento per raggiungere tale obiettivo ed anche totalmente differenti. Basti pensare che, bodybuilders si allenano generalmente con carichi moderati e tempi di recupero brevi e d’altro canto abbiamo powerlifters che si allenano  con intensità elevate (e quindi carichi elevati) osservando tempi di recupero lunghi, eppure entrambi i soggetti presentano notevoli percentuali di massa muscolare. E allora qual è il miglior allenamento

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problem-oriented vs method-oriented

Method-oriented vs problem-oriented

Quale filosofia d’approccio utilizzare nel lavoro? Mi sono sempre chiesto se ci fosse un approccio più corretto rispetto ad un altro nel lavoro di tutti i giorni, c’è stato un periodo della mia carriera in cui pensavo addirittura non solo di averlo trovato, ma di averlo definito come un metodo. Col passare del tempo però, nell’applicare lo stesso schema ogni volta, sentivo che c’era qualcosa che non andava. Qualche caso non riuscivo a risolverlo (eh va bene, può capitare) ma, anche nella gestione delle attività di impresa mi sono reso conto che, avere un metodo non era forse l’approccio idoneo. Avevo acquisito un approccio troppo method-oriented, orientato al metodo. Fu in quel momento che mi resi conto di dover tornare indietro e partire da capo perché, con tutta probabilità, il raggiungimento di alcuni risultati positivi e la velocità di applicazione, aveva fatto limitare in me il potere del ragionamento causato dall’essere sottoposto ad uno stress.     Un po’ come se io vi chiedessi: quanto fa 3 x 3? Voi rispondereste: 9 se io ve lo chiedessi per svariate volte di fila mi rispondereste sempre 9 ma stavolta non perché avete fatto il calcolo bensì per aver maturato quell’esperienza alla

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detraining nel calcio

Il calcio ai tempi del covid-19: detraining e return to play

L’epidemia da Coronavirus 2 (SARS-CoV-2 o COVID-19) scoppiata originariamente in Wuhan, Cina, si è diffusa oramai in tutto il mondo. Tale evento ha costretto i governi di molti paesi ad adottare misure di contenimento del contagio come la quarantena o la chiusura parziale o totale di attività commerciali, sociali e ludiche. Tra quest’ultime, figura anche il mondo dello sport che ha vissuto una situazione mai vista prima d’ora, in cui gradualmente tutte le competizioni sportive sono state posticipate e qualsiasi pratica organizzata di allenamento è stata vietata. Se questi eventi hanno caratterizzato i mesi di marzo, aprile e maggio 2020, un nuovo aumento dei contagi in Italia rischia di rievocare le stesse dinamiche per il mese di novembre (e chissà, magari anche per i successivi), come è già successo per il mondo dilettantistico. Così, data la possibilità del ripercuotersi degli stessi eventi, nel seguente articolo tratteremo il problema dello stop forzato alla pratica calcistica, fornendo spunti applicabili già da adesso nella tua realtà lavorativa. Per farlo, analizzeremo 3 principali punti: effetti dell’isolamento; gestione dell’atleta in isolamento; return to play.   Effetti dell’isolamento In base alla durata, l’isolamento domiciliare può comportare un impatto significativo sullo stato fisico e mentale di un

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esercizi pavimento pelvico

L’impatto dell’esercizio fisico sulla disfunzione del pavimento pelvico

In questo articolo, vedremo come gli esercizi per il pavimento pelvico possono rappresentare una valida terapia per ridurre i disturbi legati all’incontinenza urinaria nelle donne.   Pavimento pelvico e incontinenza urinaria I dati sull’incidenza dell’incontinenza urinaria (UI) nella popolazione femminile sono molto dissimili, ma secondo i dati dell’International Continence Society (ICS), il 10% della popolazione femminile soffre settimanalmente di perdite di urina e tra il 25% e il 45% ne   soffre occasionalmente.  In base all’eziologia e alla fisiopatologia, è possibile classificarne 3 tipi: Stress UI (SUI) Urge UI (UUI) Mixed UI (MUI) La SUI è definita come la fuoriuscita involontaria di urina durante uno sforzo come tosse, starnuti o risate. Un aumento della pressione addominale dovuto allo sforzo fisico mette sotto stress la vescica, provocando la fuoriuscita di urina.  I meccanismi di base responsabili di tale reazione sono lo scarso supporto uretrale da parte dei muscoli del pavimento pelvico e la carenza di forza dello sfintere.  Sono molti i fattori predisponenti alla SUI, tra cui: numerosi parti, operazioni precedenti, indebolimento generalizzato del tessuto connettivo, deficit ormonale, mutilazione genitale o riduzione degli organi riproduttivi.  L’UUI (comunemente chiamata “vescica iperattiva”) è la fuoriuscita involontaria di urina preceduta da un forte e improvviso

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riabilitazione polmonare covid-19

La riabilitazione polmonare nei soggetti colpiti da covid-19

Sullo sfondo della pandemia causata da infezioni da SARS-CoV-2 risulta doveroso chiarire il ruolo dello scienziato motorio e capire come approcciare la riabilitazione polmonare di un soggetto che è stato affetto da questa patologia. In questo articolo verrà sviscerato questo tema cercando di fornire linee guida, testing e possibilità di trattamento.   Il ruolo della riabilitazione polmonare nell’emergenza Covid-19 La pandemia COVID-19, che è dilagata in tutto il mondo dall’inizio dell’anno, ha colto impreparati i sistemi sanitari della maggior parte dei paesi nella sua prima ondata di malattia e ha sopraffatto i sistemi sanitari in molti modi.  Non è ancora possibile stimare definitivamente quanto sia alta la mortalità della malattia e la percentuale di persone affette da disabilità permanente. Si può presumere che la pandemia si fermerà solo quando la maggior parte della popolazione sarà stata infettata (nel senso di immunità di gregge) o sarà disponibile un vaccino efficace in tutto il mondo. Poiché questa patologia presenta un coinvolgimento polmonare, la riabilitazione pneumologica gioca un ruolo importante nella riabilitazione COVID-19. Per le persone colpite, è richiesto un concetto graduale di riabilitazione pneumologica globale, multimodale e interdisciplinare, differenziato in base all’entità delle conseguenze della malattia. Lo scopo della riabilitazione polmonare nei pazienti di

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Sedentarietà causata dalla pandemia da Covid

L’impatto della sedentarietà sulla salute neuromuscolare, cardiovascolare e metabolica

Questo periodo di inattività causato dalla pandemia da Covid-19 sta mettendo in seria difficoltà la nostra società, affliggendo tutti indipendentemente da età, sesso ed etnia, costringendo le persone, persino le più giovani ed in salute, ad adottare improvvisamente comportamenti sedentari. Questo articolo ha lo scopo di evidenziare l’impatto della sedentarietà sul corpo umano a livello muscolare, cardiovascolare, metabolico, endocrino e sul sistema nervoso, sulla base delle conoscenze ricavate da diversi modelli di inattività, come ad esempio l’immolizzazione a letto e la riduzione dei passi giornalieri.   L’impatto dell’inattività sul sistema neuromuscolare Le conseguenze negative dell’inattività sul sistema muscolare sono state riconosciute già dai primi anni ’20 da Cuthbertson che suggerì come l’inattività prolungata in soggetti sani provocasse la perdita di azoto, fosforo e calcio, a causa del “non utilizzo” dei muscoli e delle ossa. Quarant’anni dopo, Saltin et al., un pioniere della fisiologia umana, ha dimostrato che in risposta a 20 giorni di confinamento a letto, giovani individui sani subivano una riduzione della VO2max del 28% e del volume cardiaco del 11%. Gli effetti causati dalla rapida perdita di massa muscolare, in particolare di quella antigravitaria, sono ormai ben stabiliti ed influenzano sia massa che forza muscolare. È importante sottolineare

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trattamento alluce valgo

Trattamento alluce valgo: un approccio conservativo

Proseguendo nell’approfondimento del piede patologico, oggi esamineremo ciò che concerne il trattamento dell’alluce valgo.   Cos’è l’alluce valgo? Il valgismo dell’articolazione metatarso-falangea (MPT) del primo raggio, definito più comunemente “alluce valgo”, nell’adulto è la patologia più frequente del piede. Si tratta di una deformità che riguarda il primo metatarso e che comporta un disallineamento tra i due segmenti ossei contigui (valgismo). Questa conformazione si esprime nella deviazione del primo dito verso le altre dita e nella conseguente deformità della parte anteriore del piede. Visivamente, ciò che si nota subito è un rigonfiamento laterale a livello della testa del primo osso metatarsale a causa del quale ci sarà un’alterazione della biomeccanica del piede. Nel corso degli anni ciò può provocare la deformità delle altre dita che possono limitare la mobilità del piede e provocare un dolore intenso e permanente, la metatarsalgia. Più che essere un problema estetico, come l’evidente formazione della “cipolla” data dell’infiammazione della borsa sinoviale dell’articolazione fra il primo osso metatarsale e la falange prossimale dell’alluce, risulta essere una malattia che altera gli equilibri funzionali e biomeccanici del piede. Con una proporzione di 7:1, l’alluce valgo si manifesta prevalentemente nelle donne rispetto agli uomini. Sembra essere dovuta al fatto

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donna che si chiede come evitare il dolore muscolo scheletrico

Come evitare il dolore muscolo-scheletrico: esiste un modello?

Cerchiamo di capire bene quali sono i processi e i percorsi del dolore, seguendo un modello e proponendo una soluzione: come evitare il dolore muscolo-scheletrico? INTRODUZIONE “La vita è nel movimento” Aristotele Che cos’è il movimento se non espressione della vita? Non esiste essere vivente che sia immobile, allorché anche quando siamo apparentemente fermi, il nostro sangue scorre, i potenziali d’azione percorrono in continuazione gli assoni dei neuroni, il nostro respiro eleva e deprime il torace, il nostro cristallino si accomoda alla luce, i nostri muscoli alternano la contrazione, gli osteoclasti e gli osteoblasti modellano l’osso. E se alcuni di questi aspetti sono interni e invisibili al nostro occhio, un’altra grande fetta del movimento è invece fruibile all’esterno, poiché l’uomo è un essere d’azione. L’azione è il movimento con l’intenzione, cioè ha il fine di raggiungere volutamente uno scopo specifico.  Dove c’è volontà, c’è il nostro cervello che ne dà forma attraverso i comportamenti. È lui stesso che, con una serie di processi e condizioni mentali, fornisce intenzione, poiché “sa molto sul movimento e poco sui muscoli”.  Che cosa succede però, a questi meccanismi, quando siamo in una condizione di dolore muscolo-scheletrico? Il cervello produce gli stessi pattern di movimento?

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pesistica olimpica snatch balance

Pesistica Olimpica: come va insegnata? – seconda parte

In questo articolo continuerò ad analizzare le fasi di insegnamento della pesistica, dopo aver discusso i principali step iniziali dell’insegnamento e della gestione del bilanciere in posizione Overhead sino ad arrivare allo Snatch Balance, primo movimento che richiede velocità e potenza da parte del soggetto. Qui puoi rileggere il primo pezzo su questo argomento. Guarda anche il nostro video su “Come insegnare la pesistica Olimpica attraverso un approccio step by step“. Riepilogando, la progressione da eseguire è quella descritta nell’infografica sottostante: Mid-hang snatch position Il primo step di insegnamento dello Snatch parte dallo stabilire la posizione di mid-hang, che è situato all’incirca a metà coscia. Tale passo va inserito assolutamente prima dell’insegnamento delle partenze da terra: la mid-hang position identifica l’inizio della second pull, che è spesso tralasciata nell’esecizione di uno Snatch o Clean, ed è quindi la fase che richiede più attenzione da parte del Coach e del soggetto allenato. In Hang Position, le tibie sono per lo più perpendicolari al terreno e il “back” in estensione con il tronco stabilizzato e “compatto”, le spalle sono all’incirca in linea con ginocchia ed il bilanciere. Quest’ultimo è in leggero contatto con la coscia ma non si adagia su di essa,  arti

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donna con ipertensione arteriosa fa esercizio fisico

Ipertensione arteriosa: screening, farmaci ed esercizio terapeutico

Parliamo dell’approccio del Laureato in Scienze Motorie con persone affette da ipertensione arteriosa: qual è il ruolo dell’esercizio terapeutico? Premessa L’ipertensione (HTN) rimane la malattia non trasmissibile più comune che costituisce il più grande problema di salute pubblica a livello mondiale, con la gestione che coinvolge mezzi farmacologici e non farmacologici. L’esercizio terapeutico è un importante intervento di prima linea per un certo numero di malattie croniche, ed è stato raccomandato sia come misura di prevenzione che come intervento non farmacologico aggiuntivo per HTN, tuttavia la somministrazione e prescrizione ai pazienti ipertesi è ancora bassa, soprattutto tra gli operatori sanitari di base. Da qui ho iniziato l’analisi della letteratura basata sull’evidenza con i vari aspetti dell’esercizio terapeutico e dell’HTN, per stimolare con successo l’integrazione dell’esercizio per la gestione dell’HTN in contesti clinici, specialmente a livello di assistenza sanitaria di base. L’articolo di oggi ha esaminato gli articoli pubblicati sull’esercizio fisico e HTN su Google Scholar, PubMed e ScienceDirect utilizzando i termini di ricerca “esercizio” e “ipertensione”. Gli studi identificati in questa revisione sono stati riassunti per arricchire ulteriormente la letteratura con i dati e fornire un aggiornamento ai medici che prescrivono ma, soprattutto, gioca un ruolo fondamentale per i Laureati in Scienze

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donna con alterazioni posturali post mastectomia

Alterazioni posturali post-mastectomia: test ed esercizi chinesiologici

Sono sempre di più le donne che sopravvivono al carcinoma mammario: per questo è importante parlare delle alterazioni posturali post-mastectomia e della rieducazione motoria. Per una qualità della vita migliore e una nuova consapevolezza del proprio corpo. Introduzione Il carcinoma mammario rappresenta in Italia la terza neoplasia in ordine di frequenza dopo quella del polmone e del colon-retto, ed è la prima nella popolazione femminile. La sua incidenza è in progressivo aumento, ma la diagnosi precoce e l’affinamento delle strategie terapeutiche e chirurgiche, hanno consentito un netto incremento della sopravvivenza delle pazienti la cui malattia tende perciò a cronicizzare. A queste donne, oltre alla sopravvivenza, deve essere garantita anche la migliore qualità di vita possibile e, a tal proposito, assumono un ruolo fondamentale sia l’intervento riabilitativo sia la rieducazione motoria, determinante per il mantenimento della funzionalità post riabilitativa. La letteratura scientifica riporta numerosi studi sull’importanza e sull’efficacia dell’attività motoria sulla qualità della vita, sulle funzioni cardio-respiratorie e sulla riabilitazione dell’arto superiore, mentre risulta piuttosto carente per quanto riguarda le indicazioni su specifici trattamenti di ginnastica funzionale e posturali, fondamentali anche a distanza di anni, quando la patologia viene definita stabilizzata o guarita oppure, a maggior ragione, quando insorgono delle complicanze

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ragazza che studia per valutazione posturale

La valutazione posturale. Terzo step

Terzo di 5 articoli all’interno dei quali troverai quelli che, SECONDO IL MIO PUNTO DI VISTA, sono gli step da seguire per una valutazione posturale completa: consigli e spunti da mettere subito in pratica e racconti di campo. Ah, se non hai letto il primo step lo trovi qui, per il secondo step invece clicca qui, altrimenti non ti resta che prendere carta e penna ed entrare insieme a me nella terza fase. PREMESSA: LA POSTURA IDEALE NON ESISTE “Notizia bomba!”, qualcuno penserà. Sì, perchè mentre qualcuno pensa che sia giusto simmetrizzarci come fossimo dei lego, la biologia fa il suo corso, creando forme non sempre simmetriche e seguendo una via dove incontra meno resistenza. Attenzione: quando dico che non esiste una postura ideale non intendo che non esiste una postura ottimale PER OGNI INDIVIDUO, ma semplicemente che non può esserci uno standard da seguire, anche perché siamo il frutto di ciò che proviamo e facciamo, quindi se uno sportivo è formidabile con una postura non perfettamente simmetrica ma “asintomatica”, perché andare ad alterare quell’equilibrio? Anzi, l’asimmetria è vita. Dicevo: esiste una postura ideale per OGNI INDIVIDUO, nel senso che il nostro corpo deve tendere al suo equilibrio anche se

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prevenzione infortuni nel calcio

La prevenzione degli infortuni nel calcio

È fondamentale evitare gli infortuni, nel calcio come in qualsiasi altro sport: ecco, allora, qualche dato sull’argomento e le strategie utili per la prevenzione. Introduzione L’evento infortunio è una problematica che impatta su due livelli: chiaramente individuale, ovvero per il giocatore che lo subisce; ma anche collettivo. Su questo secondo punto vale la pena soffermarsi. Numerosi studi hanno evidenziato l’esistenza di relazioni significative tra la bassa incidenza degli infortuni e una migliore classifica finale (Carling, McCall, Le Gall, & Dupont, 2015; Eirale, Tol, Farooq, Smiley, & Chalabi, 2013). Anche la UEFA ha condotto un importante studio che ha indagato 11 anni di competizioni ufficiali (Hägglund et al., 2013). Tale ricerca ha confermato queste relazioni anche nelle competizioni internazionali: le squadre vincenti sono quelle caratterizzate da una maggiore disponibilità di giocatori. Ne consegue che stabilire e attuare strategie per la riduzione dell’incidenza di infortuni nel calcio è determinante, tanto quanto l’implementazione di metodi di allenamento per il miglioramento della performance. Un po’ di dati Il 56% degli infortuni avviene in partite ufficiali e il 44% occorre in allenamento (Hägglund et al., 2013). Questo sbilanciamento verso la gara è dovuto a due fattori: maggiore intensità di gioco e quindi maggiore stress su

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professionista che usa app per valutazione funzionale

Smartphone apps per la valutazione funzionale – parte 2

Nell’articolo precedente abbiamo trattato le smartphone apps nel contesto di valutazione funzionale dell’atleta, mettendo in risalto gli ambiti in cui queste potrebbero tornare utili all’operatore.  Nell’articolo di oggi continueremo su questa falsariga. Quindi, parleremo ancora di valutazione ma cambiando ambito: analizzeremo le smartphone apps utili alla valutazione della velocità, dell’agilità e dell’equilibrio. APPS PER LA VALUTAZIONE DELLO SPRINT E DELLA CODA La velocità di sprint, l’output di potenza, la decelerazione con la successiva accelerazione (che insieme costituiscono la cosiddetta CODA, Change Of Direction Ability), sono delle variabili prestative chiave in molte attività sportive. Come abbiamo già visto nella parte 1 di questa serie di articoli, l’intero spettro della forza lineare, della velocità e dell’output di potenza delle capacità di ciascun atleta può essere descritto e studiato analizzando le relazioni forza-velocità e potenza-velocità. L’analisi dell’abilità di sprint è stata tradizionalmente condotta utilizzando metodi di riferimento come quelli che valutano lo spostamento del corridore o la sua velocità (tramite radar e sistemi laser) come una funzione del tempo. Ad ogni modo, queste variabili meccaniche della performance sono solitamente misurate con strumenti considerevolmente più costosi e complessi (come piattaforme di forza o specifici tapis-roulant). Pertanto, la possibilità per molti allenatori e/o società sportive

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diabete mellito di tipo 1

La gestione dell’esercizio fisico nei ragazzi con Diabete Mellito di tipo 1

L’esercizio fisico è fondamentale per i ragazzi, per quelli con Diabete Mellito di tipo 1 richiede una gestione precisa. Qui trovi una guida.   L’attività fisica nei giovani con diabete di tipo 1 L’attività fisica regolare durante l’infanzia è essenziale per promuovere uno sviluppo fisico e psicologico ottimale, ed è un aspetto chiave che non si limita solo allo sport o ad altre forme di esercizio fisico strutturato: include anche il gioco e l’essere generalmente fisicamente attivi. Nonostante ciò, in molte famiglie non vengono adottate le raccomandazioni di far eseguire giornalmente almeno 60 minuti di attività fisica a ragazzini e adolescenti. Molti fattori contribuiscono al fatto che la maggior parte degli adolescenti non raggiungono le raccomandazioni giornaliere di attività fisica, tra cui la “percezione” di avere poco tempo, la mancanza di motivazione e di risorse.  In aggiunta a questi fattori, bambini e adolescenti con diabete di tipo 1 (T1D) devono superare alcune sfide relative alla gestione del diabete durante l’esercizio fisico. Tra queste vi sono il mantenere la glicemia in range stabili prima, durante e dopo l’esercizio fisico, e la paura del verificarsi di ipoglicemia, in particolare nelle notti che seguono la pratica di esercizio nelle ore pomeridiane. I professionisti

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uomo dopo aver praticato esercizi per lbp

LBP: sollevamento ad alto carico o controllo motorio a basso carico?

Approfondiamo uno studio che mette a confronto gli effetti degli esercizi di sollevamento ad alto carico con quelli di controllo motorio a basso carico, su persone affette da LBP. ABSTRACT Lo scopo di questo studio controllato randomizzato è quello di confrontare gli effetti di un esercizio di sollevamento di carichi elevati con esercizi di controllo motorio a basso carico sull’intensità del dolore, disabilità e qualità della vita, correlata alla salute per i soggetti con lombalgia meccanica. Il programma di intervento consiste in un esercizio di sollevamento di carichi elevati, mentre il gruppo di controllo ha ricevuto esercizi di controllo motorio a basso carico per 8 settimane (12 sessioni) con sessioni di educazione e controllo del dolore inclusa in entrambi i gruppi di intervento. L’outcome primario sono l’intensità del dolore e la disabilità, mentre l’esito secondario è la qualità della vita correlata alla salute. Ogni gruppo di intervento comprende 35 partecipanti analizzati dopo 2, 12 e 24 mesi di follow-up. I risultati non portano alcuna differenza significativa tra i gruppi di controllo a carico elevato o a basso carico: tra il 50% e l’80% dei partecipanti ha riportato una diminuzione dell’intensità del dolore percepito e della disabilità nel follow-up sia a

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campo in cui si effettua monitoraggio del carico di allenamento nel calcio

Il monitoraggio del carico di allenamento nel calcio

Fondamentale per migliorare la performance e la sinergia tra preparatore, allenatore e medico: parliamo del monitoraggio del carico di allenamento nel calcio. Carico esterno e interno L’obiettivo dell’allenamento è quello di somministrare all’atleta la giusta dose di carico in termini di volume, intensità e frequenza. Il monitoraggio dell’allenamento risulta quindi essere una componente cruciale per l’organizzazione delle sedute e il raggiungimento degli adattamenti desiderati. Inoltre, avere a disposizione dati di carico può aiutare nella prevenzione degli infortuni e del sovrallenamento. Il carico di allenamento può essere descritto in due modi: il carico esterno ed il carico interno. Il carico esterno è la misurazione oggettiva del volume e dell’intensità svolta dall’atleta in termini di distanza percorsa, velocità, tempo, sovraccarico utilizzato e numero di ripetizioni ecc. Di solito si è abituati a descrivere l’allenamento attraverso parametri di carico esterno (es. 4 volte 1000m in 4 minuti), tuttavia dobbiamo sempre tenere a mente che è il relativo stress fisiologici a determinare l’adattamento dell’atleta (consumo di O2, % frequenza cardiaca, produzione di lattato ematico) ovvero il carico interno (Impellizzeri et al. 2004). Monitoraggio del Carico Esterno Se nelle discipline individuali è sempre stato abbastanza facile avere dati di carico esterno, nel calcio è solo grazie alla diffusione

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ragazza con artrite reumatoide fa allenamento aerobico

Artrite reumatoide e allenamento aerobico: benefici e ostacoli

In questo articolo parliamo di artrite reumatoide: quali ostacoli ci sono e quali sono poi i benefici dell’allenamento aerobico per chi è affetto da questa malattia? Cos’è l’artrite reumatoide L’artrite reumatoide (RA) è una malattia infiammatoria autoimmune cronica, che in genere si presenta come poliartrite simmetrica delle piccole articolazioni sinoviali prossimali. Colpisce circa l’1% della popolazione generale adulta ed è accompagnata da sintomi quali dolore, rigidità, gonfiore, affaticamento; può avere effetti debilitanti sulla capacità funzionali e sulla qualità della vita delle persone colpite. Inoltre, l’AR è accompagnata da manifestazioni sistemiche, in particolare un rischio aumentato per malattie cardiovascolari (CVD), nonché cambiamenti dannosi nella composizione corporea, favorendo quindi aumento della deposizione di massa grassa e riduzione della massa muscolare (condizione definita “cachessia reumatoide”).  Questi, a loro volta, deteriorano ulteriormente la funzione e la capacità di svolgere anche i  compiti quotidiani: pertanto, non sorprende che quasi un terzo dei pazienti con AR diventi disoccupato a causa delle sue condizioni o che abbia un tasso di disabilità lavorativa 10 volte superiore alla popolazione generale.  L’introduzione di trattamenti e strategie antinfiammatorie / immunomodulanti precoci e intensive, che coinvolgono farmaci antireumatici modificanti la malattia sia sintetici che biologici (DMARD), hanno migliorato significativamente i risultati sulla salute

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anziani con osteoartrosi che fanno esercizio fisico

Osteoartrosi anca e ginocchio: il ruolo dell’esercizio fisico

L’osteoartrosi è una condizione che affligge moltissimi anziani: ecco, allora, secondo gli ultimi studi, quale può essere il ruolo dell’esercizio fisico in un trattamento conservativo. Questo articolo è frutto di uno studio made in Italy, pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Medicine dal Dott. Biagio Zampogna e colleghi, a cui mi lega una profonda stima professionale, collaborazione ed amicizia. In particolare, questa sistematic review e meta-analisi ha lo scopo di indagare il ruolo dell’esercizio fisico nel trattamento conservativo di una condizione molto frequente nota come Osteoartrosi (OA) dell’anca e del ginocchio, che trova la sua maggiore incidenza sulla popolazione anziana. CENNI SULLA PATOLOGIA L’osteoartrosi è una patologia cronica che causa danni alla cartilagine e ai tessuti circostanti. Le manifestazioni caratterizzanti sono rappresentate da: riduzione della funzione con un ridotto range di movimento (ROM) rigidità e gonfiore articolare debolezza muscolare instabilità articolare. La diagnosi medica si basa su un’accurata anamnesi, sull’esame clinico e sugli esami di radiologia. La patologia insorge con un’incidenza maggiore nei soggetti di età compresa fra i 40 e i 70 anni di età. Tra i 40 e i 70 anni, le donne sviluppano la patologia più frequentemente degli uomini ma, superati i 70 anni, la patologia si

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donna che fa trattamento per low back Pain

Il Pattern della Low Back Pain: quale trattamento?

Abbiamo visto, nel precedente articolo, quanto sia complesso il pattern del LBP e come alcuni tools e le ricerche scientifiche possono venirci in aiuto nel management iniziale. Ma una volta effettuato il corretto screening, il LBP deve essere trattato. Come? Il presente articolo ha lo scopo di fornire alcuni spunti sul trattamento della LBP. L’ESIGENZA DI LINEE GUIDA Circa il 60-80% della popolazione generale segnalerà almeno un episodio di lombalgia ad un certo punto della vita (Gordon e Bloxham, Healthcare, 2016; Paolucci et al., Journal of Pain Research. 2019). Nel 2008, è stato stimato che il mal di schiena ha comportato costi diretti per 34,2 milioni di sterline e circa il 75% era dipeso dalle cure mediche per il dolore (Frogner et al., 2018). Uno studio del Regno Unito pubblicato nel 2000 (utilizzando i prezzi del 1998) ha riferito che una stima dell’impatto sociale dell’uso delle risorse dei servizi sanitari legati alla LBP, e dei periodi di assenza lavorativa, supera i 12 miliardi di sterline (Andronis et al., Appl Health Econ Health Policy, 2017). Per questi motivi, l’Istituto di medicina ha identificato LBP come una delle prime 15 condizioni prioritarie negli Stati Uniti. Tutto ciò ha spinto la comunità scientifica

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donna che pratica attività fisica contro stress ossidativo

Attività fisica e stress ossidativo: strategie e benefici

Il danno endoteliale legato allo stress ossidativo (SO) è coinvolto nella comparsa e nella progressione di diversi disturbi, come la depressione vascolare e la demenza. È stato riportato che l’esercizio fisico aerobico moderato potrebbe ridurre lo S.O. e l’infiammazione, limitando così i fattori di rischio cardiovascolare e migliorando l’omeostasi endoteliale, l’umore ed i processi cognitivi. In questo articolo, discuteremo del ruolo dello S.O. e del danno endoteliale correlato alla depressione vascolare e al deterioramento cognitivo vascolare, e il ruolo dell’esercizio fisico in questi disturbi. STRESS OSSIDATIVO ED ESERCIZIO FISICO Durante l’esercizio fisico, la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), tra cui il radicale idrossile (OH-), il perossido di idrogeno (H2O2) e il superossido (O2-), aumenta. Il sottile equilibrio tra ROS e antiossidanti, cioè l’omeostasi redox, è coinvolto in vari processi fisiologici, tra cui la segnalazione cellulare, l’espressione genica, la crescita cellulare, il rilascio dei neurotrasmettitori e la plasticità sinaptica. Quindi, una sovrapproduzione di ROS può portare ad effetti dannosi per le cellule. Infatti, contenendo elettroni non accoppiati, i ROS sono molecole altamente reattive che possono ossidare diversi composti cellulari, tra cui DNA, lipidi e proteine. Le principali fonti endogene di ROS sono probabilmente i mitocondri, seguiti dai perossisomi e dal

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persona con piede piatto patologico

Piede piatto patologico: anatomia, biomeccanica, valutazione, spunti pratici

Il seguente articolo è parte di una serie di argomenti riguardanti il piede patologico. In questa prima analisi approfondiremo il piede piatto. Il piede Il piede, segmento terminale dell’arto inferiore, è formato da un insieme di 26-28 ossa e 33 articolazioni, localizzate distalmente alle ossa della gamba, tibia e perone, con le quali forma l’articolazione tibio-tarsica. Analizzarne l’anatomia nel dettaglio, è una premessa fondamentale per comprenderne l’importanza per la funzionalità di tutto il corpo umano, sia in statica che in dinamica. Parte Centrale CENNI ANATOMICI Macroscopicamente, il piede può essere studiato considerandone tre zone: retropiede, area comprendente astragalo, calcagno e l’articolazione che li tiene uniti; mesopiede, area del cuboide, scafoide o navicolare e I, II, III cuneiforme; avampiede, area racchiudente le ossa metatarsali e le falangi prossimali, intermedie e distali. Il congiungersi di queste tre zone, a sua volta, forma due grandi articolazioni: tra retropiede e mesopiede abbiamo l’articolazione de Cophart o articolazione medio tarsica, tra mesopiede ed avampiede l’articolazione de Lisfranc. FUNZIONI Il piede assolve essenzialmente a quattro funzioni principali: fornisce una superficie articolare in grado di mettere in rapporto l’arto inferiore con il suolo; garantisce stabilità alla posizione eretta assorbendo gran parte del peso corporeo; rende possibile, grazie alla propria

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